Profezie Autoavveranti: tutti profeti?

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Conosci le Profezie Autoavveranti?

Forse non lo sai ma siamo tutti Profeti!

Sembra una frase decisamente assurda ma non lo è affatto.

Dico questo perché siamo davvero capaci di fare cose incredibili e tra queste ci mettiamo pure la nostra capacità di fare delle vere e proprie “stregonerie”.

Siamo infatti in grado di prevedere ciò che succederà per il semplice fatto di aver pronunciato una certa ipotesi.

Per il solo fatto di aver espresso una determinata supposizione l’evento tenderà a realizzarsi.

Andiamo quindi a scoprire cosa sono le Profezie Autoavveranti, come funzionano e perché possono essere sia d’aiuto che d’intralcio.

 

Profezie Autoavveranti: tutti Profeti?

Voglio metterti a conoscenza delle Profezie Autoavveranti e per quale motivo sono così importanti.

 

La mente umana può creare tutto quanto può concepire e credere. (Napoleon Hill) Click to Tweet

 

Siamo tutti Profeti – Cosa sono le Profezie Autoavveranti

Cerchiamo di fare chiarezza su cosa s’intenda esattamente per profezie autoavveranti.

La profezia autoavverante è: “una supposizione che, per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”.

Cosa significa?

Se credi in una certa cosa, qualche che sia, il tuo comportamento conscio e inconscio tenderà ad allinearsi a questa credenza.

Si instaura una sorta di circolo vizioso o virtuoso all’interno del quale sono i tuoi stessi risultati a confermare e rafforzare la tua credenza.

Incredibile, non credi?

La prima cosa che succede è un’importante alterazione della tua attenzione in merito alla supposizione che hai espresso.

Ecco che si verificano due aspetti molti importanti:

  1. il tuo focus si è spostato su tutto ciò che avvalora la tua credenza;
  2. la tua mente avrà la tendenza a cancellare, sminuire e isolare tutti quei comportamenti che contraddicono la tua credenza.

Ricorda che stiamo parlando di credenze e come tali indicano il tuo punto di vista, solo il tuo punto di vista e niente più.

Irrilevante che si tratti di una credenza vera o falsa.

Dobbiamo prendere atto di un fatto: le credenze non sono verità assolute e spesso nemmeno verità.

 

Profezie autoavveranti: rapporti personali

Voglio parlarti delle profezie autoavveranti con due brevissime storie, quella di Riccardo e Massimo.

 

Profezie Autoavveranti – Le persone tendono a fregarti

Riccardo crede che il prossimo sia sempre pronto a fregarlo.

Semplice, perché nel corso della sua vita ha effettivamente avuto più di una volta conferma di questo.

Riccardo non può fare a meno di ricordare quello spiacevole episodio sul lavoro e quella volta in cui un suo carissimo amico si comportò in maniera decisamente discutibile.

Non solo, alcuni suoi amici e colleghi la pensano proprio come lui.

Nel corso degli anni Riccardo ha così iniziato a spostare il suo focus, la sua attenzione su tutto ciò che andava a confermare questa sua credenza: “Le persone tendono a fregarti.”

Ogni volta che direttamente o indirettamente veniva a conoscenza di comportamenti che secondo i suoi valori erano poco corretti andava rafforzandosi in lui questa credenza.

Ogni volta che sentiva o si ritrovava in certe situazioni non poteva fare altro che dire “Visto? Avevo ragione. Anche questa volta ho avuto conferma che le persone appena possono tendono a fregarti.”

Riccardo però non si era accorto ciò che stava succedendo.

Il punto è che nel momento in cui la credenza ha cominciato a farsi spazio dentro di lui, Riccardo ha iniziato a mettere in atto un comportamento attraverso il quale cercava in ogni situazione, in ogni persona quei dettagli che andavano ad avvalorare quella credenza, trascurando invece tutti quelli che la avrebbero potuta mettere in discussione.

Ecco che situazione dopo situazione, anno dopo anno, la credenza di Riccardo diventa verità assoluta.

Ha creato una barriera, un filtro che va ad escludere tutti quegli atteggiamenti contrari alla sua credenza.

