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Incomprensioni e conflitti: come risolverli

incomprensioni e conflitti

Incomprensioni e conflitti con gli amici. Incomprensioni e conflitti con il partner. Incomprensioni e conflitti con i figli, con i colleghi di lavoro… e la lista continua.

Hai mai pensato qualcosa tipo “Ho ragione io, come può non capire?”, “E’ incredibile che non riesca ad accettare il mio ragionamento, è proprio testardo!”.

La risposta è sicuramente sì; succede a tutti e con notevole frequenza. Si tratta di incomprensioni e di conflitti che si verificano quando comunichiamo con qualcuno: figli, genitori, amici, colleghi, professori, conoscenti, ecc.

“Perché non capisce? Perché è così cocciuto?” Hai mai riflettuto che quando pensi questo anche l’altra persona probabilmente fa lo stesso ragionamento?

Quando si verificano incomprensioni e conflitti entrambe le parti tendono a difendere a spada tratta la propria posizione e probabilmente hanno ragione entrambi.

Vediamo il perché e come uscire da questi conflitti limitanti.

Cerca prima di capire, e solo dopo di essere compreso dagli altri. (Stephen Covey) Click to Tweet

Incomprensioni e conflitti: i sei ciechi e l’elefante

C’erano una volta sei saggi che vivevano insieme in una piccola città.
I sei saggi erano ciechi.
Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei saggi volevano conoscerlo, ma come avrebbero potuto essendo ciechi?
“Io lo so”, disse il primo saggio , “ lo toccheremo.”
“Buona idea”, dissero gli altri ,”così scopriremo com’è fatto un elefante.”
I sei saggi cosi andarono dall’elefante.

Incomprensioni e Conflitti - I sei ciechi e l'elefante - UYM

Incomprensioni e Conflitti – I sei ciechi e l’elefante – UYM

Il primo saggio si avvicinò all’animale e gli toccò l’orecchio grande e piatto. Lo sentì muoversi lentamente avanti e indietro, producendo una bella arietta fresca e disse: “L’elefante è come un grande ventaglio”.
Il secondo saggio invece toccò la gamba: “Ti sbagli. L’elefante è come un albero”, affermò.
“Siete entrambi in errore”, disse il terzo. “L’elefante è simile a una corda”. mentre gli toccava la coda.
Subito dopo il quarto saggio toccò con la mano la punta aguzza della zanna. ”Credetemi, l’elefante è come una lancia”, esclamò.
“No, no”, disse il quinto saggio “che sciocchezza!” , “l’elefante è simile ad un’alta muraglia”, mentre toccava il fianco alto dell’elefante.
Il sesto nel frattempo aveva afferrato la proboscide. “Avete torto tutti”, disse, “l’elefante è come un serpente!”
“No, come una fune”.
“No, come un ventaglio”.
“Come un Serpente!”
“Muraglia!”
“Avete torto!” “No ho ragione io!”
I sei ciechi per un’ora continuarono a urlare l’uno contro l’altro e non riuscirono mai a scoprire come fosse fatto un elefante!

Ognuno aveva evidentemente ragione, ma dal proprio punto di vista!

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Incomprensioni e conflitti: una realtà soggettiva

Questa storiella ci fa capire come ognuno di noi viva una realtà soggettiva. Dobbiamo maturare la consapevolezza che l’essere umano non agisce direttamente nella realtà, ma in un proprio modello. Anche tu, con le tue esperienze, attraverso i tuoi sensi, filtri la realtà oggettiva trasformandola in soggettiva.

Secondo te esistono davvero persone che vanno in giro a raccontare fesserie? Ovviamente no. Il loro punto di vista si differenzia dal tuo perché, proprio come ogni saggio si fa un’idea dell’elefante partendo da una diversa parte del corpo dell’animale, così i tuoi interlocutori possono percepire la realtà attraverso schemi mentali frutto di esperienze diverse dalle tue.

