Occhio alla Sindrome di Rube Goldberg!

Occhio alla Sindrome di Rube Goldberg - uym

Rube Goldberg: chi era, cos’ha fatto e perché dovrebbe interessarti?

Alcuni mesi fa mentre navigavo su internet mi sono imbattuto nell’immagine che trovi in apertura dell’articolo. E’ stato “amore” a prima vista.

Subito un pensiero si è fatto spazio: “E’ così, è proprio così che succede nella vita delle persone. Devo scriverci un articolo!”

Rube Goldberg è divenuto famoso per i suoi fumetti che ritraggono macchine incredibilmente complicate costruite per l’esecuzione di azioni molto semplici: mettere il dentifricio sullo spazzolino, pulirsi la bocca dopo aver mangiato, ecc.

Per questo motivo si parla di “macchina di Rube Goldberg” facendo riferimento a qualsiasi attività resa estremamente e inutilmente complicata rispetto all’obiettivo fissato.

 

Rube Goldberg e la sindrome della complessità inutile

Occhio alla Sindrome di Rube Goldberg - Complessità - uym

Occhio alla Sindrome di Rube Goldberg – Complessità – uym

Le vignette di Rube Goldberg rappresentano paradossalmente alcuni aspetti della nostra vita.

Spesso teniamo un comportamento che tende a cercare e a premiare la complessità anche quando non ce n’è affatto bisogno. Anziché scegliere la strada più semplice per raggiungere l’obiettivo facciamo l’errore d’imboccare la strada della perfezione.

Sappi che è una strada decisamente lunga, talmente lunga che nessuno è mai riuscito a vederne il fondo. E sai perché? Il motivo è molto semplice: la perfezione non esiste!

 

Rube Goldberg e il mio blog

Devi sapere che quando mio fratello Matteo mi suggerì di creare un blog che trattasse argomenti di crescita personale era Giugno del 2013… il blog è andato on-line il 27 Febbraio 2014. Ben 8 mesi dopo e con solo 1 articolo disponibile! Non male vero? 🙂

Se sei curioso di leggere quel mio primo articolo lo trovi qua: Resilienza come incrementarla

 

La capacità di semplificare significa eliminare il superfluo in modo che sia la necessità a parlare (Hans Hofmann) Click to Tweet

 

Creare un blog non lo si fa certo dalla mattina alla sera ma non sono necessari neppure 8 mesi!

“Marco, non male 8 mesi per creare un blog.”

 

Rube Goldberg , il mio blog e la ricerca della perfezione

Ogni singolo aspetto nel quale m’imbattevo mi portava ad approfondirlo all’inverosimile. Non solo, ogni argomento ne richiamava altri e così via.  In quegli otto mesi avevo accumulato un quantitativo di materiale imponente: libri, manuali, bozze, loghi, appunti, strategie, layout e decine di tabelle dove registravo cosa fare, come farlo e relativa tempistica.

Contemporaneamente mi ero messo a scrivere un libro che avrei voluto offrire ai nuovi utenti fin dalla messa online del blog. Insomma come puoi capire ero riuscito a complicare tutto ciò con cui entravo in contatto.

La voglia di creare “qualcosa di fatto bene” si era trasformata in “qualcosa di perfetto”.

Sai qual è l’aspetto più pericoloso di tutto questo? Non me ne rendevo affatto conto.

Ecco che mi sono ritrovato a perdere molto tempo su aspetti che avrei potuto tralasciare e su argomenti che avrei potuto approfondire in un secondo momento. E tutto questo ha avuto un unico effetto: la data di messa online veniva continuamente rimandata! Ogni volta che mi sembrava di essere in dirittura d’arrivo mi accorgevo che potevo aggiungere/modificare ancora qualcosa.

Ero entrato nel circolo vizioso del perfezionismo, circolo dal quale ne sarei uscito solo dopo 8 mesi.

 

Il facile è difficilissimo. Il semplice è complicatissimo. (Leo Longanesi) Click to Tweet

 

Se ti piace l’articolo che stai leggendo metti “Mi Piace”. Questo tuo gesto… mi piace! Grazie. Marco.

