Alberto Mattei e i Nomadi Digitali
Nomadi Digitali? Chi sono e cosa significa?
Bene, facciamo un passio indietro…
Hai mai pensato quanto sarebbe affascinate e appagante poter unire l’amore per i viaggi con la necessità di lavorare?
Immaginati di poter viaggiare in lungo e in largo, visitare le più belle città del mondo, incontrare sempre nuove persone, scoprire nuove culture e conoscere meglio noi stessi.
Ogni nuova tappa sarebbe come immergersi in una nuova vita.
Difficile, vero?
E se ti dicessi che ci sono persone che hanno sposato efficacemente quest’insolito stile di vita?
Alberto Mattei è appunto uno di questi, fondatore del sito NomadiDigitali, un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono sentirsi liberi di viaggiare e poter lavorare da qualunque angolo del mondo.
Alberto Mattei e i Nomadi Digitali
Cerchiamo di capire meglio cos’è il nomadismo digitale, quali sono i suoi vantaggi e in che modo è possibile metterlo in pratica.
1) Essere un Nomade Digitale
Benvenuto Alberto, puoi aiutarci a capire bene cosa significa esattamente essere un “Nomade Digitale”?
Diciamo che oggi va molto di moda parlare di nomadismo digitale e tra nuovi autoproclamati ‘guru’ e definizioni bizzarre che girano nel Web, capire chi sono realmente i nomadi digitali è diventato davvero difficile.
Al di là di quelle che sono le definizioni e le immagini stereotipate che vengono condivise nei social e nella blogsfera, il nomade digitale è un professionista che facendo leva sul proprio desiderio di indipendenza e di mobilità, utilizza le tecnologie digitali per conquistarsi la libertà di poter vivere e lavorare da luoghi diversi nel mondo.
Essere nomade digitale, non significa necessariamente essere costantemente in viaggio o vivere da nomade nel senso più tradizionale e antropologico del termine.
Essere nomade digitale significa poter vivere e lavorare senza essere legati ad un luogo specifico, quello che normalmente definiamo “il posto di lavoro”. Essere nomade digitale significa potersi spostare altrove se e quando ne sentiamo il bisogno, significa non doversi spostare per lavorare ma poter lavorare spostandosi.
In sintesi possiamo dire che noi nomadi digitali non viviamo dove ci porta il lavoro, ma ci portiamo il lavoro dove, di volta in volta, decidiamo di vivere.
2) L’aspirazione al cambiamento
Quando hai cominciato a mettere in discussione il tuo lavoro “tradizionale”?
Com’è nato e come si è sviluppata l’idea di diventare un Nomade Digitale?
In realtà non ho mai messo in discussione il lavoro tradizionale, diciamo piuttosto che personalmente non sono mai riuscito ad adeguarmi ad uno stile di vita convenzionale che identifica la stabilità nella stanzialità, la sicurezza nel posto fisso di lavoro, la felicità e il benessere nel possesso di beni, di cose e di proprietà.
La mia ambizione nella vita non è mai stata quella di trovare un impiego da dipendente a tempo indeterminato e una stabilità affettiva che mi consentisse di programmare una vita fatta di certezze e di punti fermi.
Per me il desiderio di libertà, l’aspirazione al cambiamento, alla scoperta, al movimento sono qualcosa di naturale ed istintivo.
Mi sono avvicinato al nomadismo digitale nel 2008, durante uno dei miei lunghi soggiorni all’estero.
Ero in Messico, esattamente a Tulum, quando per la prima volta ho scoperto l’esistenza di persone che riescono a vivere ovunque nel mondo lavorando grazie ad un computer portatile e una connessione a Internet.
Qui infatti ho conosciuto una ragazza americana che lavorava in remoto come copywriter freelance, scrivendo articoli di turismo per importanti testate online statunitensi.
Grazie a lei è iniziata la mia avventura in questo mondo!
3) Nomadi digitali tra ostacoli, compromessi e fallimenti
Quali sono stati i principali ostacoli che hai dovuto superare al fine di trasformare la tua vita da “tradizionale” in quella di nomade digitale?
