5 favole motivazionali
5 Favole motivazionali per affrontare in maniera inconsueta alcuni argomenti che rientrano a pieno titolo tra quelli più importanti nello sviluppo personale.
5 Favole di crescita personale che ti porteranno a riflettere sul tempo, sulle decisioni, sulle difficoltà, sul perseverare e sul giudizio altrui.
Le favole sono preziose perle di saggezza ma troppo spesso facciamo l’errore di relegarle al mondo dei piccoli e quando le leggiamo loro non prestiamo neppure attenzione ai messaggi in esse contenuti.
Il binomio favola-bambino è talmente radicato nella nostra cultura che troppo spesso noi adulti ci perdiamo le importanti lezioni di vita di queste brevi composizioni.
Oggi voglio farti cambiare idea facendoti leggere queste 5 Favole motivanti che ho selezionato per te.
5 Favole motivazionali
- L’Albero triste
- L’Asino nel Pozzo
- La strada fangosa
- Il contadino, il figlio e l’asino
- La gara dei ranocchi
L’Albero triste
C’era una volta un bellissimo giardino, con alberi e fiori di ogni tipo, meli, aranci e rose.
Tutti felici e soddisfatti.
C’era solo felicità in quel giardino, tranne che per un albero che era molto triste.
Il povero albero aveva un problema: non sapeva chi fosse!
“Ti manca la concentrazione” gli disse il melo “se davvero ti impegni, puoi fare mele deliziose. Guarda com’è facile”.
“Non ascoltarlo” intervenne il cespuglio di rose “e guarda quanto siamo belle noi!”.
L’albero disperato provò a seguire ogni consiglio.
Cercò di produrre mele e far sbocciare rose ma, non riuscendo, a ogni tentativo si sentiva sempre più frustrato.
Un giorno un gufo arrivò nel giardino.
Era il più saggio di tutti gli uccelli e vedendo la disperazione dell’albero esclamò: “Non ti preoccupare. Il tuo problema non è così serio. È lo stesso di tanti esseri umani! Ti darò io la soluzione: non passare la tua vita ad essere ciò che gli altri vogliono che tu sia. Sii te stesso. Conosci te stesso e per far ciò ascolta la tua voce interiore”. Poi il gufo scomparve.
“La mia voce interiore? Essere me stesso? Conoscere me stesso?” l’albero disperato pensava tra sé e sé alle parole del gufo quando all’improvviso comprese.
Si tappò le orecchie e aprì il suo cuore e sentì la sua voce interiore che gli stava dicendo “Non darai mai mele perché non sei un melo, e non fiorirai ogni primavera perché non sei un cespuglio di rose. Tu sei una Sequoia, e il tuo destino è crescere alto e maestoso. Sei qui per offrire riparo agli uccelli, ombra ai viaggiatori, bellezza al paesaggio! Tu hai questa missione! Seguila!”.
A queste parole l’albero si sentì forte e sicuro di sé e cessò ogni tentativo di diventare qualcun altro ed esattamente quello che gli altri si aspettavano da lui.
In breve tempo riempì il suo spazio e divenne ammirato e rispettato da tutti.
Solo da quel momento il giardino divenne completamente felice.
Cosa ci insegna “L’Albero triste”
Tutti sono geni. Ma se giudichi un pesce in base alla sua capacità di arrampicarsi su un albero, lui vivrà tutta la sua vita pensando di essere stupido. A. Einstein
Questo racconto ci fa riflettere sull’importanza di essere noi stessi e non qualcun altro.
La sequoia non può dare frutti come il melo, così come non può fiorire ad ogni primavera come il cespuglio di rose.
Ognuno è diverso ed ognuno è “unico” e non c’è peggior errore che cercare di essere la copia carbone di qualcun altro: sii semplicemente te stesso al tuo meglio.
Per fare questo però devi smettere di comportarti come il melo o come il cespuglio di rose.
Devi ascoltare te stesso e cominciare magari ad essere la maestosa sequoia.
Voler essere qualcun altro è un’inutile spreco di tempo e di energie.
L’Asino nel Pozzo
Un giorno l’asino si sporse troppo nel pozzo e perdendo l’equilibrio vi cadde dentro.
Il pozzo era profondo e l’asino, non potendo risalire, iniziò a ragliare disperatamente.
Il contadino non appena lo udì accorse per aiutarlo.
Il contadino cominciò a pensare a da farsi ma il punto era che il pozzo era praticamente secco e l’asino molto vecchio.
Il contadino cominciò a pensare che non valeva la pena ingegnarsi e sforzarsi per cercare di recuperare l’animale.
A quel punto chiamò alcuni contadini perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino.
Ognuno di loro prese una pala e cominciò a buttare terra all’interno del pozzo.
L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e cominciò a ragliare ancora più forte.
