Preoccuparsi di qualcosa, è possibile?

preoccuparsi di qualcosa

Preoccuparsi di qualcosa? Certamente Marco, chi non si preoccupa? Lavoro, salute, amore, soldi… ora che mi ci fai pensare ognuno ha un sacco di cose di cui preoccuparsi. 😥

Se la risposta è così semplice allora ti starai chiedendo se non abbia scritto il post in stato confusionale, ma se continuerai a leggere capirai che non è così e che la risposta alla domanda del titolo è molto meno banale di quanto sembri. 😆

Preoccuparsi di qualcosa

Esaminiamo insieme l’etimologia della parola: deriva dal latino avanti e occupare. Significa quindi occuparsi di qualcosa prima del tempo.

“Come come Marco? Com’è possibile occuparci di qualcosa prima che accada?”

Ti è mai capitato di pre-occuparti di qualcosa, di pre-fare qualcosa? Tipo pre-leggere un post, pre-guidare la macchina, pre-accendere lo smartphone?

Ovviamente no: si può fare o non fare qualcosa, questa sorta di via di mezzo non esiste proprio.
Ecco che il mistero s’infittisce! Te l’avevo detto che la risposta al titolo del post non è così scontata. 🙂

Preoccuparsi è una parola che viene infatti comunemente usata in maniera errata, nell’accezione che tutti ben conosciamo.

Se puoi farci qualcosa, perché ti preoccupi? E se non puoi farci niente, perché ti preoccupi? (Shantideva) Click to Tweet

Qual è quindi il significato di preoccuparsi di qualcosa?

E’ il nostro modo di anticipare le paure e le nostre ansie. Questo comportamento si ripercuote sul nostro benessere psico-fisico perché è una proiezione della nostra mente a un qualcosa di negativo che deve ancora (forse, chissà, ma anche no) succedere.

La preoccupazione la paragono a un virus dato che ha la capacità di moltiplicarsi nell’organismo ospite trasformandosi in abitudine e le cattive abitudini sono spirali nelle quale sarebbe meglio non finire.

“Quella persona tende a preoccuparsi di tutto.”

Conoscerai sicuramente qualcuno che tende a preoccuparsi di tutto ciò che lo circonda. Queste persone spendono il 90% del loro tempo proiettandosi nel futuro, preoccupandosi di qualcosa che forse, un giorno, succederà. Rimane loro un misero 10% per godere pienamente di ciò che stanno vivendo nel presente. Brutta situazione vero?

Soffrire il 90%

E’ tollerabile soffrire per il 90% della propria vita?

Riflettiamoci bene, qual è l’utilità di preoccuparsi di qualcosa? La preoccupazione è il contenitore di stati d’animo negativi ed è fine a se stessa. Questo vuol dire: “Se vuoi preoccuparti per un qualcosa fallo pure ma sappi che non servirà assolutamente a niente!”

“Marco, sei sicuro? In fondo è assolutamente normale preoccuparsi di qualcosa o per qualcuno.”

Sì sono sicuro e ti faccio alcuni esempi.

Invece di preoccuparci della nostra salute potremmo decidere di occuparcene, non sarebbe meglio? Un’alimentazione sana e l’attività fisica sono ottimi strumenti per salvaguardare il nostro benessere.

“Sono decisamente preoccupato per il mio lavoro, l’azienda sta attraversando un brutto periodo.” – Prepara un buon curriculum vitae e buttati a capofitto a cercare un nuovo lavoro.

“Sono preoccupato che un giorno possa succedere qualcosa di brutto alle persone a me care.” – Se puoi intervenire allora occupatene, se invece non puoi farci niente allora stai con loro e goditi ogni attimo.

Non sto dicendo che non preoccuparsi di qualcosa sia semplice, ma che è inutile. Diciamocelo, la preoccupazione è una grande stupidaggine.

C’è una e una sola cosa da fare per cambiare schema mentale: occuparci delle cose, qui e ora! Basta seguire questa semplice regola per riuscire passo dopo passo ad avere la consapevolezza necessaria per uscire da questi meccanismi mentali sbagliati che non ci fanno vivere serenamente.

