Ascoltare se stessi per stare bene con gli altri
Ho il piacere di ospitare un interessante articolo di Daniel, un bravissimo blogger che si occupa da diversi anni di dinamiche sociali, rapporti intrapersonali e interpersonali.
Daniel attraverso applicazioni pratiche aiuta concretamente da anni gli uomini a comprendere se stessi e le donne.
“Un articolo per soli uomini?”. Niente affatto ma adesso lascio a lui la parola che ti spiegherà in maniera molto concreta l’importanza di saper ascoltare se stessi per stare bene con gli altri.
ASCOLTARE SE STESSI PER STARE BENE CON GLI ALTRI
Troppo spesso sento parlare di relazioni andate a finire male, litigi, incomprensioni e tradimenti. Gli eventi si ripetono tali e quali nel tempo e si giunge così alla generalizzazione “gli uomini sono tutti stronzi/le donne sono tutte…” o alla rassegnazione “sì vede che le cose dovevano andare così”.
Si punta sempre il dito sul partner e raramente ci si chiede “Che cosa sto sbagliando? Cosa mi sfugge? Come posso migliorare?”
Molti uomini che ho seguito iniziavano una relazione per paura di rimanere soli anziché per Amore. La conseguenza di questa scelta è ovviamente l’infelicità.
Ho sempre trovato tutto questo molto triste perciò ho deciso di fare qualcosa di concreto per queste persone: dò il meglio di me aiutando gli uomini in difficoltà sulle pagine di SeduzionePratica.com. Farò altrettanto in questo articolo dandoti più suggerimenti pratici possibili per migliorare in breve tempo.
A prescindere dal tuo sesso, in questo articolo voglio spiegarti alcuni concetti universali: i primi passi per iniziare una Relazione Sana.
Per vivere un rapporto gratificante con un’altra persona, PRIMA devi imparare a stare bene con te stesso.
“Belle parole Daniel ma che diavolo vuol dire? Come si fa?”
Stare bene con se stessi è un sinonimo di “Indipendenza Emozionale” o “Liberazione Emotiva”, per capire questo concetto dobbiamo chiarire alcuni aspetti.
COSA SONO LE EMOZIONI?
Le emozioni sono fugaci e intense, ci colgono all’improvviso e governano le nostre azioni.
Le emozioni sono il prodotto di una reazione fisica e psichica a determinati pensieri, consci o inconsci, che si generano nella continua interazione con il mondo circostante, con gli altri e con gli avvenimenti che ci accadono.
Questo significa che le emozioni che proviamo dipendono dalle nostre convinzioni, da quello che pensiamo e NON dall’evento scatenante.
Di fronte ad uno stesso stimolo, persone diverse possono provare emozioni completamente diverse.
Ti faccio un esempio.
Sei in vacanza e stai facendo un’escursione in barca, l’acqua è cristallina e all’improvviso appare uno squalo proprio accanto all’imbarcazione! Tu pensi “oddio uno squalo!” richiami in te le immagini dei film dove uno squalo con i denti affilati uccide con violenza la sua preda e provi PAURA;
il ragazzo vicino a te che ha visto molti documentari sugli animali pensa “poverino chissà cosa ci fa così vicino a riva dev’essersi perso” e sente un senso di TRISTEZZA;
altri turisti sono visibilmente SORPRESI della novità non prevista;
infine il capitano dell’imbarcazione si sente SECCATO e INFASTIDITO dall’inconveniente perché gli tocca rallentare per far contenti i turisti e inevitabilmente pensa alle conseguenze del ritardo, al cambiare i suoi piani, etc..
Le differenti emozioni di ognuno non dipendono dall’evento (la comparsa improvvisa dello squalo) ma da quello che si pensa (o si immagina inconsciamente) a riguardo. Formulando quindi pensieri differenti si proveranno emozioni diverse di fronte allo stesso stimolo.
Questo non significa che sia meglio provare un’emozione piuttosto che un’altra, le emozioni andrebbero comunque accettate ed espresse (o provate fino in fondo). Non esistono infatti emozioni “sbagliate” sono i modi in cui le esprimiamo ad essere controproducenti o inadeguati.
L’esempio è per farti prendere coscienza del tuo pensiero, accettarlo e accettare che quello degli altri può essere differente dal tuo. Ora ti spiegherò come esprimere le tue emozioni senza cadere nella tentazione di giudicare gli altri o le loro reazioni (es. “Ahah si agitano tutti solo per uno squaletto!”).
Faccio qualche esempio tipico delle relazioni di coppia:
Dicendo la tipica frase “tu mi fai arrabbiare” non si sta esprimendo un’emozione ma un’accusa e un giudizio negativo sull’altra persona, non è un suo gesto a farti arrabbiare ma è un evento, che non si verifica come tu avevi previsto, che ti suscita rabbia. Allo stesso modo una tua aspettativa che viene soddisfatta può farti provare gioia e serenità.
Altri esempi comuni e scorretti “mi hai ferito”, “sento che non sei sincero”, “lei mi rende felice”, “non mi sento accettato”.