Dopo un po’ l’asino non emise più alcun suono.
Il contadino si affacciò allora nel pozzo per vedere se fosse già morto, ma con grande stupore, non solo era ancora vivo, ma si stava scrollando di dosso la terra e avendola fatta cadere al suolo ci saliva sopra.
In men che non si dica l’asino riuscì ad arrivare all’apertura del pozzo e a uscirne trottando.
Cosa ci insegna “L’Asino nel Pozzo”
Le favole di crescita personale come questa ci portano a riflettere sul fatto che la vita è fatta anche di momenti difficili, momenti in cui il peso della terra sulle nostre spalle tende ad affondarci in pozzi profondi.
Ma l’asino della storia ci ricorda che l’unico modo per risalire da quel pozzo è non arrendersi MAI.
A volte qualcuno ti darà una mano, altre volte, proprio come l’asino, dovrai farcela da solo.
È proprio in questi momenti che hai l’obbligo verso te stesso di riprendere il controllo e non arrenderti alle difficoltà.
Fronteggia con azioni decise le fonti di stress e i problemi.
Non fingere che non esistano e non confidare nel fatto che possano risolversi da soli.
La soluzione migliore per risolvere un problema è sempre la solita: affrontarlo.
L’asino della storia ci porta a riflettere anche su un altro aspetto: spesso dietro ogni problema si nasconde una o più opportunità.
La strada fangosa
Due monaci zen, Tanzan ed Ekido, stavano camminando lungo una strada resa fangosa dalla forte pioggia.
Subito dopo una curva si accorsero di una bella ragazza a lato della strada in procinto d’ attraversare.
La giovane indossava un kimono e una sciarpa di seta e, per paura di sporcarsi, mostrava tutta la sua titubanza nell’attraversare la strada.
I due monaci si avvicinarono.
“Vieni ragazza.” disse Tanzan prendendola in braccio e portandola dall’altro lato della strada.
Una volta aiutata la ragazza i due monaci proseguirono in silenzio nel loro lungo viaggio.
Cinque ore dopo, in prossimità del tempio che li avrebbe ospitati, Ekido non riuscì più a trattenere quel pensiero che da ore affollava la sua mente: “Noi monaci non avviciniamo le donne” dice a Tanzan “e meno che mai quelle giovani e carine. È pericoloso. Perché l’hai fatto?
Tanzan guardò Ekido e con molta calma rispose: “Io ho lasciato laggiù quella ragazza ore fa. Tu perché la stai ancora portando?”.
Cosa ci insegna “La strada fangosa”
Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo. (Paulo Coelho)
Leggendo questa breve storia facciamo la conoscenza dei due monaci, Ekido che possiamo definire “l’ integerrimo” e Tanzan invece “il permissivo”, quasi superficiale, direi, nel voler prendere in braccio la ragazza.
Proseguendo però la lettura ci rendiamo conto che la situazione è ben diversa.
Ekido infatti ha pensato a quell’evento per tutto il giorno.
Quel pensiero lo ha portato a biasimare l’altro monaco, a sviluppare pensieri negativi e a rimanere legato con la mente a quel momento appartenente al passato.
L’azione compiuta infatti si è conclusa molte ore prima ma nonostante questo la sua giornata ne è rimasta pesantemente influenzata.
Tanzan ha vissuto l’evento della ragazza solo nel momento in cui si è verificato.
Lo ha vissuto solo in “quel presente”, nel qui e ora, per poi riporlo nel passato.
Tanzan a differenza di Ekido è ben consapevole del tempo e la sua attenzione è focalizzata solo e soltanto a vivere “il momento”.
Passato e futuro sono infatti tempi nei quali non può intervenire e nei quali niente può succedere.
Ecco il motivo per cui l’evento passato non lo può in alcun modo turbare.
Tutto ciò che è diverso dall’attimo presente è solamente un inganno.
Come può qualcosa che non esiste “Qui e Ora” condizionarti, influenzare le tue scelte, il tuo benessere, la tua vita?
Il contadino, il figlio e l’asino
Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto.
Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall’asino ed alleviavano la fatica del percorso.
Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: “Ecco,” dicevano “un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto”.
Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio suo malgrado.
La folla dei viandanti borbottò: “Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito”.
Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull’asino.
Così sono portati entrambi dall’unico quadrupede: il borbottio dei passanti e l’indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.
Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l’asinello libero.
Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: “Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi”.
Allora il padre disse: “Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci”.
Cosa ci insegna “Il contadino, il figlio e l’asino”
Perché dovremmo preoccuparci di ciò che gli altri pensano di noi, perché dovremmo avere più fiducia nelle loro opinioni che nella nostra? (Brigham Young)
Le favole di crescita personale come questa ci spiegano molto bene l’importanza di decidere con la propria testa, in base ai propri valori e perseguendo i propri obiettivi.