Come ripeto per me è stato abbastanza naturale approcciare il cambiamento, questo perché ogni qual volta nella vita mi sono trovato a lavorare solo per uno stipendio, senza uno scopo, facendo quello che altre persone si aspettavano che io facessi, sapevo benissimo che non sarebbe durata a lungo e sarebbe stata solo una situazione temporanea.
Sapevo benissimo che per continuare ad inseguire il mio sogno di lavorare alle mie condizioni, per fare qualcosa che andasse al di la di svolgere semplicemente una professione e averne in cambio uno stipendio, dovevo rischiare e affrontare percorsi tortuosi, fatti di centinaia di ostacoli, vicoli ciechi, compromessi, delusioni e fallimenti.
Credo infatti che per realizzarsi professionalmente e personalmente nella vita, sia necessario trovare sempre uno scopo in quello che si fa.
Avere uno scopo per me significa perseguire i propri obiettivi personali, dedicando la maggior parte del nostro tempo alle cose che ci piacciono realmente, che rispecchiano i nostri valori e ci danno gioia, ma che al tempo stesso possono fare la differenza nelle vite di altre persone.
Questo non è assolutamente facile da trovare, ma io credo che valga sempre la pena provarci.
Una cosa che ho imparato è che capisci di essere sulla strada giusta solo quando non senti più il bisogno di guardarti indietro.
4) Conformismo sociale e la nuova forma di schiavitù
Le persone tendono a tenersi molto stretti i propri punti di riferimento.
Il lavoro, la casa, le persone care e tutto ciò che ci fornisce certezza, tranquillità e sicurezza.
Per un nomade digitale la situazione è molto diversa o sbaglio? Puoi aiutarci a capire meglio questo aspetto?
Per molto tempo i miti della carriera, della posizione sociale, dell’arricchirsi ad ogni costo rinunciando al proprio tempo e alla propria libertà, hanno dettato le nostre scelte e scandito il ritmo della nostra vita.
Questo conformismo sociale oggi si è trasformato per molti in una nuova forma di schiavitù, in un modello difficile da raggiungere e da mantenere.
Il posto fisso, la casa di proprietà, sicurezze economiche e affettive, sono gli obiettivi imposti nella nostra cultura, ma che non sempre questi ci appartengono.
La verità è che la maggior parte delle persone oggi aspirano a una vita più leggera, sognano di liberarsi del peso dei vincoli, delle responsabilità e delle preoccupazioni che inevitabilmente il modello consumistico basato sul possesso comporta.
Io credo che per tornare a sentirci realizzati e sicuri di noi stessi abbiamo bisogno di pensare in maniera differente, dobbiamo sfidare lo status quo, acquisire nuove consapevolezze e sperimentare nuovi modi di vivere la nostra vita, in modo tale che essa possa tornare ad avere uno scopo e un significato che vada oltre il lavoro che facciamo.
Lo stile di vita da Nomade Digitale, è uno di questi modi.
Un tipo di vita e di lavoro sostenibile e alternativo ai modelli tradizionali che mette le aspirazioni personali, il desiderio di indipendenza e di mobilità ( intesa come possibilità di muoversi) ai primi posti nella scala dei valori.
Un aspetto fondamentale e indispensabile per chiunque voglia avvicinarsi al nomadismo digitale e conquistarsi realmente la libertà (non solo economica) di poter vivere e lavorare ovunque è quello di abbracciare il minimalismo.
Abbracciare il minimalismo non significa rinunciare a tutto, significa piuttosto “fare spazio” ovvero determinare ciò che è realmente importante e necessario per distinguerlo da tutto ciò che invece è superfluo ed eccessivo, nella nostra vita.
5) Nomadi Digitali: affrontare un nuovo percorso
Hai mai avuto paura nel gettarti in questa nuova avventura?
Parlo della paura dell’ignoto, dell’affrontare un nuovo percorso che, in quanto tale, è pieno di incognite e ostacoli.