Parole come frainteso, ignorato, attaccato, ingannato, intimidito, manipolato, ascoltato, provocato, sminuito, tradito, usato, emarginato, strumentalizzato, ferito, rifiutato, accettato, appoggiato, nascondono dei giudizi, esprimono il modo in cui interpreti gli altri anziché il modo in cui ti senti.
DIPENDENZA EMOZIONALE
Dopo l’adolescenza, si raggiunge l’autonomia necessaria che ci permette di provvedere a noi stessi (fisicamente ed economicamente), e solitamente ci si allontana dai propri genitori. Nella sfera emotiva però non tutti raggiungono l’indipendenza, molti adulti rimangono infatti dipendenti dagli altri per quanto riguarda l’approvazione, il giudizio, la soddisfazione dei propri bisogni.
Nel mio lavoro gli utenti si confidano, mi raccontano le loro esperienze e ciò che provano, bastano poche parole per capire che emotivamente sono in balia delle circostanze. Capitano frequentemente situazioni analoghe alle seguenti:
“Quando la mia ragazza non mi risponde subito al telefono mi arrabbio perché penso che sia con un altro o che abbia cose più importanti da fare, provo una sensazione di gelosia, mi sento adirato e conseguentemente mi sento inutile e messo in secondo piano.”
“Pretendo che il mio compagno indovini ciò di cui ho bisogno e lo faccia senza che glielo chieda e se non accade mi arrabbio perché non mi sento compresa e amata.”
“Preparo una cena speciale, cambio acconciatura e altri gesti per farlo contento (per ricevere complimenti e attenzioni) e lui non le nota nemmeno.”
In questi casi la soddisfazione dei propri bisogni si basa su eventi esterni, non dipendenti da se stessi e quindi non controllabili. Questo causa frustrazione, incomprensioni e sottomissione con conseguente abbassamento dell’autostima.
Una gran parte di uomini che ho seguito pensavano che avere una relazione fosse la soluzione a tutti i loro problemi sentimentali ed esistenziali. Una vera e propria deresponsabilizzazione riguardo le proprie emozioni che porta inevitabilmente all’infelicità.
Questo accade perché si cerca subito la relazione prima ancora di aver raggiunto una “maturità emotiva”, le persone si illudono che un partner possa colmare le proprie lacune emotive e soddisfare i propri bisogni.
La persona dipendente è proiettata all’esterno in cerca continua di conferme e sicurezze (dagli altri, dall’ambiente), ha delle pretese (come abbiamo visto negli esempi) o all’opposto fa di tutto per soddisfare gli altri sperando in una ricompensa affettiva.
Una relazione in cui si rinuncia alle proprie passioni, dove si annulla il proprio io con il tentativo di far felice il partner, non è una relazione sana.
VIVERE CONSAPEVOLMENTE LE EMOZIONI
Per “evolverci” e uscire da questa fase, dobbiamo tornare a parlare di emozioni e bisogni, ti propongo subito un semplice esercizio.
Le emozioni dipendono dal tuo pensiero e dalle tue aspettative. Per comunicare (anche a te stesso) in modo chiaro quello che senti esprimiti seguendo il semplice schema:
Io sento/provo… [EMOZIONE] … perché…
[IL TUO PENSIERO/ASPETTATIVA + EVENTO OGGETTIVO]
“In questo momento sono arrabbiata perché mi aspettavo che tu mi avvisassi prima di dirlo a tutti gli altri”
“Adesso sono soddisfatta e mi sento gratificata perché mi hai dato più di quello che pensavo di ricevere”
Presta attenzione se usi la formula “io sono” poiché rischi di identificarti in un qualcosa che in realtà è solo temporaneo (visto che le emozioni sono fugaci), es. “io sono triste”, non significa che sei una persona triste e depressa significa che in quel momento ti senti così. Ti consiglio pertanto l’uso dell’espressione sento/provo.
“Mi sento delusa e scoraggiata perché oggi mi aspettavo questo da te e così non è stato.”
“Provo gioia e sorpresa perché ero convinto che non l’avresti fatto, questo tuo gesto mi ha fatto molto piacere”
Se noti in questi esempi non ci sono accuse o giudizi nascosti, l’attenzione va sulla tua aspettativa, sono presenti infatti solo spiegazioni oggettive degli eventi e del proprio pensiero, questo è utile sia per farsi capire che per vivere le emozioni che si sentono (senza nasconderle o reprimerle). Il “TU non hai fatto” diventa “IO mi aspettavo che”.
Il punto non è comunicare efficacemente ma aiutarti a capire chi sei.
Non è l’identificarsi in un ruolo (medico, ingegnere, impiegato) che risponde a questa domanda. Sapere CHI SEI significa essere consapevole delle emozioni che si provano e del perché.
Ti ho dato qualche spunto, fermati un attimo e pensa a chi sei.
Fai un elenco delle emozioni che provi in alcune tipiche situazioni e associale alle tue aspettative, in altre parole prendi coscienza del tuo pensiero in riferimento alle emozioni che provi.
