Trasformare un’idea in un progetto

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Trasformare un’idea in un progetto? Ti sei mai chiesto come sia possibile riuscirci? Come fanno le persone a creare qualcosa dal niente? Qual è la strada migliore per togliere la polvere da quel sogno chiuso nel cassetto?

Oggi ho il piacere di condividere l’intervista a Emanuele Capparelli, giovanissimo imprenditore che insieme a Federico Nitidi, ha dato vita alla BotCompany, la più grande azienda di Chat Bot in Europa. 

“Marco, ma cosa sono i chat bot?”

Saranno il futuro.

 

Trasformare un’idea in un progetto

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Trasformare un’ idea in un progetto – uym

 

1) Dal niente… un’idea

Marco Cammilli - uym

Marco: Quando e com’è nata l’idea su cui poggia il vostro progetto? È stata una sorta di illuminazione improvvisa e inaspettata oppure avevate già da tempo questo sogno nel cassetto?

 

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Emanuele: Nel nostro caso non si è trattato di un’illuminazione ma siamo partiti volendo proprio lavorare su una certa tecnologia ed esattamente sull’intelligenza artificiale e sull’automazione, settori che stanno sempre più prendendo campo. Per fare questo però non puoi accontentarti di lavorarci a tempo perso o nei fine settimana. Ci siamo così staccati dal lavoro proprio per impegnarci al 100% in questo campo.

Quale che sia il progetto che vuoi sviluppare non puoi fare a meno di studiare. Non puoi improvvisarti. Ecco che siamo partiti studiando tutti gli argomenti legati al settore nel quale volevamo entrare. Mentre passavamo giornate intere a documentarci abbiamo osservato anche cosa stava succedendo nel mercato. Durante queste nostre indagini si sono aperte delle opportunità e delle aree di particolare interesse. È stato proprio vagliando cosa stava succedendo nel mercato che ci siamo imbattuti nei cosiddetti “chat bot” .

 

2) Il vostro progetto BotCompany e l’era dei Chat Bot

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Emanuele, vuoi spiegare ai miei lettori cosa sono i Chat Bot?

 

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Emanuele: Il Chat Bot o semplicemente Bot è un servizio che poggia su algoritmi di intelligenza artificiale che permette agli utenti di interagire con un’azienda tramite chat, senza l’intervento umano.

La nostra azienda, la BotCompany, offre la possibilità alle aziende, di qualsiasi grandezza ed entità, di interagire in maniera semplice e snella con i propri clienti o con il proprio pubblico.

Questa esigenza del mercato nasce dal fatto che si sta creando un nuovo modo di comunicare, ben diverso da quanto succedeva fino a pochi anni fa.

Prima si contattava il servizio clienti di quell’azienda, oggi invece sempre più persone utilizzano servizi di messaggistica istantanea: Messenger, Whatsapp, Hangouts, ecc. Questi canali stanno avendo una crescita molto importante a tal punto che le aziende non riescono a stare al passo con questo contatto diretto. La nostra è una soluzione automatica che sblocca il business da questo problema. Permette quindi di gestire un servizio clienti, di marketing e contenuto, in maniera automatica, liberando l’azienda da risorse che può impiegare in altre aree.

Se ho la necessità di parlare con il negozio di scarpe per sapere se hanno un certo modello invio il mio messaggio. Questo sarà gestito da un algoritmo di intelligenza artificiale che saprà rispondermi immediatamente come se stessi interagendo con un impiegato.

Potrei ad esempio inviare un messaggio a quel dato giornale per avere informazioni in merito a una certa notizia. Il chat bot gestirà la mia richiesta così come farebbe una persona in carne ed ossa.

Tutto questo è reso possibile dai nostri algoritmi che si basano su sistemi di intelligenza artificiale che comprendendo il linguaggio naturale delle persone sono capaci di formulare una specifica risposta.

Al momento abbiamo superato i 50 Bot attivi solo in Italia e ci aggiriamo intorno a 1 milione di messaggi scambiati al mese. Stiamo lavorando molto, con l’obiettivo di raggiungere i 500 Bot entro la prossima estate.

 

Trasformare un'idea in un progetto - Emanuele Capparelli -2- uym

Trasformare un’idea in un progetto – Emanuele Capparelli -2- uym

3) L’originalità di un’idea è condizione “sine qua non” per trasformarla in un progetto di business valido?