 

Pointingfingerdown-animation

 

Rube Goldberg e le nostre giornate

Qualunque siano le attività in cui sei coinvolto/a ogni giorno devi fare attenzione a non finire in questo circolo vizioso che è la ricerca della perfezione. Ogni tanto alza la testa da quel lavoro e chiediti se non stai percorrendo la strada sbagliata. Su qualunque cosa tu stia lavorando devi fare in modo di poter dire “ben fatto” e poi aggiustare il tiro per renderla ancora migliore.

Mi sorge però un dubbio. Sì, parlo con te. Non è che invece stai camminando sul sentiero della perfezione proprio con l’intento di rimandare quel progetto, quell’attività o quell’azione?

Ti faccio questa domanda perché spesso la ricerca della perfezione è un comportamento che adottiamo per allontanare le nostre paure e ansie: “E se tutto questo si risolvesse in un nulla di fatto?” – “E se non fossi poi pronto a gestirlo?”. Ecco che facciamo l’errore di fronteggiare questi timori rimandando e rimandando ancora, inventandoci aggiustamenti inutili di cui potremmo benissimo fare a meno.

Ricordo bene l’ansia e le aspettative dietro la messa online di UpgradeYourMind. Sono sicuro che una parte di me si stava crogiolando in quel dolce rimandare e cercavo di camuffare questo comportamento raccontandomi che il blog non era ancora pronto… ed invece di certo lo era, io no.

 

Adesso devi essere sincero con te stesso: hai davvero bisogno di fare altri ritocchi oppure la paura di fare il primo passo t’impedisce di essere lucido? Questa mancanza di obiettività è pericolosa perché non ti permette di accorgerti che stai semplicemente, inconsciamente procrastinando.

 

Rube Goldberg – The Page Turner

Prenditi 1 minuto per guardare questo esilarante filmato che, prendendo spunto dalle macchine di Rube Goldberg, rende bene l’idea di come un’idea semplice possa essere espressa nella maniera più complicata possibile.

 

 

Concludendo…

Ho percorso, ahimè, molti chilometri lungo il sentiero della perfezione e per questo motivo ti consiglio di seguire invece quello del buon senso, puntando a fare le “cose fatte bene”.

Lascia stare la perfezione perché, in quanto di per sè stessa irraggiungibile, sarà un inutile spreco di tempo ed energie.

La ricerca della perfezione ti porterà solo insoddisfazione perché continuerai a ripeterti “Non ci siamo ancora. Devo fare di più e meglio”  o, peggio ancora, “non ce la farò mai”.

 

Questi pensieri non portano altro che un senso di frustrazione dato che l’obbiettivo, anche quando sembra così vicino, continuerà a sfuggirti di mano.

Lasciamo quindi in pace Rube Goldberg e le sue macchine, non servono a migliorare la nostra vita.

Non sprechiamo tempo ad inseguire i dettagli… semplifica, semplifica e ancora semplifica!

L’eccellenza si ottiene non quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere.

 

 

 

Firma Marco Little UYM

Articolo Occhio alla Sindrome di Rube Goldberg – Immagini di pubblico dominio

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Ciao, mi chiamo Marco Cammilli e sono l'autore di UpgradeYourMind. Voglio condividere con te i miei studi e le mie esperienze nell'ambito della crescita personale. Scopri le strategie pratiche e immediate per migliorare la qualità della vita. Buona navigazione. Marco.

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12 commenti
  1. roby
    roby dice:

    Quante volte nell’ approcciare la possibile soluzione ad un problema o la messa in opera di un programma, mi sono chiesto se avessi pensato a ” tutto “. Invariabilmente,a progetto definito e messo in opera, mi accorgevo di non aver pensato a ” tutto “. Senza aver conoscenza di Goldberg arrivai alla conclusione che meglio sarebbe stato definire le ” linee guida ” e le più semplici possibili, lasciando al ” dopo “, in corso d’ opera, gli eventuali aggiustamenti. Nulla a che vedere con la superficialità ma piuttosto con la semplicità.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Roby, grazie per averlo condiviso.
      Semplicità e superficialità sono due termini il cui significato è completamente diverso. Nonostante questo facciamo spesso l’errore di utilizzarli come sinonimi.
      Grazie
      A presto

      Rispondi
  2. Gianluca
    Gianluca dice:

    Ottimo articolo per riflettere su tutte quelle volte dove aspettiamo e aspettiamo ancora per fare in modo che tutto sia perfetto. Ma come dici tu la perfezione non esiste.