MATURITÀ EMOTIVA (o Indipendenza Emozionale o Liberazione Emotiva)
La tua serenità ed il tuo equilibrio dovrebbero essere indipendenti dalle persone che fanno parte della tua vita, poiché sono caratteristiche che puoi ottenere solo conoscendo te stesso.
La maturità emotiva porta a non lasciarsi devastare dalle critiche e giudizi altrui, raggiunto questo stadio si è autonomi nel formulare le proprie opinioni e si è consapevoli del proprio io (emozioni, valori, identità, bisogni).
Maturità emotiva significa avere il controllo di sé, le emozioni vengono espresse in prima persona poiché si è consapevoli e responsabili dei propri sentimenti (si passa infatti dal pronome TU all’IO come dicevamo prima).
L’indipendenza emozionale non ha nulla a che fare con la freddezza o l’egoismo. Anzi ti dà la sicurezza e la stabilità necessaria che ti permette di stringere amicizie, donare agli altri, aiutarli e confrontarti con loro poiché in questa fase non affonderai per colpa di eventuali conflitti e giudizi.
Ovviamente fa piacere sentirsi dire “bravo” e gratifica anche chi è emotivamente indipendente. Ma una cosa è che faccia piacere, una cosa è AVERNE BISOGNO per sentirsi bene.
La persona emotivamente indipendente rimane in equilibrio sia che riceva un complimento sia che non lo riceva, consapevole del proprio valore a prescindere dal giudizio altrui. (Roberto Re)
Ognuno di noi è l’unico responsabile delle proprie emozioni. La maturità emotiva è lo step necessario da raggiungere PRIMA di iniziare una relazione sana.
La vostra visione apparirà più chiara soltanto quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda l’esterno, sogna. Chi guarda all’interno si sveglia. (Carl Gustav Jung)
INTERDIPENDENZA (o rapporto Win-Win o Relazione Sana)
Un rapporto di interdipendenza avviene tra 2 o più persone che hanno raggiunto la maturità emotiva. L’interdipendenza è uno scambio, una cooperazione, una squadra unita. Significa sentirsi liberi di condividere se stessi, aprendo il cuore e le potenzialità alle persone che ne fanno parte.
Nel contesto della coppia e delle relazioni possiamo affermare che una persona si unisce ad un’altra per ricercare una felicità ancor più grande di quella che HA GIÀ.
Mentre in una relazione malata si crea un rapporto di dipendenza reciproca, in una relazione di interdipendenza è presente un rapporto Win-Win tra i partner.
Con il termine Win-Win si intente un qualsiasi tipo di rapporto (non solo di coppia) dove entrambe le parti traggono vantaggi, senza sfruttare o pestare i piedi all’altro.
Coloro che hanno raggiunto una maturità emotiva sanno che da soli possono farcela benissimo ma DECIDONO che insieme è molto meglio perché dalla sinergia creata potranno entrambi crescere ulteriormente e più velocemente.
Solo quando hai appreso l’arte di amare te stesso puoi amare gli altri. Solo quando hai aperto il tuo cuore per intero puoi toccare quello degli altri. (Robin S. Sharma)
CONCLUSIONE
Ovviamente il discorso andrebbe ampliato, dovrei parlarti dei valori, dei bisogni, dell’identità e degli obiettivi personali. Tutto questo dovrebbe esserti tuttavia sufficiente per aiutarti a trarre alcune conclusioni e iniziare a conoscere te stesso grazie all’esercizio sulle emozioni/pensiero.
Come ti senti in questo momento? Sei focalizzato sempre sugli eventi esterni o sei più incentrato su quello che provi dentro di te? Ti lamenti spesso? Giudichi il modo di fare degli altri? Oppure parli e sei cosciente di quello che provi e dai una motivazione “interna” ai tuoi stati d’animo?
Sotto quali aspetti stai vivendo una dipendenza emotiva? E sotto quali ti senti emotivamente maturo e indipendente?
Sai chi sei?
Se ti sembra molto difficile rispondere a queste domande forse è perché non siamo stati abituati a guardarci dentro, ogni giorno dovremmo prenderci una pausa, un momento da dedicare completamente a noi stessi e all’ascolto interiore.
Daniel
Ringrazio Daniel per questo articolo di grande qualità che in maniera pratica spiega quanto sia importante saper ascoltare se stessi per stare bene con gli altri.
Articolo Ascoltare se stessi per stare bene con gli altri
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Molto intetessante
Molto interessante
Ciao Sista Gamma, assolutamente d’accordo. L’articolo di Daniel è davvero interessante e ho apprezzato la sua capacità di comunicare in maniera semplice e concreta. I suoi suggerimenti infatti si possono mettere in pratica da subito!
Grazie del commento.
A presto.
Marco.
Daniel introduce un argomento molto interessante, semplificando: il rapporto tra noi ed il prossimo. Dice cose semplici ma, proprio x questo,
spesso ci sfuggono i significati e le conseguenze. Prima di partire x la tangente qualche domanda introspettiva non guasterebbe.