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Per trasformare un’idea in un progetto di business valido che importanza ha l’originalità dell’idea?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Credo che le idee siano sì importanti ma non quanto tendiamo a credere. Il successo di un progetto dipende solo in parte dall’idea e dalla creatività ma è invece strettamente legato alla “matematica”. Il punto è che ogni elemento, ogni variabile del business deve essere aggiustato come fosse un’equazione. Per ottenere quel preciso risultato devi apportare continue modifiche ai vari elementi fino a che non riesci ad ottenere ciò a cui stavi puntando.

 

4) Condividere o tenere gelosamente custodita?

Marco Cammilli - uym

 

Marco: L’idea alla base di un progetto è un qualcosa da condividere o da tenere gelosamente custodita?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uym

Emanuele: Mi capita con una certa frequenza sentir dire: “Io la mia idea non la voglio condividere con nessuno”.

Vedi Marco secondo me ciò che davvero conta non è tanto l’idea ma come decidiamo di metterla in pratica. Tutti possiamo avere splendide idee ma il punto cruciale è l’esecuzione. A volte c’è l’errata convinzione che rinchiudersi in un garage per due settimane a partorire l’idea del secolo sia la strada migliore da seguire. Secondo me non lo è affatto.

Vedi il punto è che se non ti confronti con altre persone, con il mondo là fuori, se non segui i suoi cambiamenti, che tra l’altro avvengono alla velocità della luce, come potrai mai dare vita a qualcosa che possa poi realmente avere successo? Occorre stare sempre con occhi e orecchi aperti per valutare cosa succede nel mercato. Questo aspetto è fondamentale perché solo così puoi valutare punti di vista differenti, avere accesso a nuove chiavi di lettura, a nuove informazioni a cui non avevi pensato.

 

5) Trasformare un’idea in progetto

Marco Cammilli - uym

 

Marco: In base alla tua esperienza qual è la ricetta “magica” per dare vita a un progetto e com’è possibile capire in anticipo se quell’idea può davvero trasformarsi in un business sostenibile?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Non voglio deludere le aspettative di qualche lettore ma la ricetta magica non c’è. L’unico modo è “Andare avanti per ipotesi”. Prendo in esame le principali variabili ed una per una le testo in modo da valutare se funzionano e come. Si parte ragionando per sommi capi e poi via via si aggiusta il tiro.

La parola da tenere bene a mente per trasformare un’idea in progetto è sperimentare. Io e Federico abbiamo sperimentato tanto e quello che stiamo facendo adesso con i chat bot è il risultato di un percorso fatto di continui test. Sperimentare significa apportare alcuni cambiamenti ben circoscritti e valutare così in che modo impattano sul progetto.

Potrei decidere di testare un piccolo cambiamento al mio prodotto/servizio su 20 persone in modo da analizzare il loro riscontro. Se è positivo mi muoverò in un certo modo in caso contrario seguirò un’altra strada. Altro esempio, potrei valutare il comportamento di un piccolo gruppo di clienti variandone il prezzo e così via. È sempre un continuo e costante affinamento. Questa è per me la strada migliore da seguire. Non ci sono scorciatoie.

Trasformare un'idea in un progetto - Emanuele Capparelli - uym

Trasformare un’idea in un progetto – Emanuele Capparelli – uym

Io e Federico ogni singolo giorno valutiamo tutta una serie di parametri.

Prendiamo ad esempio una qualunque attività e scopriamo che il prezzo proposto è troppo alto. Questo ovviamente ha delle ripercussioni a cascata su tutta la linea, compresi i costi. Per garantirmi dei margini devo quindi valutare di quanto ridurre i costi e in che modo posso farlo. Occorre stare ben vigli sull’andamento del proprio business attraverso dei parametri ed essere reattivi nell’aggiustare il tiro in modo da indirizzare il progetto verso un business sostenibile.

Un’altra parola che svolge un ruolo fondamentale è appunto la reattività. Oggi più che mai devi devi essere reattivo ai cambiamenti del mercato.

Può capitare di partire senza alcuna idea sul da farsi. Allora occorre buttare su carta una bozza che poggi su basi concrete e che sia finanziariamente approcciabile. Potrei decidere di vendere un prodotto fisico a dei distributori. Testerò quindi la mia possibilità di entrare in contatto con questi distributori e con quale prezzo. Con ognuno di questi pezzetti dovrò fare le opportune valutazioni. Aggiustare dove necessario, in modo che ogni tessera del puzzle si incastri bene e possa formare il progetto sostenibile a cui sto puntando.

