L’incredibile storia di Wilma Rudolph

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La storia di Wilma Rudolph è un bellissimo e concreto esempio di cosa significhi non mollare mai.

Aveva solo 4 anni quando si ritrovò a dover combattere contro una brutta malattia, la poliomielite.

I medici ripetevano a sua madre sempre il solito parere: “Signora Rudolph, siamo davvero dispiaciuti ma… sua figlia non potrà mai tornare a camminare.”

Un destino segnato da una malattia che tra gli anni ’40 e ’50 uccideva o paralizzava più di mezzo milione di persone nel mondo, ogni anno.

Wilma Rudolph però non volle arrendersi, voleva sconfiggere la malattia a tutti i costi.

 

L'incredibile storia di Wilma Rudolph - Segregazione razziale - uym

L’incredibile storia di Wilma Rudolph – Segregazione razziale – uym

La storia di Wilma Rudolph

Wilma Rudolph era la ventesima di ventidue figli di una famiglia povera, di colore, del Tennessee.

Quando venne alla luce il 23 Giugno del 1940 era particolarmente gracile, pesava solamente 2 chili.

Il padre Ed lavorava come fattorino mentre la madre Blanche come domestica presso una casa di bianchi nella città di Clarksville.

Perché parlo di “bianchi”?

Perché purtroppo siamo in un periodo segnato non solo dalla depressione economica ma anche dalla forte segregazione tra bianchi e neri.

La casetta in legno dei Rudolph infatti si trovava in un area riservata alle residenze dei neri.

Una casa in cui i fratelli maggiori si occupavano dei più piccoli e in particolare di Wilma e della sua cagionevole salute.

La storia di Wilma Rudolph tra morbillo, scarlattina e polmonite

Morbillo, scarlattina e polmonite furono le prime malattie con cui Wilma Rudolph dovette combattere fin dalla nascita.

Siamo negli anni ’40 e queste malattie a differenza di oggi erano molto pericolose, spesso letali.

Ed infatti fu proprio così.

La grave polmonite che attaccò la piccola la portò a un passo dalla morte.

 

Non mi giudicate per i successi ma per le volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi. (Mandela) Click to Tweet

 

Wilma Rudolph riuscì a riprendersi dalla grave malattia ma la sua vita sarebbe stata tutta in salita.

La lotta non era ancora finita, anzi era appena iniziata: sua madre si accorse che qualcosa non andava nel piedino e nella gamba sinistra della piccola.

Il destino della bambina sembrava segnato.

L’intera sua esistenza sembrava essere stata già decisa dalla malattia più temuta del XX secolo.

Wilma Rudolph aveva solo quattro anni quando la poliomielite cominciò a manifestarsi.

La madre di Wilma però non aveva intenzione di accettare incondizionatamente le parole scoraggianti del medico.

 

«Il medico disse a mia madre che non avrei più camminato ma mia madre non ci volle credere e mi disse che sarei guarita. Finii per credere a mia madre» Wilma Rudolph

 

L'incredibile storia di Wilma Rudolph - Apartheid - uym

L’incredibile storia di Wilma Rudolph – Apartheid – uym

La storia di Wilma Rudolph e la lotta contro la malattia

Siamo negli anni 40 e in quel periodo accedere alle cure di un ospedale non era affatto semplice.

Ci troviamo in periodo molto buio per i diritti civili, la forte segregazione razziale era già ben presente e di lì a poco avrebbe preso forma definitivamente l’apartheid.

Nel 1948 diventò persino un sistema legislativo compiuto.

Prova a immaginare le condizioni economico-sociali in cui si trovavano le persone di colore in quegli anni.

La madre di Wilma riuscì a trovare l’unica struttura ospedaliera che si sarebbe presa cura di sua figlia.

Era l’ospedale del college per neri della Fisk University a Nashville, distante 80 km da casa loro.

Sedute nelle ultime file di un autobus, perché solo li potevano sedere le persone di colore, fecero circa 200 viaggi per accedere ai trattamenti necessari per cercare di contrastare la malattia.

Dopo la lunga riabilitazione i medici le applicarono alla gamba un tutore in metallo in modo che il telaio potesse sostenere il peso del corpo.