    Rispondi
  3. Sandra
    Sandra dice:

    Sante parole Marco.
    Io dico la verità, tendo ad essere abbastanza impulsiva e a cogliere il momento perchè ho il terrore dei rimpianti. Quindi molto spesso agisco d’impulso anche perchè non amo perdere molto tempo.
    Adesso sto perdendo tempo e non sono per nulla in armonia con me stessa per via di questo fatto.
    Vivo in Germania da quasi 3 anni e ho deciso che mi sono stancata e voglio trasferirmi al Sud (non vedere il sole per 3 anni ha un effetto deleterio, credetemi!). Ora, se fosse per me farei le valigie e me ne andrei ma non essendo sola devo fare i conti con la razionalità del mio compagno che non è abituato a fare le valigie così in fretta. Abbiamo un lavoro fisso che non è il lavoro della vita. Questo lavoro di ufficio mi sta frustrando molto e non è la mia passione e dopo 3 anni vorrei cercare di trovare qualcosa che mi faccia alzare contenta alla mattina e che non sia un peso. Se non lo facciamo adesso allora quando??
    E così con un sacco di dubbi, incertezze e paure siamo ancora qua e il tempo passa e stiamo sprecando del tempo prezioso aspettando chissà quale manna dal cielo.

    Il lavoro perfetto non esiste forse, la priorità è andare via dalla Germania quanto prima e siamo ancora qua a perdere tempo mentre il tempo ci passa davanti come le offerte di lavoro.

    Un vero incubo! Ci vuole quel pizzico di coraggio/ impulsività per accellerare i tempi.

    Capisco anche il tuo ragionamento iniziale: volevi che tutto fosse assolutamente perfetto soffermandoti sui dettagli ma nel frattempo il tempo passava…Molto spesso bisogna buttarsi con coraggio, io so che questo atteggiamento spesso premia!

    Una buona giornata Marco 🙂

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Sandra!
      Tu hai le idee chiare su cosa vorresti fare ma in questa specifica situazione mi sembra di capire che il tuo obiettivo non sia esattamente in linea con quello del tuo compagno. “non è abituato a fare le valigie così in fretta.”
      Non mi è chiaro però se lui non è intenzionato a cambiare città oppure è interessato a farlo ma con tempi e modalità diverse dalle tua.

      Nel primo caso la decisione è difficile. Devi chiederti se è più importante l’attuale vita con il compagno o la “nuova vita” in un altro paese. Sì lo so, il solo fatto di porsi questa domanda crea disagio ma così è. Se decidessi di cambiare città cosa succederebbe all’attuale rapporto? Vi allontanereste per sempre oppure lui potrebbe raggiungerti in un secondo momento? Se vi doveste lasciare quanto ne soffriresti e per quanto tempo? Sarebbe una cosa momentanea o di lunga durata?

      Se invece ci troviamo nella seconda ipotesi potresti dargli maggiore sicurezza organizzando nel dettaglio la vostra “nuova vita”. Per lui questo “salto nel buio” probabilmente non piace e per evitare che lo sia potreste cercare già adesso un nuovo lavoro nella città che andrete a scegliere. Potete sfruttare le potenzialità del web per entrare in contatto con le varie aziende e potete utilizzare i vari portali specifichi come Monster e similari per valutare le varie posizioni aperte. Anche per l’appartamento in affitto potete valutare on line quale possa essere la soluzione migliore per voi. Credo quindi che se l’obiettivo che avete è lo stesso ma con modi e tempi diversi la soluzione stia nel trovare un paio di punti di riferimento nella nuova città evitando così il “salto nel vuoto”. Lasciare la Germania con un lavoro già trovato e un appartamento già fissato potrebbero trasformare questo “salto nel buio” in una splendida ed emozionante nuova avventura.