Con il passare del tempo si sono accumulati così tanti dettagli che quella credenza, quella “certezza”, diventa una verità assoluta, un dogma.

Per Riccardo è così, punto e basta.

 

Profezie Autoavveranti – Le persone tendono a comportarsi in maniera corretta

Prendiamo adesso Massimo, la cui storia ha avuto invece uno sviluppo differente. Non giusto o sbagliato ma differente.

Sia in ambito lavorativo che personale ha sempre avuto riscontri positivi dalle persone a lui vicine.

Massimo è sempre entrato in contatto solo e soltanto con persone oneste e corrette.

Possibile?

È davvero realistico pensare che Massimo non abbiamo mai incontrato qualcuno che si sia comportato in maniera scorretta?

Impossibile ovviamente… ma questo è irrilevante per la credenza di Massimo.

Con lo stesso identico meccanismo di Riccardo, Massimo ha dato valore solo e soltanto a tutto ciò che ha rafforzato la sua credenza, eliminando in maniera automatica tutto quello che andava contro.

Massimo ha sviluppato una credenza molto forte: “Hai visto? Avevo ragione. Le persone tendono a comportarsi in maniera onesta.”

 

Profezie Autoavveranti – Quello che importa è ciò in cui crediamo

Chi ha ragione, Riccardo o Massimo?

Entrambi e… nessuno.

I due esempi servono solo a spiegare come non esista una verità oggettiva, assoluta, in nessuna delle due storie.

Si tratta solo di due approcci diversi che terminano in situazioni opposte.

Ogni credenza incide sul proprio modo di essere, di rapportarsi con gli altri, di prendere decisioni e agire.

Ogni nostra credenza porta a modificazioni sostanziali nella nostra vita.

Come vedi è ininfluente stabilire se sia vero o meno, definire chi ha ragione o chi ha torto, quello che importa è ciò in cui crediamo.

 

Il potere delle credenze sta nel fatto che spesso le confondiamo per verità assolute.

 

Profezie Autoavveranti e il circolo virtuoso o vizioso

Ti ho preparato questo grafico per spiegarti in che modo le tue Credenze influenzano le tue Aspettative le quali, a loro volta, incidono sul tuo Comportamento e sulle tue decisioni.

Questo processo senza fine genera i tuoi Risultati che a loro volta rinforzano le tue Credenze.

(clicca per ingrandire)

Profezie Autoavveranti - Circolo vizioso o virtuoso - uym

Profezie Autoavveranti – Circolo vizioso o virtuoso – uym

Si tratta di una struttura ad anello che può dare origine a un circolo vizioso o virtuoso.

Tutto dipende da quello in cui crediamo.

 

Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa. (R. Kipling) Click to Tweet

 

Profezie autoavveranti: le proprie capacità

Le nostre credenze iniziano a svilupparsi nei primissimi anni di età e impattano su ciò che saremo e faremo.

 

Profezie Autoavveranti – Carlo e le sue capacità

Carlo frequenta il terzo anno delle elementari.

Si alza e va alla cattedra a prendere il suo compito di matematica.

La maestra rivolgendosi all’alunno dice: “Carlo, io sono sicura che puoi fare molto di più. Non è andato molto bene.”

“Mi dispiace maestra… non so perché ma… non mi riusciva…”

Alla maestra sfugge un “Chissà, forse non sei portato…”

Una frase all’apparenza banale ma che in verità porta con sé il seme dell’incertezza e delle possibili conseguenze.

Carlo torna al banco dispiaciuto.

“Vabbè farò meglio il prossimo compito…”

Si rimette a sedere e inizia a rimuginare però su quella frase: “…forse non sei portato per la matematica… forse non sei portato per la matematica… forse non sei portato per la matematica…”

Carlo ha bisogno di risposte e le cerca in primis dentro di sé.

Non siamo forse programmati per questo, per trovare risposte a tutte le nostre domande?

“Perché ho sbagliato il compito?” si chiede il bambino.

“Perché non sei stato bravo.” replica la sua mente.