Preoccuparsi di qualcosa? No! Ecco come essere felici in 2 mosse!

1.  Se puoi farci qualcosa non te ne devi preoccupare, ma occupare!
2.  Se invece non puoi farci niente è inutile che te ne occupi!

Vivi e goditi il momento, qui e ora!

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«Sono preoccupato.»

«Preoccupato? Che stupidaggine!»

«Perché?»

«’Pre’ significa ‘prima di’. Io non mi ‘pre-occupo’, io mi ‘occupo’.»

«Non ti capisco, Ami.»

«Non vivere immaginando problemi che non ci sono, né ci saranno. Godi il presente: si deve approfittare completamente della vita, cercando sempre la felicità, invece dell’angoscia. Quando si presenta un problema reale, allora occupatene.»

«Credo che tu abbia ragione, ma…»

«Ti sembrerebbe giusto se fossimo preoccupati pensando che potrebbe venire un’ondata gigantesca ad ingoiarci? Sarebbe stupido non approfittare di questo momento, di questa notte… Osserva quegli uccelli che corrono senza preoccuparsi… Perché perdere questo momento per qualcosa che non esiste?»

Enrique Barrios – Ami. Un amico dalle stelle

————————————————————————————————

Hai capito quanto siamo strani? :mrgreen:  Il preoccuparsi di qualcosa è bizzarro.

Adesso però sai anche come gestire nel migliore dei modi questo errato atteggiamento mentale. Come sempre ti ricordo di cominciare da subito a mettere in pratica quanto hai letto. Appena ti accorgi che ti stai preoccupando di qualcosa ricorri prontamente alle 2 mosse sopra indicate!

«Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.» (Dalai Lama)

Adesso che hai fatto mente locale su questo prezioso argomento è importante che tu metta in pratica subito quanto scritto. Non attendere oltre. Decidi adesso, il mondo è già pieno abbastanza di “se e ma”!

Spero che tu abbia trovato interessante il contenuto del post e che abbia fatto scorrere dentro di te nuova energia!

Sarò ben lieto di leggere un tuo commento a riguardo.

Firma Marco Little UYM

Articolo Preoccuparsi di qualcosa – Foto tratta da Google immagini

Matita - UYM

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Ciao, mi chiamo Marco Cammilli e sono l'autore di UpgradeYourMind. Voglio condividere con te i miei studi e le mie esperienze nell'ambito della crescita personale. Scopri le strategie pratiche e immediate per migliorare la qualità della vita. Buona navigazione. Marco.

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15 commenti
  1. Pierfilippo
    Pierfilippo dice:

    Non è facile dire alla gente di smettere di preoccuparsi: le preoccupazioni ci sono e possono ridurre le persone allo stremo delle loro forze o peggio. Anch’io ogni tanto mi dico che non esistono problemi ma solo soluzioni, però spesso è difficile trovare queste soluzioni e se non si trovano, il problema rimane. Cercare la soluzione significa occuparsene ma se non la trovo inizierò a preoccuparmi.
    Se invece sono fatalista non mi preoccuperò di niente.

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Pierfilippo, mi fa piacere vedere che l’articolo ha sortito l’effetto voluto: far riflettere e confrontarsi. Sono d’accordo con te sul fatto che non sia facile smettere di preoccuparsi anche perché se lo fosse non saremmo qui a parlarne. Come tu stesso dici il preoccuparsi porta le persone a vivere una vita fatta di stress e di emozioni negative. Perché allora? Perché lasciare che il nostro cervello passi le giornate a preoccuparsi anziché sfruttarlo per occuparsi del problema? Dico questo perché è solo quando decidiamo di percorrere questa strada che possiamo trovare una soluzione alle avversità. I problemi si risolvono solamente affrontandoli. Qual è allora il valore aggiunto di preoccuparsi per qualcosa? Nessuno, niente, zero. Allora, mi chiedo io, qual è il senso di stare male, di soffrire, dato che questo atteggiamento non solo non porta alcun beneficio ma addirittura fa cadere le persone tra le spire di emozioni negative e devastanti. Sfruttiamo le nostre risorse, le nostre energie per trovare una soluzione al problema. Nel caso in cui la soluzione non ci sia ritengo che la cosa migliore sia prenderne atto ed impiegare le nostre forze, tutte le nostre energie per andare avanti, per costruire qualcosa di positivo e vivere felici.

