Perfetta Imperfezione: elogio a ciò che non è perfetto
La perfetta imperfezione.
Una frase all’apparenza priva di senso che contiene invece una profonda riflessione sul significato di perfezione e sull’impatto che può avere sulla vita delle persone.
Ti senti perfetto o imperfetto?
Attribuisci una connotazione positiva o negativa a questi due termini?
La Perfetta Imperfezione
Voglio introdurre il concetto di Perfetta Imperfezione riportando una breve storia che attraverso la metafora di due anfore ci porta a riflettere sul significato di perfetto e imperfetto.
Perfetta Imperfezione: L’Anfora Imperfetta
Ogni giorno un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore legate alla groppa dell’asino che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada”.
“Ma è bellissimo! Tutto pieno di fiori!” rispose l’anfora.
“Hai visto? E tutto questo solo grazie a te” disse il padrone.
“Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comperato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo né volerlo, tu li innaffi ogni giorno”.
(“L’anfora imperfetta” tratta dal libro di Bruno Ferrero – “La vita è tutto quello che abbiamo”)
Perfetta Imperfezione: Siamo tutti Anfore imperfette
Parlo di perfetta imperfezione perché le crepe dell’anfora sono sì delle imperfezioni ma sono proprio queste che consentono la crescita dei fiori lungo il bordo della strada.
Il padrone avrebbe potuto gettare l’anfora rotta ma non lo ha fatto perché quell’imperfezione rendeva unico quel contenitore.
All’inizio del racconto la vecchia anfora conosce perfettamente i suoi limiti, sa che lungo il percorso perderà buona parte dell’acqua e si sente impotente, nulla può fare per rimediare, nulla può fare per essere perfetta come l’altra anfora.
Le parole del padrone però portano l’anfora ad osservare ciò che la circonda da un altro punto di vista.
Osservando i fiori l’anfora si rende conto che quella sua imperfezione la rende per certi versi perfetta.
Quello che era un qualcosa di cui vergognarsi si è tramutato improvvisamente in un importante valore aggiunto e questo nuova consapevolezza le riempie il cuore di gioia.
Perfetta Imperfezione: le nostre ferite
Le crepe dell’anfora non sono altro che la metafora delle ferite che ognuno di noi conserva.
Tendiamo a nasconderle perché la società ci “dice” che sono qualcosa di cui vergognarsi. E noi ci convinciamo che ogni ferita, ogni cicatrice, ogni sofferenza subita, ogni ruga in più, ogni fallimento, ci allontani maggiormente da quell’integrità fisica, da quella perfezione(?) che abbiamo inutilmente inseguito da che abbiamo l’uso della ragione.
Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita. (Boris Pasternak)
La vita è un continuo e costante susseguirsi di cambiamenti perché la Vita è cambiamento. Alcuni dipendono da noi e altri invece non sono frutto delle nostre scelte.
Anche l’anfora non ha scelto di rompersi ma questo è ciò che è successo.
Qualcuno che tiene a lei però si accorge che quelle imperfezioni non sono affatto inutili, non sono qualcosa da riparare.
Riflettiamo allora sul fatto che non esiste una realtà oggettiva, quanto invece una realtà soggettiva strettamente legata a come noi interpretiamo gli eventi, le persone e il mondo che ci circonda.
Allo stesso modo, all’improvviso, quell’anfora non è più un qualcosa da gettare via ma un pezzo unico da valorizzare.
Perfetta Imperfezione: Criticare e disprezzare
A volte incontriamo sul nostro cammino persone che hanno comportamenti come l’anfora perfetta della storia.
Criticano, disprezzano e cercano di umiliare gli altri.
Ma lungo il cammino troviamo anche persone come il padrone delle anfore, che hanno la voglia e la capacità di valorizzare gli altri, di mostrare loro che quel difetto è in realtà un prezioso valore aggiunto.
Non dimentichiamoci che ognuno può decidere con quali persone desidera condividere la propria vita.
Perfetta Imperfezione: quando la perfezione è qualcosa di tristemente uniforme
La perfezione è qualcosa di tristemente regolare, gelidamente neutro, uniforme, noioso, omologato e immutabile nel tempo.
La ricerca della perfezione rappresenta di fatto una grossa limitazione al nostro benessere poiché ci spinge a rincorrere qualcosa di perfetto e ciò ci impedisce di essere noi stessi.
Per concludere
Impariamo ad accettarci per come siamo senza perderci nella ricerca dell’impossibile.
La perfezione dipende dall’incompletezza perché se fossimo perfetti non potremmo migliorare e mancherebbe quindi la “vera perfezione”, cioè la “tensione” verso il miglioramento.
Viva le nostre “crepe”, le nostre ferite e tutte le persone, noi in primis, che riescono a capire quanta bellezza ci sia nella perfetta imperfezione!
Articolo La Perfetta Imperfezione – Immagini di pubblico dominio
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Molto bella la metafora delle crepe… ma non vedo l’utilità delle crepe stesse
Ciao Pierfilippo e grazie per aver lasciare il tuo commento.
Nella vita delle persone si possono presentare due tipologie di eventi: quelli che sono una conseguenza delle proprie azioni e quelli che invece non lo sono, non dipendono da noi. Sopratutto in quest’ultimo caso può capitare di ritrovarsi a fronteggiare cambiamenti che non avremmo voluto. Alcune ferite, così come le crepe dell’anfora, non le abbiamo decise noi e non possiamo neppure ripararle. Possiamo solamente decidere in che modo interpretare ciò che è successo e decidere come sfruttare la nuova condizione in cui ci troviamo. Il punto non è quindi se le ferite (le crepe) sono utili o meno, dato che non le possiamo impedire, ma come decidiamo d’interpretare questi cambiamenti e cosa farne. La vita è un continuo, inarrestabile, cambiamento.
Un’anfora rotta non potrà mai tornare integra ma possiamo decidere di valorizzare le sue imperfezioni. Possiamo decidere di non gettarla ma possiamo fare in modo di ridargli vita, splendore e sopratutto un nuovo significato.
In Giappone esiste un arte antica il cui nome è Kintsukuroi o Kintsugi. Letteralmente significa “riparare, aggiustare con l’oro”. Ho scritto un articolo in merito un po’ di tempo fa ed è strettamente collegato all’articolo di questa settimana. Lo trovi qui:
http://www.upgradeyourmind.it/cambiamento/la-perfezione-le-cicatrici-doro/
C’è una bella metafora che prende spunto dal gioco. Se la vita fosse una partita a carta dobbiamo essere consapevoli che non possiamo cambiare le carte che ci sono state servite, possiamo soltanto decidere come giocare la prossima mano.
A presto!