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Leonardo Del Vecchio: dall’orfanotrofio a Forbes

leonardo del vecchio

Leonardo Del Vecchio nacque a Milano nel 1935, ultimo di 4 fratelli. Suo padre, commerciante di frutta, lavorava duramente per sostentare tutta la famiglia. Un giorno, quando Leonardo Del Vecchio aveva solo 7 anni, il padre morì. La disgrazia si abbatté sui familiari sia da un punto di vista affettivo che economico lasciandoli in grosse difficoltà.

Era un bambino e non poteva ancora sapere che, nonostante le incredibili difficoltà oggettive in cui si trovava, sarebbe stato capace di creare un impero su scala mondiale.

Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta. (J.W.Goethe)
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L’affidamento in orfanotrofio 

La madre non era in grado di sfamare i 4 figli così i fratelli furono dati in affidamento mentre Leonardo fu portato presso l’orfanotrofio Milanese dei Martinitt. Il piccolo Leonardo Del Vecchio senza affetti e senza soldi rimase in quella struttura fino al 15° anno di età.

Il mondo del lavoro

Una volta conseguito il diploma di scuola media, Leonardo uscì dall’orfanotrofio e trovò lavoro come garzone alla Johnson, una fabbrica dove si incidevano coppe e medaglie. Era un ragazzo molto preciso ed ordinato e gli stessi proprietari lo consigliarono di iscriversi ai corsi serali dell’Accademia di Brema in modo da apprendere l’arte dell’incisione. Leonardo Del Vecchio all’età di 23 anni decise di spostarsi nel Trentino dove trovò lavoro proprio come incisore. Passerà 6 anni di duro lavoro ad apprendere e migliorare le sue capacità nell’incidere il metallo.

Da piccola attività a first player a livello mondiale

Era il 1958 quando Leonardo Del Vecchio decise di trasferirsi ad Agordo, in provincia di Belluno. Un giorno Leonardo notò un vecchio capannone abbandonato di proprietà del Comune. Nel 1961, all’età di 27 anni, riuscì a fare un accordo con la regione: avrebbe ricevuto senza alcun costo il capannone se avesse aperto un’attività assumendo personale proveniente dalle aree disagiate della provincia. Quel capannone abbandonato diventò così il suo trampolino di lancio: insieme a due collaboratori dette vita alla sua attività. La piccola ditta si occupava di produrre semilavorati per conto terzi, ma nel 1967 cominciò ad assemblare anche i singoli componenti per la produzione di occhiali completi. Nel 1971 ci fu un nuovo ed importantissimo salto di qualità: Leonardo Del Vecchio decise di lasciare completamente l’attività di produzione per conto terzi e di dedicarsi completamente alla realizzazione e commercializzazione dell’occhiale finito. “Avevamo fatto un prodotto che era veramente innovativo” ricorda oggi Leonardo Del Vecchio durante un’intervista a h2biz. “Fondamentalmente noi eravamo fornitori terzisti specializzati nel produrre tutti i componenti per le varie fabbriche. Il giorno che li abbiamo assemblati siamo riusciti a venderli a prezzi più bassi di chiunque altro. E quindi abbiamo fatto un campionario talmente competitivo che i grossisti sono venuti dentro a frotte”.

Leonardo Del Vecchio - Agordo - UYM

Leonardo Del Vecchio – Agordo – UYM

 (La sede della Luxottica ad Agordo in provincia di Belluno)

Alcuni numeri su Leonardo Del Vecchio:

L’azienda in questione è la Luxottica una realtà che nel 2013 ha fatturato 7.313 milioni di € con un utile netto di 545 milioni di €. (Fonte Wikipedia)

