È possibile non preoccuparsi?

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È possibile non preoccuparsi?

Difficile da mettere in pratica, vero?

Problemi a lavoro, con il partner, qualche contrasto in famiglia, alcuni fraintendimenti con i vicini, problemi a scuola e problemi anche per le situazioni più banali… le motivazioni per preoccuparsi ci sono eccome e non abbiamo altro che l’imbarazzo della scelta.

Cerchiamo di capire insieme cosa significa esattamente preoccuparsi, come mai portiamo avanti questo tipo di atteggiamento e se è davvero utile o meno?

 

Come non preoccuparsi?

Ci può essere di grande aiuto capire il vero significato della parola Preoccuparsi.

Esaminando l’etimologia della parola Pre-Occuparsi veniamo a sapere che deriva dal latino avanti e occupare.

Come avrai capito significa quindi occuparsi di qualcosa prima del tempo.

Da questo punto di vista puoi sicuramente affermare che è per lo meno un po’ strano questo significato.

Come possiamo pre-occuparci di qualcosa?

Vuol dire pre-fare.

Si può fare o non fare qualcosa ma questa sorta di via di mezzo non può esistere.

Preoccuparsi è quindi una parola che viene utilizzata in maniera differente dal suo effettivo significato e viene esattamente usata nell’accezione che tutti ben conosciamo.

 

“L’uomo non sa mai cosa succederà ed è bello che non lo sappia. Se fosse prevedibile, non varrebbe la pena vivere la vita. Se tutto fosse come vuole lui e se tutto fosse una certezza, non sarebbe un uomo, sarebbe una macchina. La certezza e la sicurezza esistono solo per le macchine”. (Osho)

 

Come non preoccuparsi - Anticipare le paure - uym

Come non preoccuparsi – Anticipare le paure – uym

Come non preoccuparsi? – L’errore di anticipare le paure

Se da una parte il preoccuparsi denota senso di responsabilità nel prevedere e voler risolvere un certo problema, cosa succede se diventa un problema ricorrente o peggio uno stato permanente?

Diventa un grosso fardello da portare sempre dietro perché attraverso una proiezione negativa su ciò che deve ancora (forse, chissà, ma anche no) succedere andiamo ad interferire negativamente sul nostro benessere psico-fisico.

Diciamo pure che il preoccuparsi è davvero un pessimo uso che facciamo della nostra immaginazione.

Il nostro bisogno di controllo e sicurezza ci porta anche a prefigurare i peggiori scenari possibili e questo ci porta all’angoscia, quell’angoscia che neppure ci fa chiudere occhio.

A chi non è mai successo?

A tutti, chi più chi meno.

Come ci sentiamo, quali sensazioni proviamo?

Ci alziamo la mattina e anziché aver potuto beneficiare di un buon riposo siamo già stanchi, sia fisicamente che mentalmente perché, se è vero come è vero che la notte non porta consiglio, non solo non abbiamo dormito ma nemmeno trovato soluzioni.

Certo è che se il buongiorno si vede dal mattino le premesse non sono certo delle migliori… e quante altre mattinate ci delizieranno con tale buongiorno?

Questo comportamento è il nostro modo di anticipare, pre-vedere paure e ansie… ma almeno servisse a qualcosa.

Serve sì ma solo ad alzarsi la mattina molto provati.

Inoltre le preoccupazioni hanno la brutta abitudine di aggiungersi, sovrapporsi le une alle altre facendoci finire in spirali dalle quali si esce con grande fatica e non sempre.

Quando le preoccupazioni si accumulano diventa poi difficile distinguere i problemi veri da quelli supposti e quelli urgenti da quelli che non lo sono affatto.

 

 

La preoccupazione è un sottile rivolo di paura che scorre attraverso la mente. Se incoraggiata, scava un canale nel quale tutti gli altri pensieri vi confluiscono. (Arthur Somers Roche) Click to Tweet

 

Preoccuparsi nel 90% del nostro tempo ha senso?

Perché debbo preoccupami nel 90% del mio tempo proiettandomi in un futuro più o meno prossimo?

Perché preoccuparmi di qualcosa che forse, un giorno, potrebbe succedere?

Così facendo mi rimane un ben misero 10% per godere pienamente di ciò che sto vivendo nel presente, qui e ora.

Brutta situazione non credi?

Lo sai dove sta la fregatura?

Siamo convinti che preoccuparsi di qualcosa possa persino aiutarci a risolvere quel problema.

Ma le cose non stanno così.

I problemi si risolvono occupandocene, gestendoli e non certo pre-occupandocene.