Ciao Roby, mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto.
Grazie per aver lasciato il tuo commento.
Marco.
Grazie Daniel e grazie Marco per averci messo a disposizione materiale così interessante. Mi è piaciuto molto tutto l’articolo!
Le dinamiche tra le persone sono un argomento molto interessante e utile.
Vediamo se riesco a mettere in pratica qualcosa con il mio compagno! 🙂
Grazissimissime
Ciao Wisteria, sono contento che l’articolo ti sia piaciuto.
Se il tuo obiettivo è comunicare efficacemente con il partner ti rimando alla lettura di “Le parole sono finestre (oppure muri)” di Rosenberg, nel libro la “formula” della frase è in 4 punti, studiata appositamente per ottenere risposte più positive e pacifiche dagli altri (lo trovi in ogni libreria).
Ciao Wisteria, mi fa piacere il tuo apprezzamento per l’argomento trattato.
Aggiungerei al commento di Daniel che dovresti far leggere l’articolo al tuo compagno! 😉
A presto. Marco.
Interessante argomento dalla stesura e composizione abbastanza semplice e intuitiva ( … ovvero IO ho trovato l’articolo semplice ed intuitivo dopo che IO l’ho letto… )
Ora devo solo farlo capire alle persone che conosco che se non gli va bene il mio carattere è un problema che sta nella loro testa e non ci posso far nulla.
Speriamo bene
Grazie per l’articolo, messaggio interessante ✌️
Ciao Marco, ti ringrazio per il commento, fai bene ad essere centrato su te stesso però ricorda che l’io è riferito a quello che senti (emozioni) non a quello che fai.
Dire a te stesso e agli altri l’emozione che provi (vedi elenco di esempio più in basso) in quel determinato momento farà loro comprendere il tuo modo di agire.
Non dovrai quindi sforzarti a fare nulla per “fargli capire” il tuo carattere e le tue azioni.
In questo modo sarà più facile comprendersi lasciando da parte giudizi e fraintendimenti.
Visto che hai tirato in ballo la questione, approfondisco brevemente l’argomento, potrebbe essere d’aiuto ad altri e anche uno spunto per un nuovo articolo.
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COME RICONOSCERE UN’EMOZIONE
Al giorno d’oggi siamo abituati ad usare un ampia gamma di termini depotenzianti e abbiamo limitato l’uso delle parole positive a tal punto da causarci un danno.
Se quando ti chiedono come stai ti limiti all’uso di “mi sento bene/male” non stai realmente ascoltando le emozioni che provi o più semplicemente non riesci ad trovare una parola adatta a descrivere il tuo stato d’animo.
La soluzione è davvero semplice: basta avere un elenco di parole, un foglio sul quale puntare il dito. Le parole che definiscono emozioni e stati d’animo (privi di giudizi nascosti) sono circa 250.
Ecco una parte dell’elenco:
Agitato, Allegro, Amichevole, Appagato, Annoiato, Assorto, Calmo, Caloroso, Confuso, Compiaciuto, Contento, Curioso, Divertito, Dubbioso, Entusiasta, Imbarazzato, Impaziente, Ispirato, Meravigliato, Nervoso, Rallegrato, Seccato, Sereno, Soddisfatto, Sollevato, Sorpreso, Spensierato, Stupito, Timoroso, Toccato, Vigile, Vivace, Zelante.
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il prossimo passo è intuire l’emozione che provano gli altri,
ma per ora non mi addentro oltre.
grazie per il commento e in bocca al lupo,
Daniel
Ciao Marco, ho letto tanti blog sulla crescita personale, tu sei il migliore.
Ciao Lorenzo… cosa dire… sono sinceramente emozionato per il tuo commento. Ti ringrazio davvero per le belle parole.
A presto. Marco.
Complimenti Daniel per l’articolo che porta a riflettere su noi stessi e sul rapporto che abbiamo con gli altri.
Come per gli articoli di Marco, apprezzo molto la vostra capacità di esporre il vostro pensiero con esempi pratici, semplici ma efficaci. Esempi in cui mi ritrovo e che in maniera del tutto naturale mi portano a riflettere su me stessa.
Questo non vuol dire che sia facile poi mettere in pratica quegli accorgimenti che ci portano a migliorare…ma nel momento in cui leggo l’articolo sento che tutto è possibile!
Proprio come scrive Daniel: per stare bene con gli altri è importante prima di tutto stare bene con noi stessi.
Se sono serena, difficilmente prendo le cose in maniera negativa e se vedo uno squalo…gli faccio una foto 😀
Grazie per il commento Chiara, mi fa piacere che ti sia stato d’aiuto.
Quello che volevo fare era proprio stimolare gli utenti a farsi delle domande, a focalizzarsi per un attimo su loro stessi.
Siamo sempre in cerca di soluzioni e risposte, quando con una domanda potremmo chiarirci le idee nell’immediato (“come mai penso questo?”, “perché mi sento così?”, “che cosa mi aspetto?”, “come affronterebbe questa situazione una persona di successo, sicura di sé e ottimista?”, “quale bisogno sto cercando di soddisfare con le mie azioni?”, etc…).