  • Nel 1995 acquisisce i circa 850 negozi della catena statunitense LensCrafters
  • Nel 1999 Luxottica acquisisce il famoso brand americano Ray-Ban.
  • Nel 2000 il titolo viene quotato alla borsa di Milano.
  • Nel 2001 acquisisce le catene di negozi Sunglass Hut International per un totale di circa 2.000 punti vendita.
  • Nel 2003 acquista la catena di negozi australiani e della Nuova Zelanda OPSM – Optical Prescription Spectacle Makers. Altri 595 punti vendita si vanno così ad aggiungere alla rete di negozi gestiti da Luxottica.
  • Nel 2007 Luxottica acquisisce la Oakley, leader mondiale nell’ottica per lo sport, per 2.1 miliardi di dollari. Luxottica continua nel corso degli anni l’acquisizione di altre marche rilevanti come Vogue-Eyewear, Persol e Oliver Peoples.
  • Nel 2011 Luxottica acquisisce il 100% della Grupo Tecnol, principale operatore brasiliano in campo ottico, per un valore totale di 110 milioni di euro.
  • Nel 2013 acquisisce Alain Mikli International, società francese operante nel settore dell’occhialeria di lusso.
  • Nel 2014 acquisisce il controllo del sito Glasses.com, importante piattaforma americana per la vendita di occhiali online.

Tutto questo porta Luxottica a possedere circa 7.000 negozi in tutto il mondo e a produrre un vastissimo campionario di occhiali sotto numerosi marchi: sia di proprietà, come quelli sopra indicati, sia prodotti su licenza come Giorgio Armani, Chanel, Prada e molte altre importanti firme della moda.

I Brand Oakley e Ray-Ban stanno lavorando a stretto contatto con il colosso di Mountain View, Google, per lo sviluppo e produzione dei famosi Google Glass.

Leonardo Del Vecchio - Google_Glass - UYM

Leonardo Del Vecchio – Google_Glass – UYM

Questo impero formato da 70.300 dipendenti è stato creato da un uomo che ha costruito tutto, pezzo per pezzo, con sudore e passione, partendo da una condizione di disagio sociale ed economico molte forte. Nessuno avrebbe pensato che quel bambino senza soldi e senza affetti rinchiuso nell’orfanotrofio milanese sarebbe stato capace di diventare uno degli uomini più ricchi d’Italia con un patrimonio di 20 miliardi di dollari. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la passione e la determinazione di Leonardo Del Vecchio gli avrebbero permesso di creare la Luxottica, il maggior produttore e distributore di occhiali al mondo.

“Marco, è una storia sicuramente affascinante e di stimolo per perseguire i propri obiettivi… ma oltre a questo in che modo potrebbe aiutarmi concretamente a migliorare la qualità della mia vita?”  😯

Ricordi il post sul paradigma dei vincenti – Essere – Fare – Avere? La storia di Leonardo Del Vecchio è un esempio concreto di cosa possiamo creare pur partendo da una situazione tutt’altro che favorevole. La prossima volta che penserai di non essere in grado di fare qualcosa o di non avere gli strumenti adatti per farla, ti invito a pensare a questa storia.

Pensa a coloro che pur non avendo niente hanno saputo creare!

Articolo Leonardo Del Vecchio – Foto tratte da Google Immagini

Firma Marco Little UYM

Matita - UYM

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Ciao, mi chiamo Marco Cammilli e sono l'autore di UpgradeYourMind. Voglio condividere con te i miei studi e le mie esperienze nell'ambito della crescita personale. Scopri le strategie pratiche e immediate per migliorare la qualità della vita. Buona navigazione. Marco.

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7 commenti
  1. roby
    roby dice:

    Del Vecchio è il tipico esempio di ” self made man “, uno che si è fatto
    tutto da solo, dalle stalle alle stelle e chi + ne ha + ne metta.
    In lui si ritrovano tutte quelle qualità che ne hanno fatto un uomo di successo: lavoro, curiosità, capacità di fare scelte propedeutiche a cogliere le opportunità di mercato, scelte azzeccate nei mgrs. Non dobbiamo
    dimenticare come la sua ” fortuna ” abbia le fondamenta nel periodo in cui
    l’ italia godeva ancora del boom economico e di una lira molto deprezzata
    e perciò competitiva nei prodotti. Ricordiamoci tuttavia anche che la fortuna è cieca e se non si coglie…..Qualità fondamentale.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Roby, credo che il periodo del boom economico abbia contribuito senza ombra di dubbio a dare una spinta all’attività del Sig. Del Vecchio. Sono altresì convinto che un personaggio come lui avrebbe comunque trovato la sua strada. Queste persone hanno la capacità di creare qualcosa senza aspettare che sia il “momento giusto” per Fare. Il momento giusto se lo creano sfruttando ciò che hanno, poco o tanto che sia e nel caso del Sig. Del Vecchio direi poco, proprio poco. In ogni periodo, di boom o di crisi, c’è sempre e comunque qualcuno che rimane fermo al palo e altri che invece riescono a creare qualcosa d’importante.
      Grazie del commento. Marco.