Quindi ciò che afferma il tuo interlocutore, se pur dal suo punto di vista, è corretto. Se non maturiamo questa consapevolezza le incomprensioni e conflitti continueranno a riempire le nostre giornate.

Se cominciamo ad avere consapevolezza di ciò, faremo più attenzione a trarre facili giudizi sugli altri e su ciò che dicono. Devi abituarti a cercare di capire il loro punto di vista, ad essere più aperto. Questo atteggiamento è alla base di una comunicazione efficace. Ogni volta che ti trovi in situazioni d’incomprensioni e conflitti pensa che si tratta solamente di punti di vista differenti, entrambi assolutamente validi.

Incomprensioni e conflitti: la mappa non è il territorio

Alfred Korzybski (1879 – 1950) è stato un filosofo, ingegnere e matematico polacco. La sua opera dal titolo “Science and Sanity: An Introduction to Non-Aristotelian Systems and General Semantics” fu pubblicata nel 1933 e da allora nonostante i decenni trascorsi è ancor oggi considerata un’opera di rilievo.

Korzybski sosteneva che la conoscenza umana del mondo è limitata dal sistema nervoso e dalla struttura del linguaggio. Significa che le persone non possono avere accesso diretto alla realtà, ma hanno modo di accedere a percezioni e credenze che la società umana ha con il tempo scambiato per conoscenza diretta della realtà.

L’uomo vede quindi ciò che nel corso della propria esistenza ha costruito attraverso l’esperienza. Queste informazioni vengono registrate nella propria mappa mentale e vengono utilizzate per interpretare e comprendere la realtà che lo circonda.

Egli ripeteva spesso la frase “La mappa non è il territorio.”. Con questa frase il filosofo voleva spiegare come, attraverso i nostri sensi, riusciamo a concepire la realtà solo in maniera soggettiva, parziale, in quanto la realtà oggettiva viene filtrata dalle nostre esperienze, generalizzazioni, distorsioni e cancellazioni. Un conto è la realtà, un conto è la percezione di essa. Egli ribadiva che fintanto non ci sarà la consapevolezza di questo, fintanto le persone non amplieranno le proprie mappe mentali, i loro comportamenti e le loro scelte resteranno limitate. Come potrà mai avere successo una persona che agisce in maniera limitata?

L’uomo purtroppo si fa guidare da credenze, generalizzazioni, stereotipi e luoghi comuni che ha scambiato per realtà oggettiva. Proprio per questo motivo li ha elevati erroneamente come fossero una saggia ed oggettiva guida. Come fossero la propria stella polare che potrà condurli, senza smarrimenti, attraverso il lungo cammino che è la vita.

Incomprensioni e conflitti: l’aneddoto dei biscotti

C’è un curioso aneddoto del Prof. Korzybski. Durante una lezione ai suoi studenti il Professore si soffermò un attimo per prendere dalla sua borsa un sacchetto di biscotti avvolti da un foglio bianco. Si scusò per l’interruzione alla lezione, ma aveva bisogno di mangiare qualcosa. Ne approfittò così per offrirne alcuni agli studenti delle prime file.

“Buoni questi biscotti, cosa ne dite?”. Alcuni studenti li accettarono volentieri. Ad un certo punto, mentre gli studenti mangiavano di buon grado, tolse il foglio bianco che copriva la confezione originale. Tutti, a quel punto, poterono vedere che si trattava di biscotti per cani. Gli studenti rimasero allibiti e due di loro corsero nauseati in bagno per sputare.

“Vedete signori e signore?” commentò il Professore “Ho appena dimostrato che le persone non mangiano solamente il cibo, ma anche le parole, e che il sapore del primo è spesso influenzato dal sapore delle seconde.”

L’obiettivo del Professore era stato raggiunto: aveva dimostrato come alcune sofferenze nella vita delle persone fossero da ricondurre alla confusione che si genera tra la rappresentazione linguistica della realtà e la realtà stessa.

La frase “La mappa non è il territorio” è ancora oggi uno dei principi più importanti della comunicazione ed averne consapevolezza è il primo passo per ridurre le incomprensioni e conflitti con le persone che fanno parte della nostra vita.