Buona “foto” interiore 🙂
un abbraccio,
Daniel
Ciao volevo solo rispondere a Daniel che l’argomento emozioni mi interessa molto. Questo articolo è molto bello. Però, come hai scritto, vorrei che l’approfondissi.
Grazie Alex, in effetti stavo cercando delle conferme. Ti anticipo già che sto scrivendo un breve report sulle emozioni. Ogni volta che ci metto le mani trovo nuove cose da aggiungere, quindi mi sa che non sarà poi tanto breve.
Ti terrò aggiornato,
Daniel
ciao Daniel penso che questo sia un articolo geniale ed è quello che avevo più bisogno in questo momento e spero di vedere tanti articoli cosi…devo dire anche io che tutte le volte che vado al mare a nuotare mi prende sempre questa paura di essere attaccato da uno squalo anche se cerco di cambiare modo di pensare l’emozione di paura rimane…poi si come lavoro in un bar tutte le volte che vado davanti a un cliente sento una stretta allo stomaco credo sia paura di quello che pensano gli altri anche se ci ho lavorato non riesco a liberarmi…un ultima cosa leggendo FAC method e conversazione efficace ho due domande da fare:1)come fare a suscitare dei sentimenti nella ragazza che abbiamo e come condurre la conversazione?questa è la parte che mi viene più difficile 2)la seconda domanda è quando parliamo dei vari argomenti tipo amicizie,tradimenti,relazioni di copia,cibo come bisogna sviluppare la conversazione?
Ciao Ermal, Daniel ti ha fornito molte “dritte” utili su come gestire le emozioni.
Mi voglio soffermare un attimo sulla Paura dato che è un argomento che mi sta a cuore.
Il punto è che la Paura viene vista come un’emozione da cui scappare. Invece è un’emozione FONDAMENTALE il cui compito è quello preservarci da situazioni di pericolo o che riteniamo tali. La paura è parte integrante del nostro istinto di sopravvivenza. Se non provassimo quest’emozione l’uomo sarebbe scomparso dalla faccia della terra qualche milione di anni fa. Hai letto bene, l’uomo si sarebbe estinto! 🙂
La chiave di volta sta nello sfruttare la paura anziché subirla.
Ogni volta che vorrai vincere la paura non dovrai fare altro che un passo avanti: avrai maggiore consapevolezza delle tue capacità e ciò che fino a ieri era una situazione di disagio diverrà qualcosa di accettabile. Ripeti l’esperienza più volte e noterai con grande soddisfazione che la tua zona di comfort si estende e ciò che ti creava timore e ansia è completamente scomparso.
Ogni volta che vorrai fare un “passo avanti” la tua autostima crescerà e passo dopo passo avrai macinato molti chilometri.
Avrai imparato a vincere la paura con quella consapevolezza data dall’esperienza.
Sarai riuscito a trasformare la Paura da Nemico a prezioso Alleato.
Leggi questo specifico articolo sulla Paura:
http://www.upgradeyourmind.it/autostima/vincere-la-paura/
A presto. Marco.
Ciao Ermal,
parli di paura, un’emozione ben specifica. Ci sono decine di testi utili che trattano l’argomento. Riassumendo devi visualizzare lo scenario catastrofico (gente che ti deride, tu che affoghi, etc…) in modo ridicolo e pensare che è assurdo che si realizzi. Qui ho spiegato 4-5 tecniche pratiche http://www.seduzionepratica.com/approccio/
Infine devi imparare a trasformare la paura in qualcosa di piacevole perché l’adrenalina è sempre la stessa sta al tuo pensiero percepirla come paura/pericolo o eccitazione/piacere (io l’ho capito facendo un percorso tirolese).
Per il bar… il cliente è quello che ha paura, tu gestore sei il capo in quel momento, è lui che ha soggezione di te, non conosce l’ambiente si sente spaesato, tu hai il controllo, sai tutto del posto, ti senti sicuro, il cliente ti riconosce come figura autorevole, puoi fare quello che vuoi.
vedi… di nuovo… è tutto incentrato sul tuo modo di pensare, e può essere cambiato 🙂
C’è differenza tra sentimenti ed emozioni: le emozioni sono fugaci e dipendono dalle tue aspettative, i sentimenti durano più a lungo e si creano quando una persona va a ripensare alle emozioni provate e le “struttura”.
Esempio ti arrabbi per un gesto si qualcuno, puoi iniziare a pensare che lui sia un poco di buono, rimuginare sull’accaduto, ti ritrovi sempre a pensare a quella persona e infine iniziare a provare un sentimento di odio.
Più emozioni associ ad una persona più è probabile lo sviluppo di un sentimento.
Forse la tua domanda -1- è “Come suscitare attrazione in una ragazza? Come farla interessare a me?” dandole attenzioni e poi togliendogliele (T)ira e (M)olla.
Abbiamo parlato di emozioni quindi ora possiamo capire meglio questa cosa.