      Rispondi
  2. Wisteria
    Wisteria dice:

    E’ molto suggestiva questa storia: da una situazione di disagio economico e sociale molto forti a miliardario.
    Ogni tanto capita di sentirsi orgogliosi di essere italiani.
    Grazissimissime.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Wisteria, stavo pensando che sarebbe davvero interessante capire se queste persone di successo hanno un comune denominatore che le accomuna e se sì quale sia.
      Mi chiedo se esista una sorta di fattore X del successo?
      Ora vado a letto e ci penserò. 🙂
      Marco

      Rispondi
  3. Ringhio70
    Ringhio70 dice:

    Che dire? Sicuramente un esempio di questo tipo non può che caricarti di voglia di fare, ma c’è , a mio modesto parere, anche un rovescio della medaglia. Del Vecchio è partito molto svantaggiato ed è arrivato lontanissimo quindi è innegabilmente un grande, io sono partito molto avanti a lui, ma sono rimasto al palo quindi sono una pippa!!!
    Sono troppo pessimista?

    Ciao.

    Ringhio70

    Rispondi
    • Wisteria
      Wisteria dice:

      In effetti quando ci confrontiamo con personaggi di tale calibro è difficile non sentirsi in qualche modo sbagliati. Può capitare anche senza fare il confronto co questi BIG… anche l’amico che ha avuto successo nella vita o il vicino di casa che parcheggia con la Porsche possono farci sentire dei perdenti. Il tuo commento è molto acuto. Sicuramente è sbagliato pensare che siamo sbagliati ma se i risultati che otteniamo sono mediocri come dovremmo sentirci? Devo pensarci su… spero che la mensa aziendale possa darmi la forza per trovare una risposta! 😉
      Grazissimissime

      Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Alla domanda “Sono una pippa?” cosa dovremmo mai rispondere? 😉
      A parte le battute…
      Tieni presente che il cervello è strutturato per trovare risposte, sempre.
      Detto questo è opportuno fare una distinzione tra le due grandi tipologie di domande.

      1) quelle intelligenti

      2) quelle che non sono intelligenti. Chiamiamole pure con il loro nome: stupide.

      Quando una persona si pone una domanda stupida è facile che ci “caschi dentro” e non ne esca più. “Sono una pippa?” – “Sono un fallito?” – “Sono un perdente?”
      A tutte queste domande che risposta potremmo mai darci? Esatto, rispondiamo con un “sì”.
      Riflettici però un attimo: che domande sono mai queste? Non hanno alcun senso!Non dico questo perché potrebbero essere domande scomodo ma perché non hanno proprio alcun senso.

      Queste domande non fanno altro che tenerci fermi al palo, demotivarci ed inibire qualunque azione… tanto perché mai dovrei riuscire a fare qualcosa se sono appunto una pippa?

      Se invece utilizziamo delle domande intelligenti i nostri pensieri cambiano radicalmente e di conseguenza le nostre azioni. Invece di chiederci se sono un pirla o meno è molto più funzionale una domanda che ci dia modo di capire cosa fare per ottenere qualcosa, per raggiungere un obbiettivo.

      Pensa a questa domanda: “Cosa posso fare oggi di concreto per…” – “Quale obiettivo voglio raggiungere oggi?”
      Come vedi in questo caso la mente si mette alla ricerca di una risposta e dal momento che il nostro cervello è programmato per trovare risposte vedrai che viene fuori. E’ un processo automatico difficile da interrompere. Se ti poni una domanda il tuo cervello lavora per trovare una, sempre. Anche in background, mentre stai facendo altro, il tuo cervello continua a cercare una risposta. Forte è? 🙂

      Tirando le fila direi: se la domanda che ci poniamo è stupida la risposta sarà esattamente sulla stessa lunghezza d’onda.
      Ti ringrazio Ringhio70 del tuo commento perché affronta un argomento davvero interessante.
      A presto. Marco.

      Rispondi

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