 

Vivi per materializzare tutti i tuoi sogni e non arrivare al giorno in cui dovrai sognare per viverli. (Luca Doveri) Click to Tweet

 

6) Innamorarsi troppo del proprio progetto

Marco Cammilli - uymMarco: Secondo te può capitare di prendere talmente a cuore il proprio progetto da non porsi mai il dubbio del: “Ciò che sto facendo va nella giusta direzione? È funzionale al raggiungimento dei miei obiettivi”?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Capita, eccome. Infatti un altro aspetto da non sottovalutare mai riguarda il mettersi in discussione. Spesso commettiamo l’errore di innamorarci troppo di come abbiamo pensato il nostro progetto e questo si porta dietro il rischio di non porsi mai domande utili.

Diciamo che per il 20% del mercato il prezzo che hai stabilito va bene. Questo dato, senza considerarne altri, potrebbe portarti a fare una valutazione errata e cioè che vada bene così com’è la situazione. Se invece decidessi di metterti in discussione potresti affacciarti al restante 80% e ti accorgeresti che le cose non stanno affatto come pensavi. L’errore è quello di aver cercato di costruire un business basandoci su quel 20% e improvvisamente scopriamo che il progetto non può stare in piedi. Quando capitano queste situazioni puoi solo sperare di aver costruito il tuo business con delle buone basi perché solo così avrai modo di modificarlo in corso d’opera, tarandolo in base alle nuove informazioni. Dobbiamo essere veloci e reattivi.

Secondo me un business sano deve cambiare faccia. Per estremizzare il concetto oggi vendi cartoline e domani ombrelli. Per quanto riguarda il nostro progetto posso ad esempio dirti che, pur utilizzando la stessa tecnologia proprietaria, siamo partiti occupandoci di viaggi. Oggi non ce ne occupiamo più perché, per tutta una serie di motivi, abbiamo dovuto aggiustare il tiro.

Nei primi tempi facevo proprio l’errore di non mettere in discussione il business. “Devo continuare a lavorare con il mondo dei viaggi perché è questo quello che voglio fare. Mi sono staccato dal mio lavoro per mettermi in proprio e fare questo.”

Dobbiamo essere critici e umili, valutando se è il caso di portare avanti l’idea che abbiamo avuto. Occorre capire se è il caso di esporsi a un rischio molto elevato oppure essere flessibili ed aggiustare il tiro ascoltando cosa chiede il mercato.

 

Gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (Bertrand Russell) Click to Tweet

 

 

7) Emanuele Capparelli e Federico Nitidi

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Tu e Federico come vi siete conosciuti?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: È stato un incontro fortuito. Lavoravo come ingegnere aerospaziale e decisi di staccarmi dal lavoro per intraprendere un mio percorso. Decisi così di prendere 1 anno di tempo per dedicarmi a un progetto tutto mio: i viaggi. Volevo automatizzare il lavoro delle agenzie di viaggio corporate. Non conoscevo Federico. In quel periodo anche lui aveva lasciato il lavoro per progettare esattamente la stessa cosa. Un amico in comune ci fece presente che stavamo seguendo lo stesso progetto. Da qui è nato il rapporto di collaborazione.

 

 

8) Qual è la situazione in Italia?

Marco Cammilli - uym

Marco: Qual è la situazione delle startup in Italia? È davvero più difficile creare qualcosa nel Bel Paese rispetto all’estero oppure l’Italia ha ancora qualche buona carta da poter giocare?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Sicuramente la situazione in Italia non è così florida come in altri paesi. Senza andare troppo lontano possiamo fare un paragone con Germania e Francia. Sono paesi dove l’innovazione viene aiutata in maniera molto più forte e concreta. Detto questo però possono esserci ampi spazi di manovra anche qua in Italia, dipende dal business che vogliamo creare. Tralasciamo il fattore burocratico che da noi non è dei migliori. Va anche detto che ci sono alcuni miglioramenti da questo punto di vista come il percorso “StartUp innovativa” che permette di accedere a regimi agevolati con sgravi interessanti.