Incomprensioni e Conflitti: 2 semplici azioni per uscire fuori

1) Sei responsabile di ciò che comunichi.

E’ tua responsabilità fare in modo che l’interlocutore capisca esattamente ciò che pensi. Nella maggior parte dei casi invece ci aspettiamo che sia l’altro a scervellarsi per capire ciò che stiamo dicendo e possa così individuare il nostro punto di vista.

No, io dico che è responsabilità tua. Devi porre massima attenzione nel trasformare i tuoi pensieri, concetti ed immagini in linguaggio, adattandolo a chi ti sta ascoltando. Se l’altro non capisce non è lui di “coccio”, ma sei tu che ti sei spiegato male. Intesi? 🙂 Se seguirai questo punto vedrai come le incomprensioni e conflitti si ridurrano drasticamente.

2) Sei consapevole che la mappa non è il territorio.

Questo punto dovrebbe esserti molto chiaro adesso. Non devi fare lo sbaglio di dare per scontato che i tuoi schemi mentali, le informazioni in tuo possesso, siano identici anche nell’altra persona. Devi essere consapevole che forse il tuo interlocutore non ha mai sentito parlare dell’argomento in questione. Forse ne ha sentito parlare in maniera confusa da qualcun altro. Probabilmente ha solo poche informazioni e pure scollegate tra loro.

La sua mappa è diversa dalla tua, potrebbe aver avuto esperienze di vita diverse e quindi il suo punto di vista è per ovvie ragioni diverso dal tuo. Aiutalo a capire il tuo punto di vista. Prova a chiederti in queste situazioni di stallo, le seguenti domande:

  • Da quale prospettiva il tuo interlocutore sta osservando l’argomento trattato?
  • Quale parte dell’argomento sta osservando il tuo interlocutore che tu invece non riesci a vedere? E se non lo vedi come potresti mai valutarlo.
  • E’ possibile che entrambi i punti di vista, pur essendo differenti, siano comunque corretti?

Per concludere

Questi due semplici punti se messi in pratica ti permetteranno di migliorare sensibilmente il rapporti con gli altri e le incomprensioni e conflitti potranno finalmente tendere a zero.

Quante volte ti capita di non essere capito, di finire dentro incomprensioni e conflitti? Quando succede quale comportamento adotti?

Firma Marco Little UYM

Articolo Incomprensioni e Conflitti – Immagine tratta da Pixabay

Matita - UYM

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Ciao, mi chiamo Marco Cammilli e sono l'autore di UpgradeYourMind. Voglio condividere con te i miei studi e le mie esperienze nell'ambito della crescita personale. Scopri le strategie pratiche e immediate per migliorare la qualità della vita. Buona navigazione. Marco.

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13 commenti
  1. Ringhio70
    Ringhio70 dice:

    Ciao Marco,
    la storia dei 6 saggi è veramente illuminante. Devo dire che tendenzialmente penso ai miei interlocutori come potenziali prevaricatori che vogliono farmi accettare in qualche modo la ‘loro’ verità, per cui il mio pensiero viene offuscato dall’ansia e non riesco ad essere assertivo come tu invece consigli!
    Credo di dover lavorare molto su questo aspetto.

    Ringhio70

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Ringhio70, credere a priori che il nostro interlocutore abbia come obiettivo l’imposizione della propria idea non aiuta il dialogo. Questa credenza limitante (maledette credenze!!! Se qualcuno se lo è perso vi consiglio di leggere il relativo post) genera infatti delle emozioni, come l’ansia appunto, che tutto fanno tranne che darci una mano nel gestire la conversazione. E’ mai capitato a qualcuno di ottenere ottime prestazioni in preda all’ansia? No ovviamente. 🙁 Il motivo è semplice: non siamo più noi a gestire la situazione e le emozioni ma viceversa.
      Nel momento in cui una credenza limitante comincia a farsi spazio dentro di noi siamo portati a mettere in atto un comportamento paradossale, cerchiamo dietro ogni parola, in ogni situazione e in ogni persona quei dettagli che sono coerenti con quanto stiamo cominciando a credere e trascuriamo invece quelli che li metterebbero in dubbio. Così facendo l’assurda credenza in questione diventa indistruttibile, poiché sorretta da tantissimi dettagli, e noi possiamo crogiolarci con triste soddisfazione nella frase “Hai visto, avevo proprio ragione, quella persona voleva prevaricarmi ed impormi la sua idea!”. Come vedi le credenze tendono ad auto-avverarsi perché facciamo di tutto pur di accarezzare la piacevole sensazione di aver ragione.

