La perfezione e le cicatrici d’oro
La perfezione e le cicatrici d’oro.
E’ capitato a tutti di gettare via un piatto perché cadendo si era rotto. Motivo? Semplice. Prima era perfetto, poi per “ovvi motivi” non lo era più.
Ti starai chiedendo cosa c’entra del vasellame rotto con la crescita personale?
Scopri cos’è la Perfezione e le cicatrici d’oro.
La perfezione e le cicatrici d’oro
In Giappone esiste un arte antica il cui nome è Kintsugi o Kintsukuroi. Letteralmente significa “riparare con l’oro”. L’idea alla base di questa tecnica è davvero affascinante ma ahimè quanto mai distante dalla cultura occidentale.
Si prendono i frammenti del vasellame rotto e anziché gettarli via si incollano tra loro con una speciale lacca. Poi con un pennello e della polvere d’oro si ripercorrono le crepe. Il risultato è qualcosa di particolarmente bello, le crepe valorizzano l’oggetto e lo rendono unico al mondo.
Il Kintsugi però non si ferma al solo aspetto esteriore dell’oggetto ma va oltre. La filosofia che sta alla base di questa tecnica si ispira al fatto che dall’imperfezione può nascere qualcosa di maggior valore, sia da un punto di vista estetico che interiore.
Quindi cosa accomuna il termine interiore con del vasellame?
La perfezione e le nostre ferite
Le imperfezioni e le crepe di un vaso in ceramica non sono altro che le ferite di ognuno di noi. La cultura occidentale tende a nascondere le cicatrici che ci hanno segnato perché sono viste come qualcosa di cui vergognarsi. Siamo convinti infatti che ogni ferita, ogni cicatrice, ogni sofferenza subita, ogni ruga in più, ci allontani maggiormente da quell’integrità fisica e da quella perfezione che ci ha contraddistinto all’inizio del nostro cammino.
La vita però non è un fermo immagine. La vita è un film, è un continuo susseguirsi di cambiamenti, alcuni dei quali dipendono da noi e altri invece non sono frutto di nostre scelte.
Un piatto rotto non potrà mai tornare integro ma puoi decidere di valorizzarne le imperfezioni.
Così facendo anche se qualcosa si è ridotto in mille pezzi puoi decidere di non gettarlo via ma puoi fare in modo di ridargli vita, splendore e significato.
La perfezione e le cicatrici d’oro: The Butterfly Circus
Tutto questo è mirabilmente spiegato in un cortometraggio che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. The Butterfly Circus (Il Circo della Farfalla) narra la storia di Will (Nick Vujicic), un uomo privo di tutti e quattro gli arti che, chiuso nella sua profonda sofferenza, lavora come fenomeno da baraccone mettendo in mostra la sua obbrobriosa deformità.
Un giorno tra le risa delle persone appare Mr. Mendez che appena vede Will gli si avvicina. “Sei magnifico” dice. Will rimane per un attimo attonito per quel commento così fuori luogo ma subito dopo gli sputa in faccia. Chi è Mr. Mendez e cosa ha voluto significare con quelle parole? Vuole forse prendersi gioco di lui oppure quella frase nasconde significati diversi e più profondi?
Si tratta di un cortometraggio e ti chiedo di darmi fiducia: guardalo, arriva dritto al cuore, difficilmente lo potrai dimenticare.
The Butterfly Circus (Il Circo della Farfalla)
Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla. (Lao tse)
Mr Mendez ha creato il Circo della Farfalla in cui le persone non si mettono in mostra per i propri limiti, ma per le proprie capacità. Una delle frasi più significative del film è quella che Mr.Mendez pronuncia rivolgendosi a Will: “Ognuno è ciò che crede di essere.“
Conosci l’incredibile storia di W.Mitchell? Mitchell è un’altra importante testimonianza di cosa significhi non arrendersi alle avversità.
Per concludere
Sono convinto che l’articolo ti sia arrivato dritto al cuore e alla mente.
Adesso puoi decidere se incollare i pezzi rotti, risarcire le ferite cospargendo tutto con la preziosa polvere d’oro della “tenacia”… oppure no.
E’ sempre una questione di scelta. Sempre.
Articolo La Perfezione e le cicatrici d’oro – Immagine tratte da Google Immagini
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L’ esempio che viene sottoposto è sicuramente ” estremo ” ma ben fotografa
quelle che sono le ns. debolezze di tutti i giorni ma anche le ns. forze/opportunità. Anche nelle sconfitte si trovano i germogli delle possibili vittorie, cerchiamoli.
Ciao Roby, per cercare questi germogli occorre osservare le cose da altri punti di vista, cosa che difficilmente facciamo. Le nostre abitudini inoltre non ci sono d’aiuto: una volta che abbiamo “affibbiato” un’etichetta a qualcosa o persino a noi stessi, difficilmente ci torneremo sopra per fare nuove considerazioni.
La frase “Ognuno è ciò che crede di essere.“ la trovo davvero illuminante.
Grazie del tuo puntuale commento.
A presto, Marco.
Un paio di volte nella vita mi è capitato di dover scegliere fra lasciarmi andare e ricostruire ed in entrambi i casi ho preteso da me stessa una ricostruzione integra, non una ricostruzione tipo ceramica Capodimonte …. Ti garantisco che non è stato facile, ho dovuto “lavorare” sodo ma oggi più che mai apprezzo la mia “opera”. Bisogna avere una grande volontà per riemergere e chiedere anche, senza vergogna, aiuto a chi ci sta vicino: io senza di loro non ce l’avrei fatta! Grazie per avermi fatto ricordare le mie capacitá …
Ciao Laura, ti ringrazio per aver lasciato il tuo commento e complimenti per aver “preteso” da te stessa di volerti risollevare.
A presto, Marco.
Ciao Marco
come stai..
ti seguo con grande piacere oltre che attenzione
mi piace il tuo stile, la tua profondità.
prendo molti spunti da ciò che pubblichi e di questo ti sono grata.
felice di aver incrociato la tua penna
a presto
anna
Ciao Anna, mi fa davvero molto piacere ciò che hai scritto.
Grazie di cuore.
A presto, Marco.
Ciao Marco, complimenti per questo tuo post! Avevo letto una volta di quest’antica tradizione giapponese ed è un piacere rileggerla qui arricchita dai tuoi spunti di riflessione illuminanti. C’è una storiella molto bella che s’intitola “L’Anfora Imperfetta”, di Bruno Ferrero, il cui messaggio finale è molto simile.
Il cortometraggio “Il Circo della Farfalla” non lo conoscevo e mi ha commosso ed emozionato tantissimo avevi ragione, arriva dritto al cuore! Il protagonista Nick Vujicic è davvero un esempio vivente di superamento dei propri limiti… e ci sprona tutti a realizzare il nostro potenziale, al di là dei limiti fisici o psichici perché ricordiamoci che non esistono solo i limiti fisici ma anche e forse più pesanti sono i limiti psichici che spesso ci evitano di progredire, di andare avanti solo perché magari abbiamo una scarsa autostima e invece ognuno di noi è speciale, ognuno di noi è un piccolo “miracolo”.
Ciao Gaetano mi fa davvero piacere che l’articolo ti sia piaciuto.
Il cortometraggio è davvero un piccolo capolavoro e mi fa piacere condividerlo con i lettori di UYM.
Non conosco l’Anfora Imperfetta ma adesso mi hai incuriosito e farò in modo di leggerla.
Grazie del tuo contributo Gaetano.
A prestissimo
Marco.