Ad essere sincero non ho mai avuto paura di gettarmi in nuove avventure, l’ho sempre fatto nel corso della mia vita.
Non perché io sia particolarmente coraggioso, ma perché non riesco a fare a meno dei cambiamenti.
Al tempo stesso capisco però che altre persone possano essere terrorizzate da questo.
La paura del cambiamento è un sentimento umano, significa uscire dal proprio ambiente “protetto”.
Del resto cambiare significa fare delle scelte e scegliere significa dover rinunciare a qualcosa, e questo non è facile.
Personalmente ritengo che affrontare nuove sfide sia una grande opportunità per migliorarsi, mettersi in gioco, evolvere e dare ascolto ai nostri bisogni e desideri profondi.
Del resto il cambiamento è un processo assolutamente naturale e inevitabile del ciclo di vita di tutti gli esseri viventi.
6) Ripensamenti
Nel corso di questi anni passati da nomade digitale hai mai avuto dei ripensamenti in merito alla scelta fatta?
È una scelta “solitaria” oppure può essere condivisa con chi ti sta vicino?
No, non ho mai avuto dei ripensamenti.
Ho avuto momenti di difficoltà, delusioni, alti e bassi e tanti insuccessi, ma questo è normale per chiunque decida di fare qualcosa di nuovo e puntare su se stesso per provare a realizzare i propri obiettivi.
Come ho detto in precedenza, per me diventare un Nomade Digitale significa conquistarsi la libertà di poter vivere e lavorare ovunque, di non doversi spostarsi per lavorare ma di poter lavorare spostandosi.
Essere libero significa non avere condizionamenti e non essere inquadrato, significa non dover seguire modelli precostituiti.
Il concetto di nomade digitale non deve rimandarci necessariamente l’immagine del viaggiatore solitario, il backpacker con lo zaino, l’anticonformista a ogni costo!
Sei tu che devi scegliere il tuo modo di essere Nomade Digitale, questa può essere una scelta individuale o condivisa, non vedo nessun limite in questo.
7) Potrei essere anch’io un nomade digitale?
Molti lettori nel leggere l’intervista si staranno ponendo molte domande:
“Potrei essere anch’io un nomade digitale? Ho l’età giusta? Ho il carattere e le competenze per farlo? Quali e quante risorse occorrono per fare i primi passi?”.
Puoi aiutarci a dare risposta a queste domande?
Queste sono le stesse domande che ogni giorno mi fanno tantissime persone.
Io non credo che esistano dei limiti, esistono semmai delle convinzioni limitanti, ovvero delle credenze radicate nel nostro cervello che ci impediscono di cambiare, di provare a vivere come vorremmo e di agire di conseguenza.
Secondo me lavorare in remoto, sfruttando le nuove tecnologie digitali, tra qualche anno sarà la norma.
Ognuno potrà decidere se farlo comodamente seduto da casa, oppure spostandosi altrove se e quando ne sente il bisogno.
Le possibilità di crearsi un’alternativa professionale mobile e indipendente sfruttando internet e le nuove tecnologie sono praticamente infinite.
Anche il lavoro tradizionale sta diventando sempre più “smart”, svincolato da luoghi e tempi di esecuzione.
Inoltre siamo nell’era della conoscenza e dell’informazione, qualsiasi competenza può essere acquisita facilmente, basta volerlo.
La vera differenza a mio avviso sta solo nella motivazione a intraprendere un percorso nuovo e diverso, nella capacità di mettersi in discussione e provare a gettare il cuore oltre l’ostacolo per poi inseguirlo.
Dalla mia esperienza personale posso dirti che oggi troppe persone sanno benissimo cosa non vogliono più fare, mentre sono pochissime quelle che sanno realmente cosa vorrebbero fare.
Ecco, io penso che prima di chiedersi che lavoro posso fare per diventare un nomade digitale, la domanda giusta da farsi sia: che cosa voglio fare, come voglio vivere la mia vita e cosa mi farebbe sentire davvero realizzato personalmente e professionalmente?
Questo è il punto da cui partire!