Come potremmo mai essere produttivi ed efficienti se i nostri pensieri sono richiamati continuamente da stati emotivi negativi, da ansie e paure?

Il punto è che preoccuparsi non serve a niente.

Una parte di noi ne è anche consapevole e così cerchiamo di scacciare quel pensiero inutile ma non è per niente facile.

“Non devo pensarci!”

“Devo smettere di pensare a quel problema tanto adesso non ho modo di gestirlo”

Ma cosa succede quando ci imponiamo di “non pensare” a qualcosa?

Semplice, andiamo a pensare a ciò che invece cerchiamo di allontanare dai nostri pensieri.

Questo accade perché il nostro cervello, che lavora esclusivamente attraverso le immagini non riesce a rappresentarle in negativo.

“Non devo pensare al problema che ho con il mio collega.”

Cerchiamo quindi di focalizzarci su qualcos’altro, qualcosa che ci distragga, ma quanto dura questo tentativo?

Pochissimo.

Non riusciamo a toglierceli dalla testa e andiamo così a rafforzare proprio quella preoccupazione, quell’ansia, rendendola ancor più assillante.

 

Come non preoccuparsi - Rimandare il problema - uym

Come non preoccuparsi – Rimandare il problema – uym

Come non preoccuparsi? – Affrontare il problema in un secondo momento

E se decidessimo di affrontare quel problema in un secondo momento?

Sì, ecco uno di quei rari casi in cui il rimandare può esserci utile.

Proprio così, possiamo imporci di gestire quel problema in un altro momento, specificando dove e quando.

“Mi occuperò di quel problema sabato mattina a casa.”

Aver deciso consapevolmente di affrontarlo l’indomani ci permette già di occuparcene anziché preoccuparsene.

Abbiamo già fatto un primo passo perché abbiamo deciso di occuparci del problema in un dato momento e luogo, accantonando così momentaneamente il problema ed i pensieri negativi che lo accompagnano.

Così facendo riusciamo a ritrovare quella serenità mentale che ci occorre per affrontare al meglio la giornata.

 

«Sono preoccupato.»

«Preoccupato? Che stupidaggine!»

«Perché?»

«’Pre’ significa ‘prima di’. Io non mi ‘pre-occupo’, io mi ‘occupo’.»

«Non ti capisco, Ami.»

«Non vivere immaginando problemi che non ci sono, né ci saranno. Godi il presente: si deve approfittare completamente della vita, cercando sempre la felicità, invece dell’angoscia. Quando si presenta un problema reale, allora occupatene.»

«Credo che tu abbia ragione, ma…»

«Ti sembrerebbe giusto se fossimo preoccupati pensando che potrebbe venire un’ondata gigantesca ad ingoiarci? Sarebbe stupido non approfittare di questo momento, di questa notte… Osserva quegli uccelli che corrono senza preoccuparsi… Perché perdere questo momento per qualcosa che non esiste?»Enrique Barrios – Ami. Un amico dalle stelle)

 

Preoccupazione: il contenitore di stati d’animo negativi

La preoccupazione è senz’ombra di dubbio il contenitore di stati d’animo negativi e la cosa che maggiormente dovrebbe farci riflettere è che è fine a se stessa.

Facile quindi riuscire a gestire questi momenti?

Niente affatto ma ciò non toglie che preoccuparsi non sia di alcuna utilità.

Per cambiare approccio rispetto alle preoccupazioni esiste un rimedio che pur non essendo semplice da attuare è decisamente facile e immediato: occupiamoci dei problemi, qui e ora.

Basta seguire questa semplice regola per riuscire passo dopo passo ad avere la consapevolezza necessaria per uscire da questi meccanismi mentali sbagliati che ci tolgono serenità.

Ci sono due frasi, che per quanto siano molto schiette, rendono bene l’idea:

1.  Se puoi farci qualcosa non te ne devi preoccupare, ma occupare;
2.  Se invece non puoi farci niente è inutile che te ne occupi; devi conviverci.

Vivi e goditi il momento, qui e ora.

 

Gran parte della mia vita è stata spesa a preoccuparmi di cose che non sono mai accadute. (Mark Twain) Click to Tweet

 

Il giudizio altrui e il passato

Ecco due esempi che tendono a farci preoccupare.

Si tratta del giudizio che gli altri possono avere di noi e degli eventi passati i cui strascichi benché lontani non abbiamo potuto scordare, li abbiamo somatizzati.

Abbiamo somatizzato ciò che gli altri pensano di noi, della nostra capacità di prendere buone o pessime decisioni, della nostra abilità di “sapersi muovere nel mondo”.

Questi giudizi sono particolarmente pericolosi perché tendiamo a farli velocemente nostri.