Le tue decisioni non devono dipendere dal giudizio degli altri così come non possono essere prese per compiacere qualcuno.
Troverai sempre persone pronte a puntarti il dito contro, pronte a dirti che stai sbagliando.
Se aspetti che tutti ti diano ragione non farai mai alcuna scelta e passerai la tua vita come la gru, su una gamba sola, in attesa di fare quel passo.
Non lasciare che la tua chiarezza di idee, la tua passione e la voglia di ottenere risultati possa essere condizionata da altri.
Fai sempre una netta distinzione tra coloro che possono esserti d’aiuto e coloro da tenere a distanza.
Parlo di coloro che pur non avendo mai fatto niente nella vita sono sempre pronti a dispensare consigli gratuiti e insinuare dubbi.
Sono coloro che sanno fare meglio il lavoro degli altri.
Ascolta i consigli di coloro che stimi ma decidi sempre con la tua testa.
Fai ciò che “ritieni giusto” e se anche gli altri avranno tutte le argomentazioni per attaccarti tu avrai sempre la certezza che ciò che hai fatto era ciò che volevi fare.
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La gara dei ranocchi
Quel giorno si sarebbe tenuta una famosa competizione di ranocchi.
Il primo a raggiungere la sommità della torre sarebbe stato il vincitore.
La folla giunse da ogni parte della città ad ammirare la gara ma non appena iniziò si accorsero di quanto fosse alta quella torre.
I ranocchi cominciarono a saltare con grande determinazione ma tra la folla cominciarono a farsi largo alcuni commenti: “È impossibile. Non ce la faranno mai”.
I ranocchi continuavano con impegno e tenacia a saltare ma tra le persone cominciarono a farsi sempre più forti i dubbi su quella gara.
La gente non credeva possibile che i ranocchi potessero raggiungere la cima della torre: “È troppo alta! Non ce la possono fare!”.
Alcuni ranocchi udendo tali commenti cominciarono ad abbandonare la competizione, mentre altri continuarono la loro corsa.
Nel frattempo la folla proseguiva con i suoi commenti: “Poveretti, che pena! Non ce la faranno mai!”.
Altri ranocchi ascoltando quei commenti si accorsero di quanto fosse realmente alta la torre e seppur con grande dispiacere si ritirarono dalla gara.
Le persone che osservavano la competizione continuavano a commentare a gran voce: “È troppo alta, non ce la faranno mai!”.
Di lì a poco tutti i ranocchi si diedero per vinti, tranne uno che, con grande fatica, arrivò fino alla vetta della torre.
Tutti vollero sapere come quel ranocchio avesse fatto a compiere un’impresa così difficile e quando si avvicinarono a lui per chiederglielo fecero una curiosa scoperta: quel ranocchio vincitore… era sordo!
Cosa ci insegna “La gara dei ranocchi”
Le favole di crescita personale come “La gara dei ranocchi” ci ricordano la pericolosità delle credenze limitanti.
Nel momento in cui una credenza limitante comincia a farsi spazio dentro di noi siamo portati a mettere in atto un comportamento paradossale, cerchiamo in ogni angolo, in ogni situazione e in ogni persona quei dettagli che sono coerenti con quanto stiamo cominciando a credere e trascuriamo invece quelli che li metterebbero in dubbio.
La rana vincitrice della storia è l’unica a non farsi condizionare da ciò che dice la folla a gran voce.
Tutte le altre sentendo i commenti delle persone cominciano a mettere in dubbio le loro capacità, iniziano a dare valore a quelle parole.
Via via che ogni rana abbandona la gara non fa altro che rafforzare questa credenza limitante in tutte le altre.
Sono sicuro che mentre le rane abbandonavano la gara avevano un preciso pensiero in testa: “Hai visto, avevano proprio ragione. La torre è troppo alta e ripida!”.
Queste parole rappresentano un meccanismo di difesa nel quale tendiamo a sconfinare.
In fin dei conti se non ce l’ho fatta è perché effettivamente non era fattibile.
Poi però arriva quella rana sorda a mettere tutto in discussione.
Ricorda sempre che le nostre credenze determinano i nostri risultati: se pensi di non essere in grado di svolgere un determinato compito stai pur certo che avrai, ahimè, perfettamente ragione.
Concludendo…
Le favole di crescita personale rappresentano storie che seppur di fantasia sono in grado di offrirci interessanti chiavi di lettura su ciò che succede nel mondo reale, su ciò che succede nelle nostre vite.
Voglio concludere quest’articolo con una bellissima frase:
Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi. (G. K. Chesterton)
Esistono le difficoltà e i problemi, proprio come i draghi nelle favole, ma è opportuno sapere che ci saranno sempre cavalieri pronti a sconfiggere sia gli uni che gli altri.
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