Nonostante l’insolita andatura dovuta al sostegno di metallo Wilma Rudolph poteva finalmente muoversi da sola.

La sua condizione le impediva di condurre una vita uguale agli altri bambini ma intanto poteva muoversi da sola e poi Wilma Rudolph non aveva intenzione di arrendersi, non voleva  rimanere inerme ad osservare il mondo intorno a lei.

Wilma Rudolph avrebbe fatto di tutto per tornare a camminare.

Quel tutore con il passare degli anni iniziò a diventare parte della sua vita.

Furono 4 lunghissimi anni quelli che la bambina passò con questa struttura di metallo alla gamba.

Poi finalmente all’età di 9 i medici le tolsero quella gabbia sostituendola con una scarpa ortopedica.

Dopo ulteriori due anni anche la scarpa speciale fu messa da parte.

Wilma Rudolph aveva 11 anni quando tornò finalmente a camminare.

Un miracolo ecco cosa sembrava per i medici e per la famiglia.

Ma non era ancora finita, di lì a poco l’incredibile coraggio e perseveranza della ragazza l’avrebbero fatta diventare uno dei personaggi sportivi più famosi di sempre.

 

L'incredibile storia di Wilma Rudolph - La vittoria - uym

L’incredibile storia di Wilma Rudolph – La vittoria – uym

La storia di Wilma Rudolph e le Olimpiadi del 1960

Chi l’avrebbe mai detto che Wilma Rudolph, una bambina malata di poliomielite, avrebbe potuto non solo pensare di partecipare alle Olimpiadi ma anche di vincerle.

A 16 anni vinse a Melbourne la medaglia di bronzo nella staffetta 4×100.

Wilma disse però che il bronzo non luccicava e così alle Olimpiadi di Roma del 1960 puntò più in alto vincendo 3 medaglie d’oro, nei 100 m, nei 200 m e nella staffetta 4×100 m.

La Gazzella nera, così fu soprannominata Wilma Rudolph in Italia, riuscì a registrare due record mondiali e fu la prima ragazza americana a vincere 3 medaglie d’oro in un’unica edizione.

Quella bambina che sarebbe dovuta rimanere invalida per tutta la vita era diventata l’atleta più veloce al mondo.

 

Non so perché corressi così forte. Pensavo solo a correre. (Wilma Rudolph) Click to Tweet

 

Le Olimpiadi di Roma del 1960

 

 

Perché questa storia su Wilma Rudolph?

La storia di Wilma Rudolph è senza ombra di dubbio emozionante.

Nella mia testa due immagini si contrappongono e per questo motivo le trovo incredibilmente stimolanti.

Da una parte vedo la piccola Wilma Rudolph di 4 anni malata di poliomielite nel periodo probabilmente più buio della storia americana, quello della segregazione razziale.

Di fianco l’immagine di lei sul podio, nel pieno della sua giovinezza, sorridente e con 3 medaglie d’oro al collo.

 

Vincere è bellissimo, ma se vuoi veramente fare qualcosa nella tua vita, il segreto è imparare a perdere. Nessuno può essere sempre imbattibile. Se riesci a riprenderti dopo una sconfitta e riesci ad andare avanti e a vincer un’altra volta, un giorno sarai un campione» Wilma Rudolph

 

Per concludere

È una storia che fa riflettere.

Nonostante le incredibili difficoltà che Wilma Rudolph e la sua famiglia si trovarono a fronteggiare non smisero mai di lottare.

Eppure nessuno si sarebbe sorpreso più di tanto se si fossero messi a maledire il destino ingrato e la segregazione razziale.

Avrebbero avuto tutte le motivazioni per sfogare la loro rabbia sulla depressione economica, sulla sfortuna e perché no, sul mondo intero.

Ma non lo fecero perché decisero di lottare, perché ciò che alla fine conta è decidere: puoi lottare con il “coltello tra i denti” e perseguire i tuoi sogni o rinunciarvi e accettare la condizione in cui ti trovi.

È solo una questione di scelta, è sempre una questione di scelta.

 

 

Firma Marco Little UYM

Articolo L’incredibile storia di Wilma Rudolph – Immagine tratta da Google Immagini

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