      Mi fa piacere il tuo riferimento al post sull’assertività!
      Grazie del commento. Marco.

      Rispondi
  2. Wisteria
    Wisteria dice:

    Ammettilo che hai una sfera di cristallo? 🙂
    Proprio stamani, prima di leggere il tuo articolo, ho avuto un “simpatico” scambio di opinioni con una collega…mortacci sua!
    La lettura del tuo post mi ha fatto riflette su un aspetto che non avevo mai preso in considerazione: la soggettività della realtà. La mappa non è il territorio è una splendida frase che riassume in maniera ineccepibile la differenza tra la realtà oggettiva e quella percepita.
    Ripensando adesso al diverbio avuto con la mia collega sono sicura che la “conversazione” si sarebbe sviluppata in maniera completamente diversa.
    E’ davvero un bellissimo articolo. Spero di leggerne altri sulla comunicazione.
    Grazissimissime.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Mi sto organizzando per acquistarne una ma al momento non ce l’ho. 🙂
      Wisteria, il motivo per cui spesso i miei articoli arrivano al momento giusto è presto spiegato. Trattando argomenti concreti con i quali abbiamo a che fare ogni giorno è facile per chi scrive avere un ottimo tempismo.
      Ta-da!
      Svelato il mistero! 🙂
      Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il post.
      A presto. Marco.

      Rispondi
  3. Laura
    Laura dice:

    E’ vero, le incomprensioni nascono principalmente quando le due persone che colloquiano sono stanche o stressate e vorremmo che l’altro capisse al volo ciò che stai chiedendo o ciò che stai illustrando ….. L’altro non capisce ed ecco che (almeno io) non mi limito a prendere atto della non comprensione in quella discussione, che potrei ulteriormente chiarire, ma non mi sento compresa a tutto tondo con la conseguenza di accumolare amarezza anziché voglia di spiegare ….. Meno male che non sono il tipo che si chiude a riccio e torno alla carica o minimizzo guardando l’incomprensione per quella che è, però indubbiamente in quel momento sto male …… Sicuramente rileggerò l’articolo ……

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Laura, gli stati emotivi negativi non aiutano a dissipare le incomprensioni, tutt’altro. Sappiamo bene tutti quanto sia facile entrare in contrasto con qualcuno quando le emozioni parlano al posto nostro. Alzi la mano 🙂 a chi non è mai successo di dire qualcosa di cui poi si è pentito. Succede a tutti e spesso.
      Ogni persona ha la capacità di rendersi conto quando dice delle “parole di troppo”. Oltre a questo però altro non fa, convinto erroneamente che il tempo possa cancellare quanto accaduto. Le persone “di successo” invece sono capaci anche di riaffrontare la questione con raziocinio e chiarirla evitando che delle banali incomprensioni possano alterare e perfino rovinare i rapporti. Provate a dire chi vive meglio: i primi o i secondi?

      Sono convinto che i due punti indicati nell’articolo siano facili da applicare ed abbiamo un concreto ed immediato riscontro.
      Grazie del tuo contributo.
      Marco.