      Rispondi
  2. laura
    laura dice:

    Per me funziona così: si affaccia il problema, cerco la soluzione, se non la trovo non riesco a dirmi “oh, non ci posso fare niente, pazienza …”.
    Puoi dirmi che non posso pretendere di avere la bacchetta magica per ogni difficoltà, ed è vero, ma se il problema è importante difficilmente riesci ad accantonarlo! Sono d’accordo che è inutile macerarsi in situazioni irrisolvibili ma, almeno a me, succede che la “preoccupazione” entra in automatico nel cervello e certe volte toglie spazio a tutto ciò che ti circonda. Comunque già parlarne aiuta a sperare di diventare più zen ….

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Laura, sono convinto dell’enorme difficoltà che si riscontra nel portare avanti un’atteggiamento mentale come quello da me descritto. Detto questo però sono altrettanto convinto che sia un comportamento sbagliato. Mi preme ribadire che preoccuparsi non vuol dire occuparsene e che solo attraverso la gestione di un problema possiamo invece trovare la soluzione. Hai parlato di bacchetta magica ed allora ti chiedo Laura se tu potessi scegliere tra :
      A) Avere la capacità di non preoccuparsi degli avvenimenti ma saperli invece fronteggiare per trovare una soluzione. In quelle situazioni in cui la soluzione non c’è, anziché tormentarsi, sarai capace di sfruttare le tue energie per costruire qualcosa, per andare avanti e godere pienamente della vita.
      B) Gli eventi gestiscono la tua vita anziché viceversa.
      Io non ho dubbi sulla scelta da fare e tu?

      Rispondi
  3. ualina
    ualina dice:

    Invece io istintivamente, come prima cosa, mi preoccupo. Solo dopo ragiono e cerco di non anticipare problemi che forse non si presenteranno mai.
    Per Pierfilippo: è vero che se sei fatalista non ti preoccupi di niente ma non è necessariamente vero il contrario, se ti occupi e non preoccupi sei tutt’altro che fatalista!

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Ualina, anche per me è così. Nel momento in cui mi accorgo che mi sto preoccupando cerco di far emergere la mia parte razionale e mi chiedo se si tratti di un qualcosa su cui posso intervenire nell’immediato oppure no ed in base alla risposta agisco di conseguenza. Sembrerà banale ma questa semplice domanda funziona alla grande! Per quanto riguarda il concetto di persona fatalista dico che non è colui che non si preoccupa ma colui che vive con rassegnazione e passività gli eventi in quanto convinto che il suo destino sia dettato da una volontà superiore e ineluttabile. Si tratta di un argomento davvero interessante e vi ringrazio di averlo condiviso. Sarà molto interessante confrontarci quando pubblicherò un articolo approfondito a riguardo.

      Rispondi
      • Roberto
        Roberto dice:

        In giovine età ho compreso alcune semplici regole:
        1) se ad un problema c’è soluzione il problema cessa di esistere, se non esiste soluzione bisogna conviverci. Da questa considerazione scaturisce
        quello che chiamo ” fatalismo razionale “.
        2) “…chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza.

        Può sembrare semplicistico ma ho capito molto presto come le cose semplici
        sono quelle destinate a non complicare la vita + di tanto ed a durare nel tempo

        Rispondi
        • Marco Cammilli
          Marco Cammilli dice:

          Roberto, condivido quanto hai scritto e mi è piaciuto molto il termine da te utilizzato: “fatalismo razionale”.
          Per quanto riguarda le cose complicate sono convinto che spesso lo sono solamente perché siamo molto bravi a ingarbugliarci, a rendere questioni semplici estremamente complesse ed intricate. Sì, siamo molto bravi a complicarci la vita.

          Rispondi
  4. Ringhio70
    Ringhio70 dice:

    Adesso conosciamo l’etimologia del termine e sappiamo che ne abbiamo fatto da secoli un uso errato. Tuttavia a me sembra che questo non sposti di una virgola la questione: se scoprissimo che quei grossi quadrupedi che nitriscono e galoppano non si chiamano cavalli, il Palio di Siena si trasformerebbe forse in una gara podistica?