Quando fai un complimento ad una ragazza (T) lei probabilmente ne sarà COMPIACIUTA dopo di ché lei probabilmente si aspetterà un altro gesto carino da parte tua a quel punto quando le dirai “sai… secondo me io e te non potremo mai andare d’accordo” proverà SORPRESA.
In sostanza devi farle provare un’ampia gamma di emozioni, e per farlo devi essere imprevedibile nel senso di non ricadere nell’ordinario, non fare ciò che lei si aspetta che tu faccia. Gli atteggiamenti che lei vede centinaia di volte al giorno da tutti i maschi là fuori lei se li ASPETTA anche da te, quando invece ti dimostri vario e fuori dal comune, la curiosità e l’interesse scattano istintivamente.
Domanda -2- “come sviluppare la conversazione” anziché parlare di altre persone o dei fatti, parla di come ti SENTI in relazione ad essi. Solo esprimendo ciò che provi potrai far capire agli altri chi sei.
grazie per il commento, scusa se mi sono dilungato troppo!
Daniel
Marco Cammilli grazie mille dei tuoi consigli il tuo libro è geniale e lo leggero con tanto piacere e Daniel da quando ho iniziato a leggere i tuoi libri la mia vita e cambiata cuasi radicalmente ho avuto tante storie e ora sono fidanzato da 1 anno con una ragazza…ora pero tornando al discorso di prima della paura dal cliente nel bar io anche al livello conscio la penso come voi che il cliente è un ospite e io sono a casa mia pero quando mi trovo davanti sento questa stretta allo stomaco e mi succede anche quando mi trovo davanti alla cassiera al supermercato cioe non dipende dal ruolo che ho ma dal inconscio che in qualche modo cerca di proteggermi e mi crea ansia come una persona che è rimasta chiusa per due ore in ascensore e ogni volta che si avvicina al ascensore prova una sottile ansia…ce un video di psicologia quantistica di 8 minuti che si chiama “accettare la sfida del cambiamento”che spiega questo al 5:40 minuto pero non spiega come vincerla questa paura… avrei bisogno di un ultimo consiglio…..poi Daniel io ho una seconda casa a Santa Margherita Ligure si trova a 5km da Portofino se ti va di venire per un weekend con degli amici o la fidanzata sapi che per te la casa è libera saluti e grazie di tutto
Daniel, come sempre magnifico! Ti seguo da un anno e mezzo e da allora la mia mente ha preso una svolta piacevole! Tutti questi articoli del sito e quelli del tuo, Seduzione Pratica, mi interessano sempre più, mi sono appassionato!
Marco, anche se ho appena iniziato, mi piace molto il blog! Complimenti a entrambi ragazzi! Much Love
Ciao Ale, benvenuto su UYM. Mi fa davvero piacere che il contenuto del mio Blog ti piaccia.
Grazie e a presto!
Marco.
Beh, c’è poco da ridire sull’articolo. Semplicemente ben fatto ed inoltre offre un punto di vista senz’altro inconsueto!
Quello che penso è che per sviluppare indipendenza emotiva ci serve molto di più di un semplice esercizio.
Ovviamente mi piacerebbero molto altri articoli sulle emozioni!
Ciao Anciaki e benvenuto su UYM. Ho apprezzato molto l’articolo di Daniel per il suo modo di affrontare argomenti così interessanti.
Hai ragione, niente è facile ma dobbiamo anche essere consapevoli che possiamo migliorare senza dover fare incredibili acrobazie ma “semplici, piccoli, costanti, passi in avanti”. Sicuramente la cultura occidentale, per qualche strano motivo, tende a inseguire il “tutto e subito” piuttosto che “un poco ogni giorno”.
Puoi approfondire l’argomento in questo articolo:
http://www.upgradeyourmind.it/produttivita/principio-kaizen/
Grazie per il tuo commento.
A presto, Marco.
Ciao caro Marco, ciao Daniel.
I miei complimenti per l’articolo. Effettivamente è tutto verissimo, dobbiamo metterci in testa che le nostre emozioni e i nostri stati d’animo, non debbano dipendere dalle cause esterne, al contrario siamo noi a governarli.
Concetto a me chiaro, solo che a volte lo perdo di vista.
Prendiamo per esempio un nuovo rapporto di coppia. Conosciamo tutti la sensazione: soprattutto all’inizio si crea un po’ di dipendenza dal partner, si crea un cambio di priorità, vogliamo passare ogni minuto con la persona, il tempo non basta mai, anche quando nei rari momenti in cui non si sta insieme si pensa sempre alla persona.
Fin qui normale credo, soprattutto nel periodo iniziale di novità.
Io premetto che sono sempre stata una persona molto indipendente, me ne sono andata in giro per il mondo trasferendomi in 6 Paesi diversi da sola ogni volta che ne avevo la voglia senza mai chiedere aiuto a nessuno.
Perché nel momento in cui inizio un rapporto di coppia, soprattutto all’inizio creo una situazione di semi-dipendenza dal partner e mi sento minacciata ogni volta che arriva una novità che cambia la routine?