      Rispondi
  4. Roby
    Roby dice:

    Dimenticandoci x 1 momento l’ interlocutore di coccio o meglio impreparato
    e colui che ci fronteggia in perfetta malafede o meglio sempre impreparato,
    spesso le discussioni e/o scontri nascono proprio dal desiderio di far
    prevalere il ns. punto di vista, punto di vista che abbiamo avuto tutto il
    tempo di elaborare contrariamente magari al ns. interlocutore. Quindi per
    evitare il tutto chiarezza di obiettivi, di mezzi e di esposizione. Detto
    ciò dobbiamo anche essere pronti e determinati a sostenere il ns. punto
    pena la ns. credibilità, cosa non di poco conto.Sintetizzando: flessibilità e fermezza.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Roby, il tuo commento va a sottolineare quanto sia ampio l’argomento in questione: LA COMUNICAZIONE. Parli infatti di chiarezza di obiettivi, di mezzi, capacità di esporre i propri pensieri e di credibilità. Sono tutte parole molto importanti che tratterò sicuramente in appositi articoli.

      Una precisazione. Spero che il mio post non abbia passato il messaggio che “non dobbiamo sostenere il nostro punto di vista”. Un conto è sostenere ciò che diciamo, un altro conto è dare per scontato che i nostri schemi mentali e le informazioni in nostro possesso, siano identiche anche nell’altra persona.

      Grazie del commento. A presto. Marco.

      Rispondi
  5. Pierfilippo
    Pierfilippo dice:

    Veramente parole sagge. Certe volte difficili da mettere in pratica ma sicuramente da tenere a mente quando si comunica con il prossimo. La comunicazione subisce di per sé tante trasformazioni (pensiero, linguaggio etc…) ed è praticamente impossibile avere un passaggio completo da un individuo ad un altro… ma lavorandoci sopra è possibile aumentare la comprensione e lo scambio di idee e pensieri.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Pierfilippo, mi fa piacere che tua abbia trovato interessante l’articolo. La comunicazione, in tutte le sue sfaccettature, è un argomento che mi ha sempre affascinato tantissimo. Più leggo argomenti legati a questa macro area e più mi accorgo di quanto siamo poco preparati a sapere comunicare efficacemente. Se la comunicazione è alla base della società, delle nostre vite, perché non è materia d’insegnamento a scuola?
      Se qualcuno sa darmi risposta…

      Grazie del tuo commento. A presto. Marco

      Rispondi
      • Wisteria
        Wisteria dice:

        Ciao Marco, appena ho visto il tuo commento ho voluto rispondere.
        SCUOLA?
        Se penso che la scuola di oggi è strutturata nello stesso modo di 50 anni fa mi viene proprio rabbia. Una cosa di cui non mi capacito è come sia possibile, ad esempio, che ancora oggi i ragazzi che escono dalle superiori hanno una conoscenza delle lingue così mediocre.
        Il resto del mondo parla Inglese e noi no. Indipendentemente dalla vostra età pensate ai vostri amici e fate la conta di quanti di loro conoscono almeno in maniera sufficiente l’inglese per tenere una conversazione.
        Io sono a quota 0. 🙁

        Rispondi
        • Ringhio70
          Ringhio70 dice:

          Non vorrei andare fuori tema, ma l’osservazione di Wisteria è sacrosanta e mi permetto di aggiungere che non solo in Italia non si insegnano le lingue, ma non si insegna neppure a studiare: molti studenti sprecano tempo ed energie perchè nessuno ha insegnato loro tecniche e metodologie di apprendimento e memorizzazione che avrebbero reso più semplice il loro corso di studi.

          Ringhio70

          Rispondi
          • Wisteria
            Wisteria dice:

            Chissà quale sarebbe stata la mia strada se qualcuno, ai tempi della scuola, mi avesse insegnato qualcosa sugli argomenti che trovo in questo blog. Molto probabilmente tante cose sarebbero ormai abbondantemente acquisite, farebbero parte di me. Saprei muovermi con disinvoltura nella vita di tutti i giorni, saprei gestire le mie emozioni, saprei comunicare efficacemente con gli altri e potrei affrontare le situazioni difficili con razionalità, senza farmi prendere da mille paure.
            Certo, sicuramente è meglio tardi che mai… però che rabbia!

            Rispondi

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