    Ringhio70

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ringhio70, la virgola l’abbiamo invece spostata perché abbiamo scoperto che la maggior parte delle persone corrono a piedi il Palio di Siena. Difficile fare una buona gara e non rimanere delusi quando dobbiamo competere con chi invece galoppa su quei quadrupedi. Adesso che lo sappiamo saliremo in sella pure noi ed allora sì che ci sarà da divertirtisi!

      Rispondi
  5. elena
    elena dice:

    Parole Sante, Marco! Ma io, che in effetti sono la “maestra” della preoccupazione, ritengo che un pizzico di questo – non nego, odioso – stato d’animo, possa essere anche salutare. Mi spiego. Il sentirsi un tantino preoccupati, specie per eventi per i quali “puoi” fare qualcosa, può essere quella spintina in più per fare meglio. Il “tanto andrà comunque tutto bene” mi è capitato di definirlo “stupido ottimismo”.
    Diversa è la preoccupazione per eventi per i quali non puoi fattivamente fare niente. In questo caso tenere a bada la preoccupazione diventa senza dubbio una azione positiva.
    In due parole, farei un distinguo fra vari “tipi” di preoccupazione!
    Ciao e a presto!

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Ciao Elena, sono d’accordo quando dici che ci sono varie tipologie di preoccupazioni che, aggiungo io, scaturiscono da molteplici e varie situazioni. Detto questo però sempre e comunque di preoccupazioni si tratta.
      Quando dici che è buona cosa preoccuparsi un po’ per quelle situazioni in cui puoi concretamente intervenire… non è che te ne stai invece già occupando? Nel momento in cui la tua mente è proiettata alla ricerca di una soluzione non possiamo più parlare di preoccupazione. Il preoccuparsi è quella situazione in cui si pensa ad un possibile problema e alle eventuali conseguenze senza però mettere in atto alcuna strategia capace di risolverlo o senza attivarci con tattiche capaci di preparare il terreno alla successiva soluzione. Il preoccuparsi è fine a sé stesso, è un atteggiamento passivo e remissivo ben distante dalla posizione assunta da coloro che decidono invece di provare a risolvere il problema. Aggiungo inoltre che occuparsi di una questione non indica solamente l’azione ultima che porta alla soluzione: posso occuparmi di qualcosa anche sdraiato sul divano con la mente in funzione cercando di fare ordine tra le idee in modo da stabilire quale siano le priorità tra le azioni che posso effettuare per affrontare una determinata questione.

      Rispondi
      • elena
        elena dice:

        Concordo pienamente con te. Avevo un concetto diverso del “preoccuparsi”. Se si intende come un atteggiamento passivo ed inutile, lontano dal cercare soluzioni possibili e non uno stimolo a reagire, sono d’accordo con te.

        Rispondi
  6. ApplePie
    ApplePie dice:

    Ammetto che mi preoccupo: ma per preoccuparmi intendo che quando mi si pone un problema da risolvere il mio cervello elabora tutte le varie situazioni possibili per essere pronta a qualsiasi evento!
    Sono sicura di esagerare alle volte, ma solo così riesco poi a trovare la giusta soluzione.
    E solo così subito dopo, la mia mente sarà libera. Perché dal momento che ho deciso non ho ripensamenti!
    Che dici, così può andare bene?
    Grazie del consiglio che mi vorrai dare

    Rispondi
    • Marco Cammilli
      Marco Cammilli dice:

      Il tuo modus operandi non fa una piega: è da manuale. 🙂

      1) Valuta tutte le soluzioni a disposizione.
      2) Scegli quella che ritieni essere migliore.
      3) Una volta che hai stabilito come muoverti la tua mente sarà sgombra da ripensamenti. Quella infatti è LA decisione migliore che potessi prendere con le informazioni che avevi disponibili.
      4) Al sopraggiungere di nuove informazioni o al cambiamento di quelle in essere è opportuno rivalutare la scelta fatta.

      Applepie, vai alla grande! Grazie del tuo commento. A presto.

      Rispondi

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