Esempio: arriva una nuova coinquilina in casa, o un sabato scatta un’uscita improvvisa con gli amici, la persona si deve allontanare qualche giorno.
Perché questo sentimento di minaccia quando il rapporto è sano e tutto va a gonfie vele?
La famosa paura di perdere qualcosa di importante e prezioso. Solo che nel fare cosi si rischia di auto sabotarsi. Sono sempre cose che mi tengo per me ma su cui torno a rimuginare ogni volta. Con il risultato di tormentarmi per nulla.
Come fare a riacquistare sicurezza e non crearsi spauracchi e paure inutili?
Credo di sapere la risposta…Mi rileggerò questo articolo più volte credo, grazie 🙂
Ciao Sandra,
per risponderti dovrò toccare 3 differenti argomenti, iniziamo!
— EMOZIONI FUNZIONALI ALL’OBIETTIVO —
gestire le emozioni nei rapporti di coppia e con i familiari è molto più complesso poiché gli schemi mentali di comportamento sono ben radicati in noi.
Per esempio fino ad un paio di anni fa quando passavo del tempo con mia mamma finivo spesso per arrabbiarmi e trattarla male perché lei non faceva altro che lamentarsi o rimpiangere le scelte passate.
Non ascoltava i miei suggerimenti e continuava a fare così ogni volta. Poi ho capito che le mie emozioni non erano funzionali a quello che volevo ottenere.
In fin dei conti volevo solo passare alcune ore piacevoli e serene con lei, come potevo essendo arrabbiato?
Ho scelto di parlarle con entusiasmo di quello che faccio, dei viaggi recenti, etc… con la conseguenza che mi fa domande e si interessa a quello che dico raramente inizia a lamentarsi quando lo fa ascolto brevemente e appena ne ho la possibilità torno su qualche argomento di crescita personale correlato.
Questo per dirti che devi chiedere a te stessa se la tua Emozione è funzionale al risultato che vuoi ottenere. In caso negativo (cioè se non ti aiuta ad avvicinarti all’obiettivo) cambiala.
(Molto utile quando stai per litigare con il tuo partner. Puoi per esempio passare da essere incazzata a dire ciò che vorresti, come ti senti e perché in tono calmo e deciso).
Soluzione: Emozione -> Analisi “mi è utile?” -> “voglio ottenere XX” -> Emozione
Ma non è solo questione di emozioni.
Nel tuo commento stai parlando di Preoccupazioni.
— PREOCCUPAZIONI —
Preoccuparsi significa “occuparsi di una cosa prima che questa accada”. Quando si rompe un tubo dell’acqua ce ne possiamo occupare riparandolo perché a tutti gli effetti si è rotto ora, ma non possiamo “pre-occuparcene” adesso perché non sappiamo ancora se, come e quando si romperà.
Nella tua mente probabilmente ti immagini delle scene di come andrà a finire “il tuo ragazzo che flirta con la nuova inquilina”, “la cena improvvisata dove lui ti ignora e da attenzioni ad altre persone”, etc…
Ti stai facendo dei vividi viaggi mentali di cose che non esistono. Stai vivendo in un futuro ipotetico e provi le emozioni legate a ciò che ti immagini e non a quello che stai vivendo in quel momento.
Ricordati che l’unico momento in cui possiamo vivere è adesso (ci sono meravigliose citazioni su questo concetto).
Soluzioni:
Fai un respiro, senti i tuoi polmoni che si riempiono di aria e concentrati su una sensazione del tuo corpo, tornerai nel presente nel giro di 5-10 secondi.
Un altro modo per eliminare queste preoccupazioni è riderci su, quindi se ti stai immaginando chiaramente una situazione futura fai in modo che l’evento si svolga in modo ridicolo o assurdo. Ricorda che sei tu che scegli cosa immaginarti, e sei tu che scegli se pre-occupartene o se scherzarci su.
— BISOGNO DI SICUREZZA —
La routine quotidiana (fare sempre le stesse cose) ti dà un senso di sicurezza, sai quello che accadrà perché l’hai già vissuto tante volte e sei tranquilla.
Il sentirci sicuri è uno dei nostri bisogni fondamentali che cerchiamo in tutti i modi di soddisfare sempre.
C’è modo e modo però di soddisfarlo. In questo caso, il ritrovare sicurezza nelle abitudini è un’arma a doppio taglio, perché ci porterà a evitare il nuovo e rinchiuderci in noi stessi o nel nostro piccolo mondo.
Se vivere nell’abitudine è l’unico tuo modo di sentirti sicura quando una notizia o un evento scrollano la tua quotidianità ti sembrerà di vivere un disastro apocalittico.
Soluzione: Soddisfa il tuo bisogno di sicurezza in più modi. Per esempio fidati dei tuoi sentimenti per lui, soddisfa il tuo bisogno di sicurezza internamente.
Concludendo…
In tutti gli esempi avrai notato che l’attenzione, il Focus è interno, su di te. Devi solo trovare il tuo modo per divagare meno e concentrarti nuovamente su te stessa.