“E perché non sono stato bravo? Eppure ho fatto attenzione alla spiegazione.”

“La maestra te lo ha detto il motivo: non sei portato.”

“Cosa vuole dire esattamente ‘non essere portato’?” si chiede Carlo alla ricerca di risposte.

“Significa che non sei adatto per la matematica. Sarai bravo in altro ma non con i numeri.” risponde prontamente la sua mente.

“Potrò però prendere un bel voto al prossimo compito, proprio come Laura.”

“Laura ha talento per la matematica. Tu non sei portato, te lo ha detto anche la maestra. Non siamo mica tutti uguali.”

Immaginati il turbinio di domande e risposte che hanno luogo in un bambino.

Ovviamente non possiamo sapere con assoluta certezza quale potrà essere l’impatto del commento della maestra.

Il mio vuole essere un esempio per aiutarci a capire come una frase apparentemente banale, buttata lì, possa avere importanti ripercussioni.

In tutto questo però una certezza ce l’abbiamo: quell’informazione, quel “non sei portato” ha raggiunto certamente il bambino.

Non sappiamo cosa ne farà, è un mistero.

Sulla base del commento della maestra proviamo ad ipotizzare lo sviluppo del piccolo.

Carlo inizia a seguire contro voglia le ore di matematica.

A lui piace italiano, lì sì che è portato.

Seduto sul banco pensa ad altro e si distrae.

Il compito successivo non va bene.

“La maestra ha proprio ragione” pensa tra sé e sé Carlo “non sono portato per la matematica.”

Ciò che era un dubbio comincia a diventare per il bambino una verità oggettiva.

Adesso Carlo ha il focus spostato su tutto ciò che andrà a rafforzare tale credenza e i suoi comportamenti saranno allineati con i suoi pensieri.

Quando la maestra pone domande di matematica alla classe Carlo non interviene mai, preferisce non esporsi, preferisce evitare di dare risposte errate, cosa molto probabile dal momento che lui non è portato per i numeri.

Gli anni passano e l’impegno del ragazzo in matematica sarà sempre più contenuto e gli esercizi, per lui sempre più difficili, cercherà di copiarli dai compagni.

Carlo ha oramai 13 anni ed è a fare la spesa con la mamma che per coinvolgere il ragazzo gli porge 50€ per pagare alla cassa gli articoli acquistati.

Carlo paga con soddisfazione e dentro di se pensa: “Sto diventando un uomo!”

Restituisce orgoglioso il resto alla mamma ma… resto sbagliato!

“Il resto che ti hanno fatto non va bene. Ma non te ne sei accorto? Certo che non sei proprio portato per la matematica.”

Adesso Carlo si sente ferito e umiliato e per non provare più quella brutta sensazione cercherà sempre di stare alla larga da tutto ciò che ha a che fare con la matematica: ogni qual volta appare lo spettro di un conteggio prenderà le distanze.

Si genera quindi un circolo vizioso per cui Carlo per tutta la vita sarà convinto di questa credenza limitante.

Dico limitante perché ovviamente gli ha precluso altri percorsi.

Carlo oggi ha 30 anni è nonostante siano passati molti anni ogni volta che si trova ad avere a che fare con i numeri prova un certo disagio… perché?

Bé, in effetti Carlo ha sempre avuto ragione in merito. Fin da piccolo sapeva bene di non essere… portato per la matematica.

 

Si tratta di una storia di fantasia ma per questo non meno significativa.

Chissà che non sia successo qualcosa di simile nelle nostre vite.

 

Profezie autoavveranti – l’Effetto Rosenthal

Quando lessi per la prima volta l’esperimento dello psicologo tedesco Robert Rosenthal rimasi di stucco.

Sono convinto che avrà lo stesso effetto anche su di te perché i risultati di questo studio sono sconcertanti.

L’equipe guidata dallo psicologo Robert Rosenthal sottopose alcuni bambini di una scuola elementare ad alcuni test generici d’intelligenza.

Dopo i test, in modo del tutto casuale, vennero selezionati alcuni bambini e fatto credere alle insegnanti che fossero più intelligenti degli altri.