La verità è che purtroppo, nonostante oggi siano in molti a proporle, non esistono formule magiche, ricette segrete e soluzioni chiavi in mano, ognuno deve trovare la propria strada e percorrerla con impegno, umiltà, dedizione ed entusiasmo.
8) Nomadi digitali e le nuove tecnologie
Quali possono essere le principali attività che ben si sposano con il nomadismo digitale?
Le possibilità che il Web e le nuove tecnologie offrono a chi vuole rendersi indipendente e libero di lavorare ovunque sono praticamente infinite e catalogarle rischia di essere molto riduttivo.
Il Web senz’altro ha fatto nascere nuove figure professionali che prima non esistevano, ma le possibilità che offre vanno ben oltre le stesse classiche “attività professionali”.
Noi siamo abituati a considerare il lavoro come l’esecuzione di una serie di compiti perché il modello che abbiamo in mente è ancora quello industriale.
Per sfruttare le opportunità del Web occorre uscire da questa logica e ragionare in maniera completamente diversa.
Occorre ragionare come imprenditori di se stessi, partire dalla propria unicità per riuscire a mettere quello che siamo in quello che facciamo ed evitare così di confonderci tra milioni di persone nel mondo che fanno il nostro stesso lavoro.
Per avere successo bisogna portare del valore reale a qualcosa o a qualcuno e questo può essere fatto in qualsiasi campo, sfruttando qualsiasi competenza, passione, abilità o talento naturale.
9) Il cambiamento non è mai un percorso lineare
In tutti questi anni da nomade digitale quali sono state le esperienze che più hanno contribuito alla tua crescita personale?
Non mi piace molto il termine “crescita personale”. Ognuno di noi cresce giorno dopo giorno attraverso le proprie esperienze, questo è un fatto ineluttabile.
Mi piace molto di più parlare di cambiamento personale.
Cambiare significa riformulare tutto ciò che finora è stato dato per scontato per allargare i propri orizzonti, mettersi in discussione e rendersi disponibili a percorrere nuove strade.
Il cambiamento non è mai un percorso lineare e non bisogna permettere a sconfitte momentanee di determinare la direzione della tua vita.
Queste sono le cose che questa esperienza mi ha insegnato.
10) Un buon libro per farsi ispirare
Sono convinto che ogni grande cambiamento inizia sempre con un piccolo passo e la lettura di un buon libro va proprio in questa direzione.
Quali sono quelli che ti hanno ispirato e aiutano nell’intraprendere questo particolare cammino?
Ci sono tre libri a cui sono particolarmente affezionato e che mi sono stati d’aiuto nel mio percorso di cambiamento personale:
Anatomia dell’Irrequietezza di Bruce Chatwin
Un indovino mi disse di Tiziano Terzani
Tribù. Il mondo ha bisogno di un leader come te di Seth Godin
Per concludere
Un sentito ringraziamento ad Alberto Mattei per aver accettato di condividere le sue esperienze e averci aiutato a capire meglio il mondo del nomadismo digitale.
Adesso, caro lettore, tocca a te decidere cosa fare e per aiutarti in questo t’invito ad approfondire l’argomento direttamente su NomaniDigitali.
Articolo Alberto Mattei – Nomadi Digitali – Immagini concesse da Alberto Mattei
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Un argomento davvero interessante e nuovo per me.
Trovo davvero utile parlarne perché sicuramente come me ci sono tante altre persone che ignorano queste nuove possibilità.
Ciao Alex, mi fa piacere che l’argomento ti sia piaciuto.
Alberto ci ha fornito moltissime informazioni utili e concrete per capire meglio questo “nuovo” modo di vivere il tempo e la propria libertà.
Su Il Sole 24 Ore dello scorso mese si parla di alcuni numeri inerenti i Nomadi Digitali. Secondo alcuni studi, questi nuovi nomadi, raggiungeranno quota 1 miliardo entro il 2035.
E’ sicuramente un argomento di cui sentiremo parlare sempre più.
A presto e continua a seguirmi.