Personalmente eviterei di ignorare questi tuoi pensieri o di tentare di zittirli piuttosto tirali fuori e razionalmente dì a te stessa quanto siano infondati, sciocchi o INUTILI al tuo scopo.
Se la preoccupazione diventa Ansia puoi analizzare meglio il tuo dialogo interno attraverso i numerosi articoli presenti su entrambi i siti.
Grazie per il tuo contributo!
Ciao Daniel, grazie per essermi venuto in salvo 🙂
Sto rimuginando su tutto questo e sto cercando di darmi delle risposte.
Mi hai strappato una risata quando hai detto che se vivere nell’abitudine mi fa sentire sicura, appena arrivano una notizia o un evento a scrollare la mia quotidianità mi sembrerà di vivere un disastro apocalittico!
E’ esattamente cosi! E mi rendo conto di quanto sia ridicolo, infatti ci sto ridendo sopra da sola in questo momento 🙂
Esempio pratico di ieri: Il mio ragazzo e il suo coinquilino stanno facendo dei colloqui per trovare un nuovo coinquilino. Io sono a casa sua quasi tutti i giorni e questa cosa mi ha stravolto la quotidianità. Arrivavano ogni giorno persone nuove che dovevano tentare di conoscere per vedere se potevano essere i giusti candidati.
Nel caso delle ragazze ammetto che scioccamente mi dava fastidio che ricevessero tutte quelle attenzioni e sto vivendo questo processo come una minaccia vera e propria.
Ora: l’evento in sé è chiaramente neutro, non è né positivo né negativo. E’ un evento. Il mio modo di percepirlo come qualcosa che mi stravolge la quotidianità e tira in causa persone esterne sconosciute, fa si che io lo stia vivendo come un’apocalisse. Sto continuando a ridere mentre scrivo questo perché mi rendo conto della sciocchezza.
Tanto più che non ho mai avuto modo di dubitare sul mio partner. E allora perché questa insicurezza e questa paura per cose che esistono solo nella mia mente e non nel mondo reale?
La paura di perdere qualcosa di importante.
Devo trovare dei modi efficaci che mi facciano tornare in me e che mi facciano vedere la situazione in maniera obiettiva e neutra per quella che è, invece che crearmi spauracchi e paranoie mentali.
Il contare fino a 10 e focalizzare su una sensazione del mio corpo credo sia una buona idea. Una specie di meditazione veloce intendi?
L’idea di immaginarmi la situazione e ridicolizzarla non so se possa funzionare perché in quel momento forse è meglio distrarsi e concentrarsi su qualcosa di completamente differente per togliere “potere” alla situazione che mi dà fastidio.
Sarebbe bello poter schiacciare un pulsante e auto resettarsi per tornare immediatamente in sé 🙂
Ognuno ovviamente deve trovare il suo modo.
Grazie per avermi strappato una risata 🙂
…e se invece di fuggire da quello che non vorresti (non ricevere attenzioni, non cambiare i piani, non andare in quel posto nuovo, etc..) ti focalizzassi su quello che vuoi ottenere CON lui?
Per esempio i punti di arrivo importanti per te nel vostro rapporto o anche cose più semplici e pratiche per esempio: andare più d’accordo, dirvi apertamente come vi sentite, passare più tempo insieme, trovare un corso o una nuova attività da svolgere che piaccia ad entrambi. Più scegli obiettivi chiari e specifici e più facilmente riuscirai a motivarti “verso” di essi (togliendo il tempo alle altre preoccupazioni non produttive).
Marco ha scritto numerosi articoli sull’argomento “obiettivi” leggili possono darti spunti utili a focalizzare meglio ciò che vuoi 🙂
Infatti sono d’accordo.
C’è un lato curioso di tutto questo: ci conosciamo da un po’ tanto da sapere che siamo due persone serie che se si mettono in una relazione è perché vogliamo costruire qualcosa di serio e fondato insieme. (Si è parlato molto del futuro ecc. quindi niente più coinquilini rompiscatole :)) ma è una storia abbastanza fresca per cui si va molto d’accordo, ci sono parecchie attenzioni quotidiane, si dialoga molto, c’è complicità e la stessa lunghezza d’onda. Sono uscite le prime imperfezioni caratteriali e ci si accetta cosi come si è. Il che fa risultare le mie paranoie ancora più stupide.
Mi sa che per la prima volta vedo un futuro concreto e duraturo con una persona, mi sa che le mie paure nascono proprio da li: il tenerci cosi tanto e il trovarmici Cosi bene (forse per la prima volta) che mi viene da essere iper protettiva e mi fa percepire ogni figura esterna come una minaccia. La paura di perdere qualcosa di importante. Ovviamente parlarne può aiutare molto anche se sono io in primis che devo cercare di tornare in me ed essere razionale.
Strano come siano tutte cose che so ma che nell’impulso del momento sembro dimenticare all’istante.
Mi butto nella lettura degli articoli di Marco 🙂 Grazie ancora per il tuo prezioso aiuto! 🙂