      Spero sinceramente di averti dato materiale utile su cui riflettere.
      Ti auguro davvero il Meglio cara Sandra!
      A presto, Marco.

      Rispondi
      • Sandra
        Sandra dice:

        Grazie Marco per le tue parole, mi fa sempre piacere confrontarmi con te perchè mi capisci sempre al volo- è arrivato a pennello questo articolo efftivamente 🙂

        Ci troviamo nella seconda ipotesi fortunatamente. Il rapporto è molto forte per fortuna quindi non prenderemmo mai la decisione di separare le strade.
        Lui sta bene ovunque, non ha problemi di questo tipo mentre io sono più selettiva e la Germania mi sta mandando al manicomio pian piano :-p
        La decisione di andare via l’abbiamo già presa e sta bene ad entrambi, l’unica cosa è che proponiamo due modalità diverse per farlo.
        Per fortuna viviamo nell’era di internet e le distanze si accorciano notevolmente quindi esiste la possibilità di fare colloqui telefonici.
        Ovviamente cercare lavoro da qua non aiuta molto nel momento in cui il datore di lavoro ti voglia incontrare però è fattibile.
        Ora è solo questione di avere il coraggio di accettare uno di questi lavori e andare perchè le opportunità stanno arrivando.
        E invece si tentenna perchè ci si aspetta sempre qualcosa di meglio…e torniamo al punto del tuo articolo.
        Credo che sia arrivato il momento di fare quel salto a un certo punto perchè come dici tu “la ricerca della perfezione ti porta inevitabilmente all’insoddisfazione”.

        Grazie ancora delle tue parole e dei tuoi interessanti articoli che ci forniscono sempre tantissimi spunti di riflessione 🙂
        Continuo a seguirti, un abbraccione e felice estate!

        Rispondi
        • Marco Cammilli
          Marco Cammilli dice:

          Io credo che abbiate già deciso cosa fare… chissà da quale città mi scriverai il prossimo commento 😉
          Grazie per le belle parole.
          Tantissimi auguri per questa vostra avventura.
          A presto

          Rispondi
  4. Emanuela
    Emanuela dice:

    Complimenti per l’articolo!
    Mi trovo affetta dalla stessa sindrome. Per anni ho rimandato tante cose, tra le quali l’apertura di un blog a cui sto lavorando perché convinta di non poter trascurare molte, troppe questioni.
    Ho combattuto molto, negli ultimi anni, per trovare un compromesso e non pretendere più del necessario da me stessa. In 7 mesi spero di riuscire a far nascere questo benedetto blog, sarebbe già un traguardo e una vittoria rispetto al mio vecchio modo di pensare e di (non) agire.
    Personalmente una delle cose che mi ha aiutata, è stata quella di affrontare le cose per “gradi”. Soffermarmi su una questione alla volta e guardare al breve piuttosto che al lungo cammino.
    Forse è stata la scoperta dell’acqua calda ma nel mio caso, è stata una vera illuminazione! 😉

    Un saluto!

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Emanuela, mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto.
      Condivido l’approccio di affrontare le cose per “gradi”. Il “Tutto e contemporaneamente” non l’ho mai trovato efficace, anzi c’è il concreto rischio di sprecare tutte le nostre energie e il nostro tempo su vari fronti senza concludere poi molto. Credo invece nella visione a lungo termine divisa in obiettivi principali e sotto obiettivi. Ogni passo ci avvicina al traguardo. Ti lascio il link ad un articolo che ho scritto e che spiega bene come definire i nostri obiettivi.
      Definirlo bene infatti è una condizione necessaria per trasformare i nostri pensieri, i nostri sogni in qualcosa di più concreto.
      http://www.upgradeyourmind.it/obiettivi/raggiungere-un-obiettivo/
      Ti auguro il meglio per questo tuo progetto e se posso in qualche modo aiutarti scrivimi pure per mail a [email protected].
      A presto.

      Rispondi

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