Il punto su cui dobbiamo focalizzarci è il tipo di business che vogliamo creare.

Se volessi fare un progetto sulla consegna di cibo a domicilio l’Italia potrebbe essere il posto giusto. A dire il vero adesso ce ne sono fin troppi.

Se volessi fare invece un business internazionale di “tecnologia spinta” l’Italia non è il paese dove svilupparlo. Non ci sono le risorse adeguate, il livello di ricerca è decisamente carente e non c’è terreno fertile per questo tipo di innovazioni. In Italia vanno molto attività “concrete”: turismo, food, consegne a domicilio, abbigliamento, ecc. Ci sono spazi di manovra in Italia ma dipende cosa si vuole fare.

Noi abbiamo deciso di muoverci in un modo un poco particolare. Tutte le aziende che stanno lavorando sui chat bot si sono trasferite in America e questo per i motivi di cui sopra. Difficilmente infatti in Italia siamo i primi ad abbracciare nuove tecnologie. Noi siamo quelli che ci muoviamo di riflesso a distanza di qualche anno dopo  l’America. Io e Federico stiamo andando in controtendenza rispetto a questo. Mentre tutti si stanno “facendo la guerra” negli Stati Uniti per lo sviluppo di start-up legate al mondo dei chat bot, qua in Europa abbiamo un campo verde e tranquillo, dove ci sono ampi spazi di manovra. Alla conferenza di Tel Aviv di cui ti parlavo prima posso dirti che start-up Europe si potevano contare sulle dita di una mano. Erano talmente poche che ho avuto modo di conoscerli tutti e adesso stiamo sviluppando alcune collaborazioni.

L’Italia è un mercato grande e importante in Europa ma occorre contestualizzarlo. In Italia non siamo abituati ad accettare nuove soluzioni, specialmente in ambito tecnologico. Non è neppure facile trovare investitori in Italia per un business internazionale di un certo livello.

Qualcosa però in questi ultimi anni si sta muovendo e si sente sempre più parlare di start-up italiane che stanno avendo successo qua in Italia e non per forza in mercati esteri.

Ti porto l’esempio di un gruppo di amici che hanno creato una piattaforma di vendita di biglietti per i musei. Sono partiti con alcuni musei italiani e adesso hanno in gestione i biglietti di tutti i musei del mondo. La settimana scorsa hanno ricevuto un investimento di 10 milioni di euro qua in Italia, da investitori italiani. In Italia quindi ci sono settori in cui non hai modo di competere ma ce ne sono altri in cui si possono fare grandi cose.

Non con l’intento di sminuire il mio paese ma in Italia conviene al momento puntare su qualcosa di più semplice, più fisico, non legato ad un asset tecnologico.

 

 

9) Social network oggi e domani

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Qual è oggi il potere dei principali social network e quale sarà, a tuo giudizio, il loro potere tra qualche anno?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Secondo me diventeranno sempre meno social e sempre più delle vere e proprie piattaforme indipendenti. Oggi abbiamo sul telefono Andorid e iOS, domani avrai Facebook, Google, ecc. Ognuno sarà un vero e proprio mondo a sé. Ognuno di loro sarà una piattaforma attraverso la quale potrai fare praticamente tutto. Basti pensare che l’altro ieri Facebook ha avuto l’approvazione dalla Banca Europea per operare come strumento di pagamento. In America è già attiva questa funzione e a breve lo sarà anche qua da noi. Puoi così utilizzare Facebook per pagare e ricevere soldi senza commissioni. Devi dare 20€ al tuo amico? Semplice, basta un click ed è fatto.

Vuoi prenotare la cena presso quel ristorante? Vuoi ordinare un qualunque prodotto? Scrivi direttamente al ristorante o a quel negozio tramite queste piattaforme. Come vedi è un uso completamente diverso rispetto al social network inteso in senso stretto.

Poi c’è l’aspetto relativo alle informazioni. Nonostante Facebook neghi di essere una piattaforma di news, di fatto lo è. La maggior parte delle persone sfrutta questo social network per informarsi.

Quello che alcuni anni fa è nato come social network si è oggi snaturato e lo sarà sempre di più, andando verso un sistema operativo completo, una piattaforma vera e propria. Parlo di Google, Facebook, Amazon, Apple, ecc. Sono dei colossi che non possono rimanere fermi con i loro business, piano piano abbracciano tutto.