E cosa emerse a fine anno?

I bambini selezionati casualmente vennero valutati effettivamente più dotati rispetto agli altri dalle maestre.

Al che uno potrebbe anche replicare che era solamente una “sensazione” delle maestre, influenzata proprio dal responso dell’equipe su quei test a inizio anno.

Allora è opportuno sottolineare che questi bambini ottennero prestazioni realmente migliori a prove oggettive.

Non era solamente una sensazione, erano realmente ed oggettivamente diventati più bravi degli altri.

Ma com’è possibile?

Che spiegazione possiamo dare agli inattesi risultati di questi bambini?

Tutto è da ricondurre al comportamento tenuto dalle maestre che, ti ricordo, poggiava su una precisa informazione: “I bambini selezionati dall’equipe sono i più intelligenti della classe”.

Le maestre si mostrarono consciamente e inconsciamente molto più inclini a incoraggiare, stimolare e supportare gli alunni ritenuti “erroneamente” più dotati degli altri.

Questo comportamento, influenzato a monte, aveva alterato a sua volta l’atteggiamento dei bambini che ritenendo corrette le informazioni delle maestre mettevano in atto comportamenti che andavano a confermare le loro credenze.

Ecco esattamente quello che succedeva:

  1. le maestre credevano che gli alunni selezionati fossero più intelligenti;
  2. le maestre adottavano comportamenti in linea con le loro credenze;
  3. i bambini interiorizzavano il giudizio positivo delle maestre (“io sono bravo”), e si comportavano di conseguenza.

 

Si creava un potente circolo virtuoso nei bambini selezionati dallo psicologo che dava luogo a prestazioni oggettivamente migliori rispetto a tutti gli altri alunni.

I bambini tendevano a diventare ciò che le maestre avevano immaginato.

L’aspettativa dei risultati influenzava i risultati stessi.

Rileggi queste due ultime frasi perché non sono affatto scontate, sono davvero affascinanti e, passami il termine, potenti.

Come vedi l’Effetto Rosenthal è una forma di suggestione psicologica che porta tendenzialmente le persone ad allinearsi, a conformarsi in base a quello che credono gli altri e a quello che ognuno crede di sé stesso.

Questo effetto può avere quindi conseguenze positive o negative.

 

Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione. (Henry Ford) Click to Tweet

 

 

Profezie autoavveranti – l’Effetto Placebo

Un altro effetto che ci aiuta a capire come le credenze abbiano effetti concreti sulle nostre vite è l’effetto placebo.

In questo studio i medici prescrissero lo stesso farmaco a due gruppi di pazienti.

Al primo gruppo fu riferito che si trattava di un farmaco in fase di test clinico, al secondo invece un farmaco di collaudata efficacia.

I risultati emersi dimostrarono come la remissione dei sintomi fu ampiamente più evidente nel secondo gruppo.

L’aspettativa positiva dei pazienti del secondo gruppo aveva conseguenze concrete in linea con ciò che credevano.

 

 

Profezie autoavveranti: come gestirle

Adesso che abbiamo ben chiaro cosa sono le profezie autoavveranti e del perché possono essere d’aiuto o d’intralcio vediamo di capire come gestirle al meglio.

Una cosa è certa: hanno conseguenze molto importanti sia nei rapporti con gli altri (figli, genitori, colleghi, amici), sia nel rapporto che abbiamo con noi stessi. Innescano ed influenzano in maniera rilevante le nostre azioni e di conseguenza i risultati e la propria realizzazione personale.

 

Insomma il nostro futuro.

È importante quindi riconoscerli in modo da modificare gli schemi mentali negativi in credenze potenzianti capaci cioè di farci attingere a tutte le nostre risorse e spronarci per raggiungere le mete che ci siamo prefissati.

La prossima volta che penserai: “Non sono portato a… Non sono bravo a…” dovresti rifletterci un attimo e trasformala in “Non ho voluto essere bravo in…”.

E non sono due frasi con lo stesso significato.