La prima domanda che ti faccio e questa: il giudizio che gli altri hanno di te tendi a farlo tuo?

E la seconda: ma il tuo che fine ha fatto?

La breve storia che trovi qui sotto è esemplare.

 

Il contadino, il figlio e l’asino

Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto.

Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall’asino ed alleviavano la fatica del percorso.

Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: “Ecco,” dicevano “un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto”.

Il vecchio scese allora giù dall’asino e fece salire al suo posto il figlio suo malgrado.

La folla dei viandanti borbottò: “Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito”.

Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull’asino.

Così sono portati entrambi dall’unico quadrupede: il borbottio dei passanti e l’indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.

Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l’asinello libero.

A quel punto sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: “Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi”.

Allora il padre disse: “Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci”.

 

Come non preoccuparsi? – Fregatene!

Lungo la tua strada troverai sempre persone pronte a giudicarti e non sempre in modo benevolo.

Ogni persona è un mondo a sé ed ognuno ragiona in maniera differente.

Non lasciarti confondere dai giudizi degli altri.

Il mondo è pieno di persone che dispensano consigli non richiesti.

Ecco, lasciateli alle spalle.

Presta invece attenzione a coloro che stimi ma decidi sempre con la tua testa.

Fai ciò che “ritieni giusto” e se anche gli altri ti attaccano avrai sempre la certezza che ciò che hai fatto era ciò che volevi fare.

Per non tornare sulle tue decisioni e per star bene con te stesso esiste una sola ricetta: dai il giusto peso al giudizio altrui ma, alla fine, pensa e decidi con la tua testa, in parole povere: Fregatene.

Non potrai mai fare contenti tutti perché in questo caso uno scontento ci sarà sempre: TU.

 

 

Ci saranno sempre degli Eschimesi pronti a dettar norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura. (S. J. Lec) Click to Tweet

 

 

Come non preoccuparsi - il passato - uym

Come non preoccuparsi – il passato – uym

Il passato che ci portiamo appresso

Possibile preoccuparsi anche di ciò che è già accaduto?

Sembra quasi assurdo ma non lo è.

Riusciamo infatti a rivivere il passato cercando di dare a quel momento specifico, a quella situazione, il finale che avremmo voluto.

Ecco che ci riempiamo la testa con tutti quei “Se avessi fatto, se avessi detto, se mi fossi comportato così…”.

Ecco che nel farlo riviviamo quel momento con tutti gli stati emotivi negativi ad esso associati e ci perdiamo l’attimo presente, l’unico momento in cui possiamo fare effettivamente qualcosa.

Perché dobbiamo rimanere ancorati ai momenti passati se, in quanto tali, non possono essere modificati?

Il passato deve stare al suo posto, dietro di noi e non di fianco.

Non è sbagliato riflettere sul passato per farne tesoro, l’errore sta nel sostituirlo al presente.

 

Il preoccuparsi non ruba mai al domani il suo dispiacere, priva soltanto l'oggi della sua gioia. (Leo Buscaglia) Click to Tweet

 

Esiste una soluzione al problema?

Tutto dovrebbe ruotare attorno a questa domanda.

Se esiste una soluzione allora è inutile perdere tempo a preoccuparsi, possiamo invece rimanere concentrati per capire al meglio come risolvere il problema.

Se invece non esiste una soluzione a quella seccatura allora conviene accettarla, consapevoli che le certezze non fanno parte di questo mondo.

Sì, perché mai, per quanti sforzi si facciano, riusciremo ad avere TUTTO sotto controllo.

Sì, per quanto lo si voglia, non è possibile prevedere ogni dettaglio e ogni possibile conseguenza.

Il “Tutto sotto controllo” è una situazione per nulla duratura e il più delle volte assolutamente momentanea.

E cosa accade quando i nostri piani perfetti, dove ogni elemento si è sapientemente incastrato con l’altro, trovano un intoppo?

Semplice, sprofondiamo nell’insoddisfazione e nell’infelicità per il problema inaspettato.

Ci sarà sempre qualcosa che non andrà secondo i nostri piani, può succedere ogni giorno.

Se non è oggi lo sarà domani.

 

 

Per concludere

Dobbiamo accettare il fatto che qualcuno o qualcosa possa metterci i bastoni fra le ruote, che qualche problema possa farci lo sgambetto.

Se possiamo gestire il problema allora ci concentreremo per risolverlo, in caso contrario lo accetteremo ricordando a noi stessi che l’importante è non perdere di vista il nostro cammino e ciò che vogliamo.

 

Firma Marco Little UYM

Articolo È possibile non preoccuparsi? – Immagini tratte da Pixabay

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