Il social network di domani lo vedo come… Internet. All’interno ci sarà Tutto.

 

Trasformare un'idea in un progetto - stanchezza - uym

Trasformare un’idea in un progetto – stanchezza – uym

10) Ostacoli e soluzioni

Marco Cammilli - uym

Marco: Quando si sviluppa da zero un business gli ostacoli sono ovunque e spesso anche apparentemente o realmente insormontabili. Durante lo sviluppo del vostro progetto avete mai avuto qualche battuta d’arresto?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Guarda Marco, abbiamo avuto un periodo molto brutto in cui non vedevamo la luce del sole. Non solo, chiedere feed-back ci affossava ancora di più perché nessuno vedeva chiaro nel nostro progetto e il riscontro era tutto tranne che positivo. È importante non essere soli perché trovarsi in situazioni difficili può essere davvero un grosso problema se affrontato in solitaria. Avere anche solo un’altra persona che condivide con te il tuo sogno consente di confrontarsi, di ascoltare punti di vista differenti ed avere un sostegno: significa essere una squadra.

All’inizio dell’intervista ho detto più volte di quanto sia importante recepire gli stimoli esterni ma è anche opportuno filtrali.

Ti faccio un esempio proprio con la nostra attività. All’inizio del progetto abbiamo coinvolto alcuni imprenditori, ognuno dei quali ha avuto successo con la propria attività. Ogni tanto li contattavamo per spiegare loro come ci stavamo muovendo in modo da avere un loro riscontro in merito e qualche suggerimento. Devi sapere che tutte queste persone ci hanno detto: “No, questo business non funziona.”.

Sono le stesse persone che oggi, con l’attività partita e ben funzionante, sono tornate sui propri passi chiedendo di entrare nel business.

Quindi è fondamentale filtrare i feedback. Il punto è che coloro che hanno avuto successo nel passato lo hanno avuto in certe aree di mercato, in specifici settori e può quindi capitare che non sappiamo alcunché di quel modello di business di cui tu gli stai parlando. Che tipo di feedback potrai mai ricevere?

Se il mio business fosse portare il latte a domicilio potrei attingere all’esperienza passata di altri imprenditori che hanno avuto esperienza in quello stesso settore. In base alle loro conoscenze possono quindi dirmi cosa conviene fare e cosa no. Se parliamo invece di un business totalmente nuovo, come nel caso nostro con i Chat Bot, nessuno ne sa niente. Se quell’imprenditore ha avuto successo perché nei tempi passati ha sviluppato un ottimo e-commerce sui vestiti e tu gli chiedi un aiuto su un progetto completamente diverso è probabile che non abbia le competenze e le conoscenze per aiutarti. Quello che potrà dirti sarà qualcosa del tipo: “No guarda, questo business non può funzionare.”

L’ultima parola c’è l’ha sempre il mercato e se la risposta che ricevi non è buona allora è opportuno cambiare.

 

Sono grato a tutti coloro che mi hanno detto NO. È grazie a loro se sono quel che sono. (Albert Einstein) Click to Tweet

 

11) I sogni nel cassetto

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Cosa ti senti di consigliare a tutti coloro che continuano a tenere i sogni chiusi in un cassetto?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Occorre fare un distinzione tra sogni veri e propri che rimarranno esattamente ciò che sono e un’altra tipologia di sogni che, sfruttando un gioco di parole, rappresentano dei veri e propri bisogni. In quanto tali non puoi lasciarli chiusi a prendere polvere perché non aprire quel cassetto ti fa stare male.

Il primo grosso ostacolo che io e Federico ci siamo trovati davanti riguardava l’idea di lasciare la certezza delle nostre situazioni per intraprendere un percorso fatto di incertezze. Soprattutto se questo sogno del cassetto richiede un impegno pari al 100% della tua giornata.

Quello che mi sento di dire è che se questo sogno lo vediamo come un hobby allora lo possiamo sviluppare nei ritagli di tempo, in tutti gli altri casi dovremo dedicargli tutto il nostro tempo. Da quando mi sono buttato in quest’avventura con Federico posso dirti che lavoro due, tre volte tanto quanto lavoravo prima come dipendente. Per dirne una ho sicuramente accumulato un gran numero di notti insonni.