 

Profezie autoavveranti: senso di responsabilità

Esaminiamo queste due frasi che potremmo erroneamente scambiare come uguali:

Non sono bravo a… Non sono portato a…

Nel momento in cui utilizzo questa frase invio un messaggio molto preciso al mio cervello: “Non dipende da me se non sono bravo a fare quella specifica cosa… non tutti hanno talento, se io sono negato non è certo colpa mia.”

Questo pensiero ci danneggerà poiché andiamo ad accettare la nostra presunta incapacità, a scaricare la responsabilità all’esterno.

Avendo quindi accettato che ogni intervento risulterebbe inutile perché perdere tempo.

 

Ne esce fuori un “Non sono bravo in… Non sono portato in… e sarà sempre così.”

Con quest’ultima frase affibbiamo un’altra terribile etichetta alla nostra incapacità appresa, quella temporale.

Con quel “sarà sempre così” andiamo a porre una pietra tombale su questa storia.

Non la metteremo mai più in discussione in quanto è così e lo sarà per sempre.

Abbiamo trasformato una credenza e quindi la sensazione di certezza che abbiamo in una verità assoluta. Un dogma.

 

Hai mai fatto caso che quando parliamo con altri abbiamo la tendenza a scaricare le proprie responsabilità all’esterno?

Se ti capita di chiedere a qualcuno come se la cava in qualche ambito sentirai spesso dirti: “Insomma… non sono molto portato a…”

Di fronte a questa convinzione non ti rimane altro che alzare le mani in segno di resa, incapace di reagire, perché se non è la situazione il problema ma solo tu, non puoi far altro che subirla.

Come vedi non si tratta più di trovare il giusto comportamento per la risoluzione del problema, quale che sia, ma il tuo atteggiamento non potrà che rafforzare la convinzione di non essere in grado di… e se non sei in grado come potrai mai cambiare le cose?

Questo pensiero è incredibilmente depotenziante perché non ammette vie di fuga, non prende in considerazione che la vita è mutamento, un alternarsi di successi e insuccessi.

Non ho voluto essere bravo in…

In questo caso la persona si assume la responsabilità di quanto successo.

La differenza è abissale dato che in questo caso stiamo dicendo che ciò che sono oggi è la conseguenza delle mie scelte.

Questo atteggiamento mentale è l’unico in grado di offrirci la possibilità di “rimediare” o comunque di prenderne consapevolezza.

Poi posso decidere consapevolmente che non mi interessa approfondire e risolvere ma sono io che decido attivamente cosa fare o non fare.

Se adesso decido consapevolmente di allenarmi in quella specifica attività che non ho mai esercitato, è logico riuscire a migliorare e prima ce ne accorgiamo più sarà facile farlo.

Non stiamo parlando di diventare olimpionici, luminari o dei geni ma di migliorare in certe aree.

 

Questo succede in ogni aspetto della nostra vita e bastano poche situazioni perché quella vocina cominci a sussurrarci: “Meglio se lasci perdere, in questo non sei affatto bravo”.

Prima ci accorgiamo di queste sciocchezze è più sarà facile, se lo vogliamo, invertire rotta.

Queste generalizzazioni se non vengono opportunamente gestite ci portano a sviluppare credenze su noi stessi che ci conducono direttamente all’incapacità appresa.

Ricordiamoci infatti che con il passare degli anni le nostre capacità di apprendimento si riducono sensibilmente.

 

 

Per concludere

T’invito a fare un check su quali siano le credenze che in tutti questi anni hai confuso per verità assolute.

Possiamo infatti affermare che se pensi di non essere in grado di svolgere un determinato compito stai pur certo che avrai, ahimè, perfettamente ragione.

Come vedi l’interpretazione degli eventi sviluppa credenze su noi stessi o su ciò che possiamo o non possiamo fare; genera entusiasmo e fiducia oppure scoraggiamento e passività.

Nell’arco della tua vita a quali profezie autoavveranti hai dato ascolto?

Quali sono le tue credenze limitanti che hai scambiato per verità assolute?

 

 

Firma Marco Little UYM

Articolo Profezie Autoavveranti: tutti Profeti? – Immagine tratte da Pixabay

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