Un business vero e proprio non è possibile portarlo avanti nei ritagli di tempo o nel fine settimana. Se seguiamo questa strada rimarrà solamente un passatempo.

Dobbiamo crearci un po’ di sicurezza prima di fare un passo così importante come lasciare il lavoro per mettersi in proprio. Abbiamo bisogno di un paracadute.

Io per esempio, chiesi hai miei genitori, di tornare a casa con loro per staccarmi dal lavoro e intraprendere un mio business. Una volta che le cose hanno cominciato a girare nel verso giusto me ne sono andato. Un’altra strada è quella di accantonare nel nostro salvadanaio un po’ di soldi per avere la tranquillità di approcciare questa nuova strada. Senz’ombra di dubbio occorre fare comunque dei sacrifici sia in termini economici che di vita personale.

Insomma il paracadute è fondamentale.

 

 

12) Guardando indietro

Marco Cammilli - uym

 

Marco: Ripensando al percorso fatto fino ad ora c’è qualcosa che con il senno di poi faresti diversamente?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Dico sì ma aggiungo anche che va bene così perché quegli errori mi hanno permesso di accrescere le mie competenze e imparare.

Lo sbaglio è senz’ombra di dubbio qualcosa di costruttivo ma, apro e chiudo una parentesi, in Italia non è così. Qua lo sbaglio diventa un marchio che ti porterai sempre appresso sul quale c’è scritto: “Sei un fallito” . Lo sbaglio è una lezione ma da noi ha solamente una connotazione negativa.

Qua in Italia se ti metti in proprio per perseguire un tuo progetto e non ci riesci sei etichettato come fallito. In America l’approccio verso l’errore è completamente diverso. Forse persino troppo. A volte si affrontano certi percorsi con spavalderia, tanto nella peggiore delle ipotesi ho imparato una lezione. Direi che l’atteggiamento migliore da tenere nei confronti dello sbaglio sia quello intermedio.

 

 

13) Libri

Marco Cammilli - uym

 

Marco:  Ci sono dei libri che più di altri hanno segnato la tua crescita personale e professionale?

 

emanuele-capparelli-botcompnay-uymEmanuele: Ce ne sono alcuni che ho trovato incredibilmente d’aiuto.

Se avete idea di creare un vostro business o lo state già facendo vi consiglio di leggerli.

 

“Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro” di Peter Thiel e Blake Masters

“Partire leggeri. Il metodo Lean Startup” di Eric Ries

“Creare prodotti e servizi per catturare i clienti” di Nir Eyal

 

 

Per Concludere

Ringrazio ancora Emanuele Capparelli per l’intervista che ha voluto mettere a disposizione a me e a tutti gli utenti di UpgradeYourMind.

È stata un’interessantissima conversazione con preziosi suggerimenti per trasformare un’idea in un progetto e non mollare… anche quando le persone che ti circondano ti dicono che quel progetto, quell’idea, non può funzionare.

Aspetto i vostri feedback qua sotto nell’area dei commenti.

 

 

Firma Marco Little UYM

Articolo Trasformare un’idea in un progetto – Immagini di pubblico dominio

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4 commenti
  1. Maverick
    Maverick dice:

    Sono 2 persone dotate di un background notevole il che ….non guasta !
    Ritroviamo ancora argomenti trattati in precedenza:
    ° curiosità
    ° chiarezza di obiettivi/mezzi
    ° perseveranza/resilienza
    Qualcuno potrebbe arguire: quindi niente di nuovo sotto il sole. Non proprio. Il difficile è trovarle tutte accomunate in 2 persone ed un progetto.

    Rispondi
  2. Emanuele
    Emanuele dice:

    Grazie Marco per questa eccezionale intervista!

    Qui Emanuele, l’intervistato. Siamo giovani (< 30), ma la voglia di fare non manca 🙂 Bisogna avere tanta tenacia e forza d'animo, dopodiché col sano lavoro i risultati non possono che arrivare.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Voglio sottolineare come durante l’intervista sia rimasto colpito dalla competenza e professionalità con cui mi rispondevi. Questo dimostra come l’esperienza non sia strettamente legata all’età ma a ciò che facciamo ogni giorno.
      Ci possono così essere persone con grande esperienza nonostante la loro giovane età, come Emanuele e Federico, e persone che giovani non lo sono più che l’esperienza se la devono ancora fare.
      Complimenti.

      Rispondi

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